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“Verde-giallo-rosso” , l’Italia perde la pazienza sui bollini alimentari inglesi

Il ministro del Mipaaf porterà il tema dell'etichetta a semaforo della Gran Bretagna all’attenzione del prossimo Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura, in programma lunedì 16 dicembre a Bruxelles. A rischio 2,5 miliardi di made in Italy

Roma- Crisi diplomatica più vicina tra Italia e Inghilterra per i bollini “verde-giallo-rosso” britannici sui prodotti alimentari. In queste ore organizzazioni di settore, eurodeputati e il ministro per le Politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo stanno lanciando preoccupanti messaggi che preludono a una vera propria battaglia senza esclusioni di colpi.  La battaglia, per ora fatta solo a colpi di dichiarazioni, sul famoso  “metodo a semaforo” utilizzato nel Regno unito sul packaging dei prodotti per indicare il contenuto di calorie, zuccheri, grassi, grassi saturi e sale e classificare alimenti e bevande in cibi buoni e meno buoni, è basata sulla di considerazione che il sistema adottato dagli inglesi è discriminatorio ed è una barriera all’esportazione dei prodotti tricolori.  Va detto inoltre che il sistema britannico è stato già bocciato due anni fa dal Parlamento europeo. Ora dunque la questione torna di attualità.

