Il Prodotto
La produzione di pomodoro è in aumento di circa il 10 per cento
Nella campagna 2015 la produzione di pomodoro, nel nostro Paese, ha registrato un incremento di circa il 10%, passando dai 4,9 milioni di tonnellate del 2014 ai 5,4 milioni di tonnellate di pomodoro trasformato quest’anno. Lo rilevano i dati sulla raccolta 2015-2016 elaborati dall’Anicav, la maggiore associazione di rappresentanza delle industrie conserviere con 110 aziende associate in 12 regioni.
L’Italia è il terzo trasformatore mondiale di pomodoro dopo gli Usa e la Cina - che con 5,6 milioni di tonnellate nel 2015 ha ridotto le quantità trasformate dopo la parentesi positiva del 2014 - e rappresenta il 13% della produzione mondiale (circa 41,3 milioni di tonnellate) e il 48% del trasformato UE, con un fatturato totale di oltre 3 miliardi di euro.
Su un totale di circa 73.000 ettari messi a coltura, principalmente nelle province di Foggia, Caserta e Potenza, al Centro Sud, e nelle province di Piacenza, Ferrara e Parma, al Nord, poco più della metà del pomodoro ̶ 2,72 milioni di tonnellate ̶ è stata trasformata nel bacino del Centro Sud e il restante ̶ 2,68 milioni di tonnellate ̶ nel Distretto del Nord Italia. Le sole aziende associate all’Anicav hanno lavorato circa il 50% di tutto il pomodoro trasformato in Italia, rappresentando oltre i 2/3 della produzione delle industrie private di trasformazione italiane.
Con un valore di circa 800 milioni di euro, nel primo semestre 2015, anche l’export dei derivati del pomodoro- si segnala inoltre in una nota- continua a crescere, facendo registrare il segno positivo sia in valore che in volume per tutti i derivati, con un aumento complessivo del 5,8% in volume e 8,7% in valore, rispetto ai primi sei mesi dell’anno precedente.
Lo rilevano i dati Istat sull’export del I semestre 2015, secondo cui il pelato, intero e non intero, rappresenta il 48,3% di tutto l’export dei derivati del pomodoro, confermandosi il prodotto più amato all’estero.
Oltre confine, aumenta anche la passione per i pomodori non pelati, interi e non interi, che rappresentano il 16,7% dell’export complessivo (+17% in volume e +13,2% in valore rispetto al 2014) e per la passata (16,5%), per cui si registra un aumento del 9,4% in volume e del 15% in valore.