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Yogurt, il latte in polvere resta al palo
La Commissione agricoltura della Camera dei Deputati ammette per la produzione del prodotto solo le procedure di concentrazione. Confagricoltura e Coldiretti decise a contrastare la decisione dell'organismo presieduto da Russo
Roma - Il tentativo di produrre yogurt con latte in polvere non supera lo scoglio della Commissione agricoltura della Camera dei Deputati. La commissione si è infatti espressa in maniera favorevole alla modifica della legge 138 che consente di produrre yogurt con latte concentrato, ma ha bloccato però' ''nel modo piu' tassativo l'utilizzo del latte in polvere''.
L’organismo parlamentare - si legge inoltre in una nota - ha espresso anche le seguenti osservazioni: “Valuti il Governo l’esigenza, con il concorso di tutte le parti interessate, di valorizzare la filiera agricola del latte nell’interesse dei produttori italiani e della loro competitività, di tutelare salute e sicurezza alimentare e l’industria agroalimentare italiana valorizzandone le specifiche peculiarità e qualità; si valuti la possibilità di prevedere l'utilizzazione, nel latte in polvere destinato ad uso zootecnico e nei suoi derivati, di traccianti di evidenziazione innocui per la salute umana ed animale e in grado di rendere tali prodotti stabilmente evidenziabili”.
La commissione Agricoltura – evidenzia il presidente Paolo Russo – non ha mai pensato di danneggiare la filiera agricola italiana anzi, tutti insieme, abbiamo sempre ritenuto che occorra da una parte tutelare la tracciabilità e la qualità del prodotto italiano e dall’altra consentire al sistema produttivo di misurarsi senza handicap nella competizione del mercato internazionale. La vivacità del dibattito e l’interesse mostrato da tutti i gruppi ci spingono ad una riflessione più approfondita sulla filiera del latte. Sarà l’occasione per comprendere criticità ed eccellenze, per migliorare la norma ma soprattutto per tutelare davvero il lavoro degli allevatori nei campi. Non un’indagine conoscitiva di facciata piuttosto un approfondimento di merito, specialistico per alimentare quella agricoltura moderna fatta di produzioni e tracciabilità, di qualità e competitività”.
La decisione presa dalla Commissine non sembra però piacere proprio a tutti.“Eravamo contrari allo yogurt fatto con il latte in polvere, ci opponiamo - dice il vicepresidente di Confagricoltura (con delega per il settore zootecnico) Antonio Piva, allo stesso modo a quello realizzato con il latte concentrato”.
“Confagricoltura – ribadisce Piva - è contraria ad ogni fuga in avanti riguardante la produzione di alimenti. Non si capisce perché si debba modificare la legge 138/74 che vieta l’ utilizzo di prodotti diversi dal latte liquido nella produzione di formaggi e lattiero-caseari. Sarebbe una forzatura inaccettabile per gli allevatori ed i consumatori”.
“La concentrazione - prosegue Piva - è comunque un’alterazione della materia prima, in presenza di un prodotto che non ha le caratteristiche del latte e che deve poi essere rigenerato e ricostruito. Penso si possa dire sotto il profilo qualitativo che il latte concentrato è un prodotto manipolato. E non è certo italiano, permetterebbe ancor più di utilizzare materia prima massicciamente importata”.
“Lo yogurt – ha concluso il vicepresidente di Confagricoltura – non deve essere la testa di ponte verso una più ampia e dirompente liberalizzazione delle attività produttive ed un ulteriore elemento di destabilizzazione del mercato lattiero-caseario nazionale, fortemente influenzato e condizionato dal prodotto d‘importazione”.
Contraria è anche Coldiretti. Il tentativo di mettere in commercio in Italia lo yogurt ottenuto da latte concentrato senza alcuna indicazione in etichetta - spiega l'organizzazioe agricola - va fermato perché inganna i consumatori e danneggia gli allevatori. Una novità -si precisa in una nota - di cui in Italia non si sente certo il bisogno.
La modifica della norma viene giustificata con la necessità di ridurre i costi di trasporto, poiché il concentrato occupa meno spazio del latte fresco, senza considerare tuttavia - denuncia la Coldiretti - il forte impatto che ha sulle caratteristiche qualitative del prodotto in vendita. Un danno per i consumatori e per i produttori perché - sostiene la Coldiretti - si consente di utilizzare concentrato a basso prezzo importato anche da paesi extracomunitari invece del buon latte fresco delle campagne italiane. Un effetto molto probabile se si considera che sono stranieri tre dei primi quattro produttori che coprono il 60 per cento del mercato nazionale dello yogurt. Un motivo di grave preoccupazione – rileva la Coldiretti – va ricercato anche nella competizione sleale che si potrà instaurare a danno delle imprese nazionali oltre che per il deficit informativo che avranno i consumatori di fronte alla scelta di prodotti aventi la medesima denominazione commerciale ma differenti proprietà.
Difatti, il latte concentrato è di norma ottenuto a partire dal latte a lunga conservazione e ritirato dai supermercati pochi giorni prima della scadenza. Sicuramente non è in gioco la sicurezza – precisa la Coldiretti - ma l’impiego di additivi antiossidanti e stabilizzanti per la conservazione del prodotto in sostituzione del latte fresco rendono il prodotto finale sostanzialmente diverso da quello conosciuto. Si considera però il danno provocato alla produzione zootecnica posto che per produrre un kilo di latte concentrato occorrono circa 2 litri e mezzo di latte fresco determinando la sostituzione del prodotto delle nostre stalle con quello oggetto di importazione e tutto questo mancando di ogni informazione relativa all’origine del prodotto. I consumatori – puntualizza la Coldiretti - non hanno alcuna possibilità di distinguere in etichetta il prodotto industriale ottenuto da concentrato da quello tradizionale. L’inganno è ancora piu’ grave poiché - sostiene la Coldiretti - le vendite di yogurt crescono in modo costante soprattutto nei consumi delle giovani generazioni che vedono questo prodotto caseario come un alimento salutistico. Ogni italiano ne consuma in media 7 chilogrammi all’anno e nel primo semestre del 2011 nonostante la crisi le quantità acquistate dalle famiglie italiane sono cresciute dell’uno per cento, in controtendenza rispetto all’andamento generale secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea Ac Nielsen.
Considerando che - riferisce la Coldiretti - occorrono 1,2 chili di latte fresco per ottenere un chilo di yogurt la sua sostituzione con il concentrato puo’ arrivare a far consumare fino a 360 milioni di chilogrammi di latte italiano in meno in un anno, secondo i calcoli della Coldiretti. Il tentativo di colpo di mano - sostiene la Coldiretti - è purtroppo solo l’ultimo capitolo di un processo che ha già portato a profondi cambiamenti sulle tavole degli italiani all’insaputa dei consumatori. Per effetto della normativa comunitaria e nazionale è già possibile vendere sul mercato il vino “senza uva” ovvero ottenuto dalla fermentazione di frutta, dai lamponi al ribes, ma anche il formaggio “senza latte” sostituito parzialmente dalla caseina e dai caseinati per ottenere formaggi a pasta filata, mentre una legge nazionale prevede che le bevande al gusto di agrumi possono essere colorate a condizione che esse - sottolinea la Coldiretti - contengano appena il 12 per cento di succo di agrumi vero.
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