“Porterò- ha detto il ministro del Mipaaf-  il tema dell’‘etichetta a semaforo’ della Gran Bretagna all’attenzione del prossimo Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura, in programma lunedì 16 dicembre a Bruxelles. Io sono favorevole alla trasparenza delle etichette, ma le indicazioni previste da questo sistema sono fuorvianti per i consumatori, semplicistiche e lesive del lavoro e della qualità delle nostre produzioni agroalimentari. Non staremo a guardare, l’Italia è pronta a rispondere. C’è già un largo schieramento di Paesi su questa stessa posizione e mi auguro- ha concluso-  che l’Unione europea riconosca le nostre ragioni in difesa delle produzioni di qualità. Non è in questo modo che si incoraggiano le persone ad avere una dieta equilibrata e non è così che si può contribuire a una corretta educazione alimentare”.
Sulla stessa lunghezza d’onda la Coldiretti. Il semaforo- dichiara l’organizzazione di Palazzo Rospigliosi-  in etichetta varato dagli inglesi mette ingiustamente a rischio circa 2,5 miliardi di export di prodotti made in Italy, dai formaggi ai salumi, fino all’olio d’oliva. Una scelta dettata dalla volontà di diminuire il consumo di grassi, sali e zuccheri ma che – sottolinea Coldiretti -, non basandosi sulle quantità effettivamente consumate ma solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti come l’olio extravergine d’oliva e promuovere, al contrario, le bevande gassate senza zucchero, fuorviando i consumatori rispetto al reale valore nutrizionale. Il semaforo rosso penalizza, infatti, la presenza di materia grassa superiore a 17,5 grammi, quello giallo tra 17,5 grammi e 3 grammi e il verde fino a 3 grammi. Una scelta che è già stata adottata in molti supermercati e che, pur non essendo legge – rileva Coldiretti – mette ora in pericolo alcuni settori cardine dell’export made in Italy in Gran Bretagna. A rischio ci sono, secondo un’elaborazione Coldiretti su dati Istat relativi al commercio estero, i salumi e le preparazioni di carni, i formaggi, compresi il Grana Padano o il Parmigiano Reggiano, l’olio d’oliva, oltre ai dolciumi ma l’ingiusta bocciatura delle eccellenze tricolori minaccia l’intero trend di consumo nel Regno Unito del cibo Made in Italy, che nei primi nove mesi del 2013 ha fatto segnare un aumento del 6 per cento. Non  a caso l’Italia e altri paesi europei hanno messo in rilievo come il sistema del semaforo avrà un impatto negativo sul commercio, con la possibile presenza  di barriere tra Stati membri, e quindi una violazione all’articolo 34 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, senza dimenticare l’irregolarità di inserire la presenza di un claim sulla nutrizione di tipo “non benefico”.   
Il sistema di etichettatura a semaforo adottato nel Regno Unito ''non ha senso- spiega invece Pier Maria Saccani, segretario generale dell'Aicig (Associazione italiana Consorzi Indicazioni geografiche)-  perche' non prende in considerazione i consumi reali dei prodotti di qualita'. I quantitativi di cibo ipotizzati sono irragionevoli perche' nessuno mangia tutti i giorni, per tutta la vita ma neanche per una settimana di seguito, maxi dosi, ad esempio, di prosciutto. Pensando di porre un semaforo rosso a eventuali abusi, si finisce per mettere reali barriere di mercato''. Su tutti i siti dei consorzi di tutela dei prodotti certificati associati all'Aicig, dall'Asiago Dop allo Zampone Modena Cotechino Modena Igp, ''ci sono le indicazioni - sottolinea ancora Saccani - sulle modalita' di consumo, anche in relazione alle diverse abitudini alimentari Paese per Paese. Prodotti d'eccellenza del Made in Italy non possono essere bollati col semaforo rosso facendo una ipotesi di consumo costante e generalizzato'' e quindi di dieta alimentare sbilanciata. ''Del resto - osserva - se il prodotto alimentare facesse male di per se', non sarebbe sul mercato''. ''Io sono tranquillo quando faccio la spesa con prodotti Made in Italy perche' non esiste a livello mondiale - conclude Saccani - sicurezza sanitaria maggiore di quella garantita dal sistema dei controlli in Italia, coi disciplinari per la registrazione comunitaria dei marchi Dop e Igp che sono molto rigidi, a ulteriore garanzia del consumatore. La certificazione del prodotto e' una scelta che solo al Prosciutto di San Daniele Dop costa circa 1 milione di euro ogni anno, un investimento oneroso ma che vuole trasmettere un valore della qualita' affinche' i consumatori possano fare scelte consapevoli''.
L'Unione europea- incalza il  presidente della Federalimentare, Filippo Ferrua Federalimentare -  deve contrastare l'iniziativa della Gran Bretagna che introduce un sistema a semaforo sulle etichette dei cibi, con i codici verde, giallo e rosso.. "Speriamo che da questo Consiglio - ha detto Ferrua  - emerga un'indicazione più forte nei confronti degli uffici della commissione europea, che in questo momento stanno svolgendo un'attività di monitoraggio". Il semaforo inglese dovrebbe servire a classificare i cibi come più o meno salutari in base ai contenuti di grassi, zuccheri e sale. Un'etichettatura che, secondo l'Italia e "almeno altri 10 paesi europei", danneggia gli interessi dei consumatori, dei produttori e degli agricoltori. "Il semaforo è in funzione - ha sottolineato Ferrua - e le nostre esportazioni in Gran Bretagna sono a rischio". "Ci sono - ha spiegato il numero uno della Federalimentare - oltre 600 milioni di euro di fatturato di prodotti italiani che possono essere etichettati in rosso, oggetto quindi di mancato acquisto da parte dei consumatori inglesi. Noi viviamo di export e ci troviamo di fronte a barriere che bloccano i nostri prodotti per ragioni protezionistiche".
Non siamo più soli - ha detto Ferrua - e abbiamo verificato da precedenti riunioni e comitati che ci sono almeno 10 paesi europei molto preoccupati. Sono soprattutto paesi del Sud d'Europa, tra cui Spagna e Francia - secondo il presidente della Federalimentare - che come noi hanno tanti prodotti Dop e di qualità". Il semaforo britannico preoccupa quindi molti governi e i produttori europei, perchè rischia di frenare la libera circolazione dei prodotti alimentari, spingendo i consumatori a evitare l'acquisto di cibi con il codice rosso. Ed è anche in contrasto con le norme Ue sui prodotti Doc e Igp, riconosciuti in Europa come alimenti di alta qualità. Inoltre molti cibi della dieta mediterranea, patrimonio culturale dell'Unesco, con la nuova etichettatura britannica sono classificati come dannosi per la salute.
“Bene- afferma infine il presidente dell'Unaprol Massimo Gargano-  i controlli per garantire una maggiore trasparenza del mercato e più informazioni corrette nei confronti dei consumatori, ma i semafori a tavola appartengono alla cultura dei divieti”. Beneinvece per Unaprol l’intervento del governo in sede comunitaria che il ministro De Girolamo porterà al prossimo Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura, in programma lunedì 16 dicembre a Bruxelles.
“La tavola – ha concluso Gargano non può essere solo quella dei divieti, ma quella dell’opportunità per le eccellenze, che vano correttamente comunicate a tutti i consumatori. Gli inglesi non sanno cosa si perdono. L’Extra vergine di oliva è l’unico grasso magro che fa bene alla salute”.
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in data:12/12/2013

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