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Bilancia commerciale con il segno meno per l'agroalimentare

In quindici anni il deficit del settore secondo il Rapporto Italia 2011 dell'Eurispes è di 69 miliardi di euro pari a 149 milioni di tonnellate di merci

Un biliancio commerciale non proprio positivo. Il deficit economico del settore agroalimentare in quindici anni è stato di 69 miliardi di euro pari a 149 milioni di tonnellate di merci. A rilevarlo è l'Eurispes nel Rapporto Italia 2011 riferito al periodo 1995- 2009 e sulla base del dato che l'Italia, nel periodo di studio,  ha importato dal resto del Mondo 384,9 milioni di tonnellate di prodotti agroalimentari, con un controvalore economico di 333,7 miliardi di euro e ne ha esportati 235,7 mln di tonnellate, per un valore di 265,6 miliardi di euro

Nel particolare lo studio presentato evidenzia una netta differenziazione tra il  dato economico e quello quantitativo. Nel periodo interessato, il deficit commerciale ha registrato una tendenziale diminuzione, passando da 5,2 miliardi di euro nel 1995, a 3,9 miliardi di euro nel 2009 (-33,2%). L'export dei prodotti agroalimentari è, infatti, cresciuto costantemente tra il 1995 e il 2008, ad un tasso medio annuo del 5,3% (complessivamente +97%), per poi diminuire del 6,6% tra il 2008 e il 2009.

Allo stesso tempo - si legge in una nota - Il valore delle importazioni è aumentato in misura inferiore rispetto al valore delle esportazioni (complessivamente +64,6% tra il 1995 e il 2008, +3,9% su base annua), mentre nel 2009 ha registrato una maggiore flessione rispetto alle esportazioni (-7,5%). Il deficit commerciale è invece tendenzialmente peggiorato in termini quantitativi, passando da 7,2 a 12,8 milioni di tonnellate di merci tra il 1995 e il 2009 (+77,6%), con un aumento del 43,8% delle importazioni (da 20,6 a 29,7 milioni di tonnellate di
merci) e del 25,6% delle esportazioni (da 13,4 a 16,8 milioni di tonnellate di merci).

Va ricordato inoltre che l’Italia, esporta prevalentemente prodotti delle industrie alimentari e delle bevande, il cui valore in termini economici, incide per oltre il 50% sul valore complessivo delle esportazioni dell’Italia nel Mondo (57,5% nel 2009), mentre l’incidenza dei prodotti agroalimentari non lavorati è notevolmente inferiore. Nel 2009 il valore delle esportazioni di prodotti del regno vegetale è stato pari a 5,1 miliardi di euro (+43,2% rispetto al 1995), con un’incidenza del 22% sul valore complessivo delle esportazioni (28,2% nel 1995); il valore delle esportazioni di animali vivi e dei prodotti del regno animale è stato pari a 3,4 miliardi di euro, con un’incidenza del 14,7% sul valore complessivo delle esportazioni (12,8% nel 1995). Al contrario, i flussi commerciali relativi alle importazioni italiane di prodotti agroalimentari, rilevano un più elevato contributo, in termini economici ma soprattutto quantitativi, di materie prime non lavorate rispetto a prodotti dell’industria alimentare.

Nel 2009 il valore delle importazioni di animali vivi e prodotti del regno animale è stato, pari a 11,1 miliardi di euro (40,9% del totale), con un corrispettivo di 5,8 milioni di tonnellate di merci (19,6% del totale), mentre il valore delle importazioni di prodotti del regno vegetale è stato pari a 7,1 miliardi di euro

