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Vino, i super cru si vendono al metro come la seta

La crisi si fa sentire anche sul valore di mercato dei vigneti italiani. Con diverse eccezioni, naturalmente, ma in genere il prezzo ad ettaro è diminuito di diversi punti percentuali negli ultimi tre anni. E quello che forse è il dato più preoccupante è la totale assenza di transazioni. Da un’indagine di Confagricoltura condotta tra i suoi associati in tutte le regioni italiane emergono in maniera evidente quotazioni e situazioni completamente diverse tra le zone più vocate e quelle che più faticosamente hanno cercato di affermarsi sul panorama enologico nazionale.

Così si passa tranquillamente dai 30-50 mila euro ad ettaro (con un calo del 50% rispetto al 2008) della Basilicata, dai 30 mila- 45 mila della Puglia e dai 50 mila euro delle Doc laziali (dove c’è stato un abbandono della produzione del 20%), ai 600-700 mila euro del Barolo, ai 400-500 della zona di Bogheri in Toscana, fino ai 400 mila euro della Franciacorta e ai 300-500 mila del Prosecco, che con le loro bollicine non conoscono la parola crisi. Per arrivare a 1 milione di euro per un ettaro del raro Cartizze (in tutto cento ettari nel comune di Valdobbiadene, in provincia di Treviso).

Situazione a macchia di leopardo in Sicilia, dove i vigneti quotano da 20 mila a 70 mila euro ad ettaro, con la zona dell’Etna in testa alla classifica, ultima ad essere stata valorizzata, ma in grande auge. Stessa cosa in Abruzzo dove la Docg più pregiata, Colline Teramane, arriva a quotazioni che sfiorano anche i 100 mila euro; tiene la zona di Loreto Prutino, mentre nel resto della regione ci sono prezzi molto bassi. Andamento altalenante per il Chianti toscano, le cui quotazioni sono scese fortemente negli ultimi tre anni e che ora oscillano tra 70 e i 130 mila euro ad ettaro.

Cinquanta, 70 mila euro per un ettaro del famoso Sagrantino in Umbria, che tiene il prezzo, pur con un leggero calo, 90-95 per un ettaro di Verdicchio nelle Marche (in crescita), 90 per il Rosso Conero, piccola nicchia di grande qualità sempre nella stessa regione.

E’ completamente fermo il mercato in Sardegna, dove il prezzo medio è 40.000 euro, con l’unica eccezione del Vermentino Doc, che spunta 50-60 mila euro. Così come quello della Calabria dove il Cirò quota 60-70 mila euro, il resto 40-50.

Ma tutto sulla carta - dicono i produttori di Confagricoltura - tutti d’accordo, dal Nord al Sud della penisola, perché dove i prezzi scendono nessuno compra, e dove salgono nessuno vende. Un po’ quello che sta accadendo nel mercato immobiliare dove è vero che i prezzi sono diminuiti, ma se vuoi acquistare una casa a Piazza di Spagna a Roma o a via della Spiga a Milano, la devi pagare a peso d’oro.”

Così si sta diffondendo un nuovo fenomeno: la vendita del marchio, dove il prezzo di un’azienda non dipende più solamente dalle quotazioni del vigneto in quella zona, ma dalla sua storicità, dalla qualità dei vini, dalla cantina e così via. E’ quello che sta succedendo nel Brunello e nella zona dell’Amarone, dove i prezzi sono rispettivamente in media di 350-400 euro e 500 mila, ma dove le poche transazioni avvengono sulla base di parametri completamente diversi.

Tengono bene i prezzi dei vigneti del Soave, in Veneto (300 mila euro ad ettaro), del Friuli Venezia Giulia (70-80 mila euro nei terreni di pianura, 100-150 mila nel Collio), della zona del Morellino, nella Maremma toscana (150-200 mila), dell’Asti (70-100 mila), del Lambrusco (100 mila). Stabile anche la Campania con quotazioni tra i 50 e i 75 mila euro per le Docg della provincia di Avellino, 30 mila euro nel Beneventano e 20 mila nel resto del territorio.

Si vendono al metro, come la seta, i vigneti del Trentino e dell’Alto Adige dove la terra, e la vite, sono beni preziosi, tanto da costare nel primo caso 20-40 euro al metro quadro (50 nella zona delle famose bollicine), tra i 60 e i 90 nel secondo.

in data:01/10/2011

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