Aziende
Parmalat, pronta la lista dei fondi esteri per il rinnovo del Cda
L’azienda dovrebbe essere affidata all'ex numero uno del Sanpaolo Imi, Rainer Masera, indicato come presidente, e Massimo Rossi, l'ex amministratore delegato della Swedish Match candidato a sostituire Enrico Bondi
I giochi sembrano fatti su Parmalat. Ancora qualche giorno e la lista dei fondi esteri (Mackenzie, Skagen, e Zenit, 15,3% del capitale) per il nuovo Consiglio di amministrazione (Cda) del gruppo alimentare di Collecchio sarà probabilmente ufficializzata o quantomeno nota agli addetti ai lavori.
L’azienda dovrebbe essere affidata all'ex numero uno del Sanpaolo Imi, Rainer Masera, indicato come presidente, e Massimo Rossi, l'ex amministratore delegato della Swedish Match candidato a sostituire Enrico Bondi come amministratore delegato. Tra i protagonisti del nuovo assetto figurano esserci, secondo prime indiscrezioni, Dario Trevisan, già rappresentante dei fondi internazionali alle assemblee del gruppo di Collecchio e di altre società quotate, come Mediobanca. Sembrano esserci nella lista inoltre l'ex presidente del consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo, Enrico Salza e altre figure di esperienza internazionale come l'olandese Joan Priem, consigliere dell'azienda alimentare Royal Firesland Campina e Luca Caruso, partner di Bain Company, e di Marco Pinciroli.
In ogni caso, in vista dell’assemblea di aprile, la lista sarà completata in anticipo rispetto al termine del 18 marzo. La cordata Mackenzie, Skagen, e Zenit ha l’obiettivo di sostituire, da quanto è trapelato, Enrico Bondi e di indicare in totale undici nomi per il board con l'obiettivo tuttavia di farne passare in assemblea nove per far posto ai due rappresentati della lista di minoranza di Assogestioni.
Allo stempo svanita la possibilità di una cordata italiana guidata dal fondo Charme della famiglia Montezemolo, la Banca Leonardo di Gerardo Braggiotti risulta intenzionata a promuovere l'idea di una possibile futura alleanza con la brasiliana Lacteos. Non si esclude inoltre un’entrata in campo della francese Lactalis finalizzata a giocarsi la partita che tiene al centro un tesoretto di 1,4 miliardi di euro, raccolto da Bondi con le transazioni con le banche coinvolte nel crac di Calisto Tanzi.
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