La combinazione tra esportazioni incentrate prevalentemente sul commercio di prodotti delle industrie alimentari ed importazioni incentrate prevalentemente sul commercio di materie prime non lavorate, unitariamente al più alto valore economico delle preparazioni di prodotto rispetto alle materie prime, contribuisce in maniera significativa al divario tra deficit commerciale in valore e deficit commerciale in quantità del settore agroalimentare italiano. Il surplus del commercio estero di prodotti delle industrie alimentari e bevande è cresciuto, tra il 1995 e il 2009, da 3,4 a 6,8 miliardi di euro (+98%), compensando l’aumento del deficit commerciale registrato dagli altri comparti merceologici. In termini di quantità, il più alto tasso di crescita è stato, viceversa, registrato dal deficit della bilancia commerciale dei prodotti del regno vegetale, che nel 2009 è stato di 11 milioni di tonnellate (+62,7% rispetto ai 6,7 milioni di tonnellate del 1995), dai grassi e oli animali e vegetali e dagli animali vivi e dai prodotti del regno animale (da 4,2 a 4,7 milioni di tonnellate di merci, +11,4%). L’aumento del deficit per questi tre comparti merceologici è stato solo in parte compensato dal miglioramento del surplus dei prodotti delle industrie alimentari e bevande (da 4,3 a 4,9 milioni di tonnellate di merci), determinando il peggioramento significativo del deficit commerciale dell’intero settore agroalimentare.

Un capitolo a parte spetta poi alla contraffazione. L’Italian sounding - spiega la ricerca dell'Eurispes -  rappresenta la forma più diffusa e nota di contraffazione e falso Made in Italy nel settore agroalimentare. Sempre più spesso, la pirateria agroalimentare internazionale utilizza, infatti, denominazioni geografiche, marchi, parole, immagini, slogan e ricette che si richiamano all’Italia per pubblicizzare e commercializzare prodotti che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale. Siamo di fronte a un inganno globale per i consumatori che causa enormi danni economici e di immagine alla produzione e all’esportazione italiana di prodotti agroalimentari. Gli effetti economici diretti dell’Italian sounding sulle esportazioni di prodotti agroalimentari realmente Made in Italy, si traducono, inevitabilmente, in effetti indiretti sulla bilancia commerciale, in costante deficit nell’ultimo decennio (3,9 miliardi di euro nel 2009).

Per giungere ad un pareggio della bilancia commerciale del settore agroalimentare italiano, ad importazioni invariate, sarebbe sufficiente recuperare quote di mercato estero per un controvalore economico pari al 6,5% dell’attuale volume d’affari dell’Italian sounding. Un tale recupero avrebbe, viceversa, assicurato un surplus della bilancia commerciale, con effetti positivi sul Pil del comparto agroalimentare e dell’intero sistema Paese.

Con riferimento ai sequestri effettuati dai Reparti del Corpo della Gurdia di Finanza nel settore del contrasto alla contraffazione di generi alimentari, nel periodo 1° gennaio 2009-31 agosto 2010, sono state sequestrate circa 18,8 tonnellate di prodotti di varia natura, di cui: 18.481 Kg alimentari, 292 Kg prodotti di pasticceria, 38 Kg salumi. Per quanto concerne, invece, i sequestri effettuati nell’ambito del contrasto alle sofisticazioni di prodotti alimentari e agricoli, sono stati condotti complessivamente 58 interventi, riscontrando 64 violazioni e verbalizzando 73 soggetti, di cui 43 denunciati a piede libero. Per entrambe le annualità si conferma, con circa il 98%, la netta prevalenza di sequestri di frutta e vegetali, per un totale di prodotti alimentari sofisticati pari ad oltre 842 tonnellate. Per quanto concerne i prodotti, la cui natura impone una rendicontazione statistica in litri, nell’anno 2009 la quasi totalità di sequestri o consumi in frode, a causa della loro adulterazione, è costituita dai vini e spumanti (300.417 litri). Per quanto attiene alle attività di servizio che hanno portato al sequestro di generi alimentari in contrabbando destinati al mercato nazionale quasi il 60% è costituito, per i prodotti censiti in chilogrammi, da alimenti di varia natura (paste alimentari, prodotti di pasticceria, etc.) con, a seguire, i prodotti derivati vegetali (15,7%) ed ortofrutticoli (10,2%); per i prodotti rendicontati in litri, prevalgono nettamente le bevande analcoliche (83,5%). Le operazioni di servizio condotte, invece, nel settore della pesca e della conservazione di prodotti ittici hanno portato, complessivamente, al sequestro di quasi 120 tonnellate di prodotti ittici, con la prevalenza di crostacei e molluschi (71,88%) e pesce fresco (27,63%). Una quota minore (0,49%) ha riguardato caviale e salmone.

in data:28/01/2011

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