Aziende
Cremonini-Jbs, lo scontro tra i due gruppi non risparmia colpi al vetriolo
Continua senza sosta la battaglia mediatica e giudiziaria tra Cremonini e il gruppo brasiliano Jbs. Oggi a tirare un colpo basso alla Cremonini è Jbs che accusa la società italiana di una mancanza di trasparenza e di una gestione padronale della joint-venture Inalca Jbs. Aggiunge inoltre l’impossibilità di avere accesso a dati aziendali e fare i dovuti controlli e avanzando un possibile dubbio sulla contabilità e sui risultati, di cui si mette in luce l'incongruità e si lascia intravedere che potrebbero essere stati aggiustatì per aumentare il valore di un'opzione di vendita sulla propria quota nella società comune. Insomma per la joint venture Inalca-Jbs sembra che non ci siano possibili di recupero.
“La mancanza – si legge in una nota - di trasparenza nella joint venture è da sempre stato un motivo di difficoltà. Jbs – prosegue la nota - sottolinea di essere “l'unico socio ad avere interessi di lungo periodo nella società e ad accertarsi del suo buon andamento e correttezza nella gestione mentre Cremonini (che ha un'opzione di vendita sulla sua quota del 50%,) inevitabilmente è interessato a perseguire logiche speculative di breve periodo in considerazione della sua probabile imminente uscita dalla compagine sociale”. “In qualità di socio al 50% di Inalca Jbs, è naturale – incalza il gruppo brasiliano - che Jbs debba avere accesso a tutte le informazioni, documenti societari e know how per poter seguire il reale andamento dell'azienda. Invece “viene reso difficile persino l'ingresso nelle aziende del gruppo e Luigi Cremonini, per mezzo di un contratto di consulenza “nullo, opera in azienda come vero e proprio amministratore delegato, gestendo quotidianamente gli affari societari, impartendo ordini e decidendo qualsiasi cosa”.
“In Montana,(formalmente controllata al 100% da InalcaJbs) - sostiene ancora Jbs - non ci sono relazioni con l'Holding Company e tutti i funzionari rispondono direttamente a Vincenzo Cremonini, figlio di Luigi Cremonini e rappresentante del Gruppo Cremonini. L'interferenza e l'ingerenza sulle attività del direttore finanziario (di nomina JBS) e del manager di Internal Audit è tale da non permettere loro di lavorare”.
“A tutt'oggi – precisa ancora Jbs - l'Internal Audit non è di fatto operativo, e quanto al modo con cui viene considerato il direttore finanziario, è sufficiente ricordare che è stato negoziato un finanziamento di InalcaJbs direttamente dal direttore finanziario del Gruppo Cremonini”. Il gruppo brasiliano sottolinea inoltre che Inalca Jbs è al momento priva di un direttore finanziario (figura scelta dai brasiliani): Adrian Lima da Hora, si legge sempre nella nota - la nota, è stato sospeso all'inizio di giugno, successivamente sono stati sospesi anche Ricardo da Silva Meira (il 30 di Luglio) e Vito Macchia, quest'ultimo il 3 di agosto “con la sola colpa di aver operato legittimamente con scelte amministrative e operazionali all'interno del proprio team”. Jbs – termina la nota - ha così deciso di non consolidare nel suo bilancio il secondo trimestre della joint-venture con gli italiani “perchè da un lato, è stato presentato un bilancio con una forte crescita e uno smisurato Ebitda e, d'altro lato, Jbs non ha avuto la possibilità di vedere i documenti e, soprattutto, di capire come sono stati ottenuti certi risultati”.
In particolare tra i tanti dubbi sollevati da Jbs ci sono i risultati di Marr Russia che nel primo semestre del 2009 aveva fatturato 69 milioni di euro con un ebitda di 1,6 milioni e nello stesso periodo di quest'anno ha visto scendere i ricavi a circa 57 milioni e salire l'ebitda a 2,9. Insomma per Jbs è “molto strano” che “ad una forte diminuzione di fatturato è corrisposto quasi un raddoppio di ebitda”. “In tale situazione - aggiunge ancora la nota - come questa e mancando le informazioni necessarie non è stato possibile approvare il bilancio del secondo trimestre di Inalca Jbs”. Tra le richieste di Jbs, che nega di aver violato gli obblighi di non concorrenza con Cremonini, c'è stata quella di «un full audit del primo trimestre 2010 per poter essere sicuri che tutti i calcoli, inventari, estratti bancari, vendite, fatture, contabilità fornitori ecc. siano reali». Per Jbs “è infatti molto strano che una società in un determinato momento di crisi possa raddoppiare l'ebitda”.