Il Prodotto
Parmigiano Reggiano, ecco i tratti distintivi del 2013
Calo della produzione (-0,85%) e delle giacenze (-4,3%), tenuta dei consumi interni, export ancora in forte crescita (+5%), quotazioni in lieve flessione su base annua (8,74 euro al chilogrammo: -4,12%) e in "netta ripresa" negli ultimi cinque mesi (9,05 euro a dicembre e punte di 9,40 nell'avvio di anno in corso): sono i tratti distintivi del 2013 targato Parmigiano Reggiano, la cui filiera "nel corso dell'anno ha superato pressoche' interamente anche le drammatiche conseguenze del terremoto del 2012", sottolinea il Consorzio, che ha presentato il consuntivo dell'anno appena trascorso e le aspettative per l'immediato futuro.
Sul fronte dei consumi, il dato e' stabile (+0,2%) nonostante il calo (-1%) registrato nella grande distribuzione. Questo andamento, infatti, "e' stato ampiamente compensato dalle vendite dirette nei caseifici, un fenomeno- spiega il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai- sviluppatosi a seguito del sisma" grazie alla gara di solidarieta' nei confronti dei produttori danneggiati: anche nel 2013 questa voce ha registrato una crescita tra il 25% ed il 30%, spiega il Consorzio, perche' un consumatore su tre ha continuato a rivolgersi ai caseifici anche in seguito. Restando in tema terremoto, il Consorzio ricorda che i danni prodotti ammontano ad oltre 100 milioni di euro. Solo in parte compensati, al momento, dalle iniziative di solidarieta' (chiuse a quota 1,992 milioni di euro) e dal contributo straordinario deciso dall'assemblea dei caseifici (3,624 milioni erogati come prima tranche). In ogni caso, "nessun caseificio ha dovuto cessare l'attivita' a causa del terremoto", sottolinea il direttore del Consorzio, Riccardo Deserti. Per qualcuno, pero', ai danni del sisma si sono appena aggiunti quelli provocati dall'esondazione del Secchia.
E' il caso del caseificio Albalat ad Albareto di Modena: "La sfortuna ci vede benissimo. Il magazzino, che crollo' per il sisma- racconta Alai- ora si e' allagato". Al netto di episodi come questo, per il Consorzio "il barometro volge al bello" e a far ben sperare, in particolare, e' l'andamento delle esportazioni. Nel 2013 la quota di prodotto destinato all'estero e' salita al 34%, raddoppiando in cinque anni: forte di questi dati, il Consorzio punta a toccare il 50% nel 2020. Ai vertici della classifica restano la Francia (19%), il Regno Unito (17,1%), la Germania (16,9%) e gli Usa (16,5%). Ancora modeste le vendite in altri Paesi che, pero', mostrano crescite percentualmente molto rilevanti: Brasile (+130%), Indonesia (+140%), Arabia Saudita (+93%), Kuwait (+30%), Messico (+25%), India (+19%), Russia (+16%), Corea del Sud (+16%). Si parla di quantita' esigue, ad esempio 13.000 forme all'anno in Cina, ma i prezzi spesso salgono alle stelle. All'estero si va dai 25 euro in su, con punte emblematiche: 110 euro al chilo per il Parmiggiano Reggiano venduto da una catena che si affaccia sulla piazza Rossa di Mosca. E' in questo contesto che il Consorzio si prepara all'Expo di Milano 2015: "Vogliamo esserci e ci stiamo interessando", spiega Alai. Avere l'Expo "a mezz'ora di treno e' un'opportunita' di incoming territoriale straordinaria", aggiunge il presidente, che immagina dunque di portare i visitatori direttamente nelle zone di produzione del Parmigiano. Nel frattempo, "oggi il nostro primo obiettivo e' dare stabilita' ai redditi dei produttori e da questo punto di vista- aggiunge Alai- riteniamo che proprio il 2013 sia stato un anno di svolta per il Parmigiano Reggiano".
Ha funzionato il "Piano di regolazione dell'offerta" che lega i 3.500 allevatori ad un governo della produzione che "ne sancisce un piu' diretto legame con il territorio ed il mercato", afferma il presidente: in particolare, sono 3,250 milioni le forme previste per il 2014 (29.000 in meno rispetto al 2013). Chi dovesse produrre piu' latte del previsto, e' tenuto a versare piu' soldi per far si' che la produzione in eccesso venga canalizzata su mercati nuovi. Mentre si parla tanto delle aziende che lasciano l'Italia o minacciano di farlo, "passa in sordina- commenta Deserti- che i produttori di una filiera cosi' importante decidano di legarsi ancora di piu' al proprio territorio". In un quadro positivo, la nota dolente c'e' e riguarda frodi e tentativi di imitazione. Nel 2013, il Consorzio ha effettuato una vigilanza diretta su 981 imprese e 1.764 punti vendita, un migliaio dei quali all'estero. Inoltre, il marchio e' stato registrato anche in Cina e Russia. "Dalle fiere e dai consumatori", spiega pero' Alai, "regolarmente ci vengono fatte segnalazioni". Nel 2013, ad esempio, ad una fiera di Colonia c'era chi vendeva il solito "Parmesan": prodotto sequestrato e stand chiuso dopo due ore dall'apertura. In Spagna, invece, il Consorzio ha ottenuto il ritiro del "Queso Parmesano". In Russia c'e' chi ha tentato di contraffare anche il logo dell'Ue pur di convincere i consumatori. Con un produttore canadese, invece, il Consorzio ha ottenuto qualcosa di meglio del ritiro, siglando una convenzione per l'uso di vero formaggio italiano. In Olanda sono, poi, state scovate forme troppo piccole per essere vere: appena due chili. L'oscar, pero', va ad un furbetto francese: il "suo" Parmigiano era perfino "di latte di bufala". Del resto, la lotta contro questi fenomeni "e' un po' come quella tra doping e antidoping", chiosa Deserti.
Gli stanziamenti per il 2014
Investimenti per 13,7 mln di euro, equamente divisi su Italia ed estero, per la valorizzazione e il sostegno del prodotto sui mercati. E' quanto mettera' in campo per il 2014 il Consorzio del Parmigiano Reggiano. Specifici progetti - con un ulteriore investimento per quasi 1 milione di euro - saranno portati avanti con gli esportatori, la GDO e sul canale horeca. Buona parte del bilancio del Consorzio (complessivamente 22,9 milioni) sara' poi assorbita dalle attivita' di controllo e vigilanza. Nel 2013 sono state controllate 3.500.000 forme nei caseifici, cui si sono aggiunti i controlli effettuati all'interno degli esercizi commerciali: coinvolti complessivamente 1.748 punti di vendita