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Extravergine italiano a “cinque stelle” grazie anche alla tecnologia di estrazione del prodotto
Oli extra vergine di oliva italiani a “cinque stelle” con patente di alta qualità per profili sensoriali e aspetti salutistici. il primato lo si deve alla piattaforma varietale tipica del sistema olivicolo nazionale unita all’organizzazione logistica degli impianti di trasformazione delle olive, capillare e tecnologicamente avanzata, che permette di ottenere prodotti di qualità superiore rispetto al resto del mondo. E’ quanto viene evidenziato a Fermo al convegno inaugurale di Enoliexpo Adriatica, fiera della tecnologia olearia e vitivinicola, organizzato da Coldiretti Marche ed Unaprol, consorzio olivicolo italiano, con la collaborazione dell'associazione Pandolea, l'associazione delle donne dell'olio, sul tema “un’olivicoltura competitiva: tra ricerca e innovazione”.
Sulla base di studi condotti negli ultimi cinque anni da Unaprol in collaborazione con i centri di ricerca nazionali delle Università di Perugia e di Pisa, emerge il forte legame tra i composti responsabili dell’aroma dell’olio con le cultivar e le zone di produzione. “In pratica – afferma il prof. Maurizio Servili, dell’università di Purugia - le peculiarità sensoriali di alcuni oli nazionali possono essere considerate di fatto uniche e difficilmente riproducibili in altre zone olivicole mondiali per il loro alto contenuto in acido oleico e la presenza di composti fenolici come l’α-tocoferolo e lo squalene”.
Nel riferirsi a più di 5000 campioni di oli certificati Italiani di qualità, analizzati negli ultimi 5 anni da Unaprol in collaborazione all’Università di Perugia, si osserva come la maggior parte degli oli presenti valori di acido oleico maggiori del 70% con una mediana dei dati che si attesta al 75,6%; a livello di piattaforma produttiva mondiale, la forbice, invece, oscilla tra il 47% e l’82% della composizione acidica totale. Il contenuto in composti fenolici degli oli italiani analizzato è superiore a 300 mg/Kg con una mediana collocata a 452 mg/Kg; a livello mondiale, invece, può oscillare tra da 40 mg/Kg a più di 1200 mg/Kg. Per l’olio italiano, inoltre, il valore della mediana per l’α-tocoferolo è collocato a 209 mg/Kg., mentre la forbice a livello mondiale può oscillare con valori compresi tra 20mg/Kg e 750 mg/kg.
L’altro primato del made in Italy viene rappresentato dalla tecnologia olearia del nostro Paese rispetto al resto del mondo. L’olio extravergine di oliva di qualità non è l’unico prodotto che può essere ottenuto dal frutto dell’olivo. Negli ultimi sei anni di attività Unaprol, in collaborazione con strutture di ricerca delle Università di Perugia e di Teramo, ha promosso la definizione di nuovi approcci relativi all’utilizzo dei co-prodotti dell’estrazioni meccanica degli oli vergini di oliva volti ad una loro più adeguata valorizzazione. Il frutto dell’oliva al momento viene utilizzato in modo parziale rispetto alle sue potenzialità. L’olio, estratto meccanicamente dal frutto, rappresenta solo una parte marginale dell’intera materia prima oliva, collocandosi in termini percentuali tra 8% ed il 20% del peso del frutto. Più dell’80% del frutto dell’oliva si trasforma, al momento in sottoprodotti non valorizzati economicamente dal sistema.
“L’aumento della redditività della filiera olivicola nazionale - ha riferito il presidente David Granieri può passare, grazie anche agli studi sostenuti dal contributo di Unaprol che negli ultimi tre anni ha investito nella ricerca scientifica oltre un milione di euro, attraverso un più razionale e completo utilizzo dell’oliva generando nuove opportunità economiche nella filiera e nell'indotto ad essa collegato".
Al termine dell'evento di Fermo, per i partecipanti al convegno, degustazione guidata da parte di Marcella Cipriani, agronomo e referente per l'Abruzzo dell'associazione Pandolea oli extra vergine di oliva della filiera olivicola marchigiana.