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Food Mania

A Natale il vino fa la differenza

Consigliate da Enoteca Italiana le migliori eccellenze enologiche da abbinare alle tante e diverse tavole italiane

Roma -  Come tutti gli anni, anche per il Natale  2012, i grandi protagonisti delle tavole degli italiani saranno le specialità culinarie e enologiche accompagnate da una buona bottiglia di vino da stappare tutti insieme, amici e parenti. Molti dunque i consigli di esperti in queste ore che caldeggiano produzioni a loro care o considerate più meritevoli dal punto di vista della qualità. Tra i primi a proporre suggerimenti per l’occasione di festa è Salvatore de Lio, manager di Enoteca Italiana.   Per una cena di questo calibro De Lio consiglia prima di tutto un brindisi con bollicine italiane servendo uno Spumante “metodo classico. Tra i più classici si possono trovare Franciacorta o Trento Doc da servire a temperatura intorno a 8°/10° che sono ottimi come aperitivo o a tutto pasto. In alternativa le bollicine dell’Oltrepò Pavese a base di Pinot Nero con prezzo abbordabile. Se invece si vuole stare sul tradizionale sono consigliati i tanti spumanti “metodo martinotti”con l’alfiere Prosecco, l’unico spumante italiano ad entrare nella top ten dei più venduti in Italia.

Passando poi al menù della cena al nord il profumo dei tortellini in brodo può essere accompagnato da un vino bianco fermo, morbido oppure da una Bonarda o un buon Lambrusco emiliano (è uno dei vini italiani più venduti al mondo). Quest’ultimo spesso bistrattato, oggi è invece molto rivalutato e anche le grandi guide iniziano ad assegnare punteggi d’eccellenza ad alcune etichette di questo vino, semplice ed immediato da riscoprire.
Con primi caratterizzati da sughi con carne o cacciagione ci si può sbizzarrire: dal Nebbiolo o Barbera piemontese, al Chianti o igt Toscani, dai siciliani Nero d’Avola e Cerasuolo Vittoria, ai pugliesi Primitivo di Manduria e Negroamaro, fino al Montepulciano d’Abruzzo (ce ne sono di ottimi al giusto prezzo): l’importante è che siano vini freschi, giovani e di gradazione media.

Sulle tavole della Sardegna per le feste sentiamo invece il profumo dei ravioli ripieni di patate e pecorino (sardo ovviamente) fatti a mano e chiamati Culurgiones. Provate in abbinamento i vini Nuragus di Cagliari (bianco, per i condimenti più leggeri) o Carignano del Sulcis (rosso, per condimenti con pomodoro o carni).


Se invece, come spesso accade al sud, il menù prevede pesce, allora niente di meglio che iniziare con un Vermentino (Lunigiana, Sardegna o Toscana anche se molto diversi fra loro), oppure con un Fiano di Avellino, una Falanghina campana, un Roero Arneis piemontese, un Verdicchio di Jesi oppure un vino veneto come il Soave Superiore.

Curiosando lungo lo Stivale troviamo la Toscana che per Natale propone fra le seconde portate l’arrosto di faraona, anatra, fegatelli e cacciagione. Non può che non essere associato un buon Chianti Classico Docg, oppure, se siete sulla costa, Morellino di Scansano o Bolgheri. Se invece siete in Umbria allora non può mancare sulla vostra tavola un Torgiano o Sagrantino di Montefalco.
Se invece vi trovate a mangiare degli umidi sempre di cacciagione (cinghiale, capriolo, lepre ecc.) bisogna abbinare vini ancora più strutturati e dai tannini possenti con grado alcolico capaci di ripulire il nostro palato. Allora possiamo scegliere vini invecchiati come Barolo, Brunello di Montalcino, di grande corpo come l’Amarone della Valpolicella, oppure un Vino Nobile di Montepulciano avendo cura di scegliere fra quelli più robusti. Se volete stupire i vostri commensali portate i numerosi vini monovitigno autoctoni: per i bianchi Verdeca, Bombino, Pecorino Passerina,Grillo, Izolia,Trebbiano,Traminer, mentre per i rossi Aglianico, Canaiolo, Colorino, Cannonau, Ciliegiolo,Gaglioppo, Fumin, Ruchè.
Se la tavola offre un tradizionale bollito, sia esso di carni rosse o di carni bianche, provate una Barbera vivace o il già citato Lambrusco. Brodo e bollito hanno la caratteristica di lasciare un’alta carica lipidica in bocca ma non essendo piatti così saporiti come gli umidi di cacciagione, rischiano di “sparire” con vini troppo importanti. Allora un rosso vivace può fare molto. Le bollicine favoriscono l’azione di pulizia dei tannini nella nostra bocca. Così anche vini meno strutturati riescono lo stesso a soddisfare la nostra necessità di “asciugare” il palato, conservando la piacevolezza del piatto.

