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Consumi: Il Censis registra una crescita del 30%
Le spese per consumi dei nuclei familiari italiani si sono mantenuti stabili per il 44,2% dei casi e sono cresciuti nel 30,1%, mentre appena il 25,7% delle famiglie ha diminuito le proprie spese. Il dato emerge dalla ricerca "Educare alla pianificazione finanziaria" condotta dalla fondazione Censis per il consorzio PattiChiari.
Diminuisce, invece, la capacita' delle famiglie di accantonare quote di reddito per il futuro. "Se per il 6,1% degli intervistati il risparmio aumenta - evidenzia la ricerca - per il 60,6% diminuisce, mentre rimane invariato per il restante 33,3%". "La crisi sta facendo crescere una generazione di persone piu' attente e capaci di reagire, Basti pensare che, mentre in passato di fronte a situazioni di incertezza economica analoghe chi non faceva nulla in particolare, aspettando che qualcun altro si muovesse per lui, era pari al 34,7%, attualmente questa componente di passivi e' scesa al 9%.
Oggi le persone interpellate sembrano aver maturato una capacita' maggiore nella progettualita' e nella gestione delle proprie risorse, a differenza del passato, quando a prevalere erano atteggiamenti inermi di chi non faceva nulla di particolare (34,7%), o al massimo di tipo difensivo come tagliare i consumi (23,7%) o risparmiare di piu' (19,7%)". Significativa poi la percezione dell'andamento generale della vita per gli italiani, che, rispetto agli ultimi sei mesi, ritengono che, nell'ambito della propria famiglia, le cose siano rimaste invariate per il 62,2% del campione, migliorate per il 5% e peggiorate per il 32,8%. Al di fuori della famiglia, sale invece la percezione di peggioramento riguardo all'andamento generale della vita: se si considera l'ambito regionale negli ultimi sei mesi, le cose sono peggiorate per il 64,7% degli intervistati, rimaste invariate per il 31,1% e migliorate per il 4,2%. In ambito nazionale, infine, il dato negativo e' il piu' elevato: il 71,1% del campione pensa che per l'Italia le cose negli ultimi sei mesi siano peggiorate, il 24,2% ritiene siano rimaste uguali, mentre il 4,7% percepisce un miglioramento.