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L'olio italiano è a “cinque stelle”. Biodiversità, α-tocoferolo e squalene il segreto di un successo
L’olivicoltura italiana è il punto di riferimento mondiale per l’alta qualità. Tutti cercano di imitarla e ad essa si ispirano le diverse olivicolture in tutto il mondo. Il suo successo risiede nella molteplicità di espressioni organolettiche che conferiscono al prodotto locale una tipicità unica e spesso irripetibile.
Nel panorama dell’offerta mondiale di oli di qualità, quelli italiani sono definiti extra vergine di oliva a “cinque stelle” con patente di alta qualità per profili sensoriali e aspetti salutistici. Il primato lo si deve alla piattaforma varietale tipica del sistema olivicolo nazionale unita all’organizzazione logistica degli impianti di trasformazione delle olive, capillare e tecnologicamente avanzata, che permette di ottenere prodotti di qualità superiore rispetto al resto del mondo. Sulla base di studi condotti negli ultimi cinque anni da Unaprol in collaborazione con i centri di ricerca nazionali delle Università di Perugia e di Pisa, emerge il forte legame dei composti responsabili dell’aroma dell’olio con le cultivar e le zone di produzione. In pratica le peculiarità sensoriali di alcuni oli nazionali possono essere considerate di fatto uniche e difficilmente riproducibili in altre zone olivicole mondiali per il loro alto contenuto in acido oleico e la presenza di composti fenolici come l’α-tocoferolo e lo squalene.
E’ quanto viene ribadito a Verona da Unaprol al convegno inaugurale di Sol&Agrifood in occasione del 49° Vinitaly. Negli ultimi 5 anni, dalle analisi di oltre 500 campioni, effettuate da Unaprol in collaborazione all’Università di Perugia, emerge che la maggior parte degli oli presenta valori di acido oleico maggiori del 70% con una mediana dei dati che si attesta al 75,6%; a livello di piattaforma produttiva mondiale, la forbice, invece, oscilla tra il 47% e l’82% della composizione acidica totale. Il contenuto in composti fenolici degli oli italiani analizzato è superiore a 300 mg/Kg con una mediana collocata a 452 mg/Kg; a livello mondiale, invece, può oscillare tra da 40 mg/Kg a più di 1200 mg/Kg. Per l’olio italiano, inoltre, il valore della mediana per l’α-tocoferolo è collocato a 209 mg/Kg., mentre la forbice a livello mondiale può oscillare con valori compresi tra 20mg/Kg e 750 mg/kg.
Per questa sua biodiversità l’Italia detiene una posizione leader di mercato in molti Paesi; soprattutto in quelli dove ha svolto campagne di promozione dell’alta qualità italiana. Per quanto riguarda le quote di mercato, nel 2014 l’Italia risulta leader di mercato negli Usa con il 47%, In Austria con il 44%. In Canada il made in Italy vale il 70% del mercato, in Corea il made in Italy è al secondo posto con il 19% del mercato, ma con un + 43% rispetto al 2013. Secondo posto in Giappone con una quota del 42%, ma al primo posto per valore del prodotto importato. Primo posto per quantità 74% e valore ad Hong Kong. In Russia l’olio italiano rappresenta il 29% del mercato e segna un +33% rispetto al 2013. Secondo posto in India nel primo semestre 2014 con una quota di mercato pari al 25%. Italia leader anche aSingapore con il 43% del mercato ed una progressione pari al 13% rispetto al 2013.