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Il “caro-benzina” spinge all’insù i prezzi dei prodotti agroalimentari

I nuovi rialzi del prezzo mettono in allarme le organizzazioni dei consumatori e agricole per le ricadute sul costo dei generi alimentari

Roma – I nuovi rialzi del prezzo della benzina preoccupano non poco il settore alimentare. L'adeguamento dei prezzi alle nuove addizionali sulla benzina, in vigore in sei regioni, fa infatti registrare aggiustamenti al rialzo, con il prezzo massimo che resta vicino a 1,74 euro. A rilevarlo è il Quotidiano Energia, precisando che al Centro la verde sfiora la punta massima di 1,8 euro negli impianti Tamoil (aumento dei listini di 0,6 centesimi). Il prezzo medio praticato della verde va da 1,731 euro di Shell all'1,739 di Tamoil. Per il diesel dall'1,695 euro Eni all'1,702 Tamoil.

I nuovi aumenti hanno messo sul piede di guerra tutti gli organismi professionali, agricoli e dei consumatori.
Il “caro-benzina” – ha commentato la Confederazione italiana agricoltori (Cia) spinge all’insù i prezzi dei prodotti agro-alimentari (soprattutto frutta e verdura), che dal campo alla tavola viaggiano per oltre l’80 per cento su gomma, e mette a serio rischio il futuro di tantissime serre e aziende agricole, per molte delle quali si prospetta addirittura la chiusura. Solo nel 2011 le imprese del settore primario hanno sostenuto un costo aggiuntivo di oltre 2 miliardi di euro, proprio a causa dei continui aumenti dei carburanti, ormai arrivati a livelli record.
Il rincaro del gasolio agricolo (che ha superato abbondantemente un euro a litro) ha assunto – prosegue l’organizzazione agricola - dimensioni dirompenti non solo per le serre (dove c’è un utilizzo elevato del carburante), che in questi ultimi mesi hanno subito danni drammatici, ma anche per le altre aziende è profonda emergenza. Se la tendenza non si arresterà, per l’agricoltura -avverte la Cia- si prospetta un aggravio dei costi superiore ai 2,5 miliardi di euro nel 2012.

La Cia ricorda che la situazione per il settore agricolo si era fatta difficile fin dal novembre del 2009, quando furono abolite le agevolazioni (l’“accisa zero”) sull’acquisto di gasolio per le serre.

Per questo motivo, la Cia si appella al governo affinché provveda, nei confronti del settore primario, all’introduzione di una sorta di “bonus” produttivo sia per le serre che per tutte le aziende agricole, garantendo così costi meno onerosi. Altrimenti, si esce dal mercato, con pesanti riflessi sociali ed economiche

Il problema del “caro carburante” si fa sentire pure sulle tavole. I prodotti agroalimentari -rimarca la Cia- rischiano di lievitare, visto che proprio il costo del trasporto incide per il 35-40 per cento sul prezzo finale. Un discorso che vale in particolare -sottolinea la Cia- per frutta e verdura che, essendo prodotti facilmente deperibili, hanno bisogno di essere subito trasportati presso i mercati e questo avviene ormai esclusivamente su gomma. Ma anche per tutti gli altri alimenti, dal latte ai formaggi, dalla carne alla pasta e al pane, l’effetto dei rincari petroliferi non sarà certo leggero. La spesa delle famiglie è così destinata a lievitare e questo si ripercuoterà sui consumi che già registrano una costante flessione.


L’ aumento record del costo di benzina e gasolio ha favorito – spiega invece Coldiretti - una crescita boom del 20 per cento negli acquisti di prodotti alimentari a chilometri zero che non devono percorrere lunghe distanze prima di essere consumati. In Italia l’86 per cento delle merci – stima la Coldiretti - viaggia su strada ed è evidente l’effetto valanga sui prezzi dei prodotti in vendita a seguito dell’aumento dei costi di produzione e trasporto nel caso in cui aumentano le intermediazioni. L’incidenza del caro gasolio sui prezzi finali degli alimentari secondo la Coldiretti aumenta maggiormente quanto piu’ lungo è il trasporto e quindi per i prodotti importati, per le merci piu’ deperibili e per quelle che hanno un basso valore per volume come la frutta e verdura dove carburanti, trasporti e logistica incidono complessivamente per circa un terzo sui costi.

Con il nuovo anno – precisa la Coldiretti - sono saliti a oltre 5300 i punti vendita ed i mercati degli agricoltori accreditati da Campagna Amica in Italia dove è possibile fare la spesa a chilometri zero senza intermediazioni dal campo alla tavola. Nei farmers market non si trova solo il miglior rapporto tra prezzo, freschezza e qualità ma - continua la Coldiretti - vengono contenuti gli sprechi di imballaggi con l’offerta, ad esempio, di latte sfuso, sono banditi gli ogm e sono messi a disposizione spesso servizi di vendita a domicilio e offerte speciali per i gruppi di acquisto solidale (Gas) formati da condomini, colleghi, parenti o gruppi di amici che decidono di fare la spesa insieme per ottenere condizioni vantaggiose ma soprattutto per garantirsi la qualità di quanto portano in tavola. Un fenomeno che - sostiene la Coldiretti - coinvolge anche molti chef che nei loro ristoranti vogliono offrire menu freschi e genuini a chilometri zero. I prodotti più acquistati nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica sono nell’ordine - conclude la Coldiretti - la verdura, la frutta, i formaggi, i salumi, il vino, il latte, il pane, le conserve di frutta, la frutta secca, i biscotti ed i legumi.


Adusbef e Federconsumatori si scagliano invece contro l'Unione Petrolifera per cui non ci sarebbe un impatto sul trasporto merci dall'aumento del costo carburanti. La dichiarazione dell'Unione Petrolifera ''e' incomprensibile'' dicono Adusbef e Federconsumatori, calcolando al contrario che ''gli ingiustificabili aumenti di accise e Iva avranno ricadute gravi sui costi diretti, per 192 euro annui, e gravissimi sui costi indiretti, soprattutto sui beni di largo consumo, quali quello dell'alimentare per 161 euro''.

Le associazioni sottolineano che ''e' vero che le addizionali regionali sono sulla benzina, tuttavia, sia per alcuni mezzi di distribuzione a breve percorrenza sia per tutti i professionisti che consumano benzina o gasolio, i maggiori costi sostenuti saranno scaricati su prezzi e tariffe. Inoltre, l'aumento delle addizionali, pur gravissimo, e' marginale rispetto agli aumenti clamorosi del gasolio che avranno un impatto ed una ricaduta notevolissima per i costi di tutta la distribuzione metropolitana che ovviamente non viene eseguita da Tir di lunga percorrenza. Per questi ultimi infine, il fatto che tale aumento venga rimborsato agli autotrasportatori, rappresenta una questione ancor piu' grave, poiche' quei rimborsi verranno pagati in maniera diretta dalla fiscalita' generale, quindi da tutti i cittadini''

in data:03/01/2012

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