Nelle tavole del Lazio non può mancare il capitone, un particolare pesce che se non si è intenditori è meglio restare ai bianchi anche se è molto grasso e saporito. Si consiglia un rosso giovane, dal gusto secco, sapido, con profumo floreale. Provate un vino non scontato come il Rossese di Dolceacqua, è prodotto nel ponente ligure e, quando è pienamente espresso, ha alcune caratteristiche visive, aromatiche e tattili che lo accostano al Pinot Nero. Non è facile da trovare.

Se volete restare nel Lazio abbinate la vostra tavola con un Circeo Rosso Doc o, se andate nel bianco, azzardate un abbinamento che vi stupirà con un Moscato di Terracina secco. I profumi vi sembreranno quasi di un passito ma in bocca scoprirete un vino asciutto e ben strutturato per essere un bianco. L’alternativa cambiando genere, regione e rinunciando ad un po’ di profumi, può essere una Vernaccia di San Gimignano il primo vino Doc a bacca bianca della storia italiana.
Scendendo in Calabria troviamo il pesce e esattamente lo stocco di Cittanova (spugnato con l’acqua dello Zomaro) con la “ghiotta” (sughetto di olio, cipolla, pomodori, olive, capperi e uvetta). Si tratta del più noto stoccafisso di antica memoria, molto usato anche in Sicilia. Tra un boccone e l’altro non può mancare un buon Cirò rosato così potete gustare un prodotto unico della terra calabra che, non dimentichiamo, in antichità era chiamata Enotria.

Un capitolo poi per i grandi vini Rosati che fanno della loro versatilità il punto di forza (può essere abbinato con tutto), non a caso lo troviamo in varie tipologie: Spumante, Frizzante o Tranquillo. Il suo colore va dal rosa tenue, al cerasuolo fino al chiaretto; il loro gusto poi è prevalentemente fruttato ed intenso, talvolta con note aromatiche, hanno una buona acidità e una corposità lieve. Naturalmente si consiglia una temperatura leggermente alta, sui 12/14 gradi. Se ne trovano di tutti i gusti e per tutte le tasche ed è bene ricordare che la Puglia ne ha tanti, come l’unica doc Rosato d’Italia, Castel del Monte. Gli altri rosati sono prodotti con vari vitigni: Negroamaro, Uva di Troia, Montepulciano, Pinot Nero, Raboso, Sangiovese e Aglianico.
Se invece sulla tavola trovate piatti a base di crostacei, magari bolliti, ci vuole senz’altro un Traminer aromatico dell’Alto Adige meglio noto come Gewürztraminer. La sua colorazione può spaziare dal giallo paglierino fino a raggiungere il timbro cromatico dell’ottone e il suo profumo raccoglie ricordi di rose e di lavanda. E’ un vino pieno di sostanza, opulento e quasi pomposo nella sua costituzione, ampio al palato ed è contraddistinto da un retrogusto aromatico.
Per i pesci di carne bianca cotti al sale o alla griglia, invece, bisogna provare i vini di un’altra regione dai grandi bianchi: il Friuli Venezia Giulia, come un Friulano del Collio o una Ribolla Gialla. Cambiando genere ma rimanendo tra i bianchi andate in Sicilia per scegliere un Grillo, un Catarratto o l’Inzolia oppure in Campania per una Falanghina, un Fiano di Avellino o il celebre Greco di Tufo.
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Infine i dessert. Se scegliete i dolci classici del nord, dal pandoro veneto al panettone milanese, non abbiate timore di portare un Asti spumante o il più delicato e aromatico Moscato d’Asti. Scoprirete un prodotto piacevole e che, forse non tutti lo sanno, rappresenta una delle voci più importanti delle nostre esportazioni. In alternativa vi è un vino meno conosciuto come il Moscadello di Montalcino che, anche se è poco noto, rappresentava la produzione di punta del famoso paese della provincia di Siena oggi famoso per il Brunello, arrivato però solo alla fine dell’Ottocento.
Restando a Siena per i tradizionali dolci come il Panforte e i Ricciarelli è d’obbligo un autentico Vin Santo toscano. La sua maturazione nei tradizionali caratelli gli conferisce una caratteristica punta di acidità che può anche non piacere ma che lo contraddistingue da tutti gli altri passiti. Da provare in alternativa anche il Marsala siciliano o la Vernaccia liquorosa sarda.
Per le torte classiche con la crema sono ottimi il Moscato di Pantelleria e di Noto, la Malvasia delle Lipari o lo Sciacchetrà delle Cinque Terre. Per le torte al cacao abbinateci il veneto Recioto della Valpolicella oppure il Picolit friulano (superbo anche in abbinamento alla pasticceria secca).
Per gli amanti del cioccolato da non perdere il Barolo chinato abbinato ad un fondente ricco di cacao (70 per cento) oppure l’Aleatico o il Refrontolo passito.

in data:04/12/2012

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