Organizzazioni Agricole
Inflazione, la diminuzione dei prezzi sui campi non aiuta i consumatori
L'inflazione in aumento a gennaio. Il costo della vita, informa l'Istat confermando la stima flash, e' salito dello 0,1% su base mensile e dell'1,3% rispetto a un anno prima (+1,1% a dicembre). L'istituto di statistica ha invece rivisto il dato sull'indice armonizzato Ue che a gennaio e' risultato in calo dell'1,5% rispetto a dicembre (-1,4% la stima flash) per un aumento tendenziale dell'1,3% (+1,4% la stima flash). I prezzi dei prodotti agricoli in campagna - commenta Coldiretti - si sono ridotti del 6,1 per cento con cali record per i vini che perdono il 13,9 per cento, seguiti dalla frutta fresca e secca (-12,5 per cento), dagli ortaggi e legumi (-9,1 per cento), dai cereali (-3,9 per cento). Allo stesso tempo segnala l' analisi dell'organizzazione agricola i prezzi dei beni acquistati ad alta frequenza, ovvero quelli della spesa di tutti i giorni, secondo l’Istat sono aumentati del 2,5 per cento su base annua anche per effetto della crescita dello 0,3 per cento degli alimentari. Un aumento su base annuale che - sottolinea la Coldiretti - si è verificato nonostante il fatto che nello stesso arco di tempo i prodotti vegetali hanno registrato alla produzione agricola una flessione del 9,6 per cento nelle quotazioni mentre per le attività di allevamento la riduzione è stata del 2,2 per cento. Per questi ultimi si registra una contrazione del 20,3 per cento per i volatili, seguita dai ribassi delle quotazioni dei bovini (-2,5 per cento) mentre risultano stazionarie le quotazioni dei suini ed in leggero aumento i prezzi di ovini e caprini (+1,9 per cento). I consumatori italiani - continua la Coldiretti - non hanno potuto beneficiare della forte riduzione dei prezzi agricoli, che rischia invece di provocare l'abbandono delle campagne, a causa delle inefficienze e delle speculazioni lungo la filiera agroalimentare. Pochi centesimi pagati agli agricoltori nei campi diventano euro al consumo con il risultato di un aumento della forbice nel passaggio dei prodotti dal campo alla tavola durante il quale - sostiene la Coldiretti - i prezzi degli alimenti moltiplicano oggi in media cinque volte. Si tratta - conclude la Coldiretti - di un forte ostacolo alla ripresa economica in un Paese dove quasi un euro su quattro si spende per la tavola con gli acquisti di alimentari e bevande che ammontano complessivamente a 215 miliardi di euro all'anno (dei quali 144 a casa e 71 per mangiare fuori), con l'agroalimentare che svolge peraltro una funzione da traino per l'intero Made in Italy all'estero. La caduta verticale dei prezzi sui campi - spiega la Cia - frena ancora una volta la corsa degli alimentari al dettaglio e permette una ripresa, seppur lieve (piu' 0,6 per cento) dei consumi. Il crollo delle quotazioni alla produzione agricola (meno 13,5 per cento nel 2009) hanno cosi' - continua l'organizzazione agricola - contribuito a contenere l'inflazione, ma questo ha avuto riflessi fortemente negativi per i produttori agricoli che -sottolinea la Cia- hanno visto una discesa record dei redditi (meno 25,3 per cento lo scorso anno), determinata anche dalla crescita incessante dei costi produttivi, contributivi e burocratici. La Cia fa notare che risultano in forte calo le quotazioni all'origine per i vini (meno 15,8 per cento), per la frutta (meno 15 per cento), per i cereali (meno 10,6 per cento, con punte del 20-30 per cento per il grano duro), per gli oli di oliva (meno 8,4 per cento), per gli avicoli (14,4 per cento), per i suini (meno 7,9 per cento), per i lattiero-caseari (meno 4,9 per cento), per i bovini (meno 0,8 per cento) e gli ovicaprini (meno 0,4 per cento). Il calo dei prezzi agricoli alla produzione -rileva la Cia- oltre a bloccare molti listini sugli scaffali, ha trascinato al ribasso anche diversi prodotti al dettaglio. Tra questi, la frutta, che segna una flessione tendenziale dell'1,1 per cento, il latte, i formaggi e le uova, che calano sugli scaffali dello 0,6 per cento, gli oli e i grassi, che segnano, addirittura, una flessione del 3,2 per cento. Incrementi marginali si hanno, invece, per il pane e altri derivati dei cereali (piu' 0,1 per cento)