Filiera Corta
Addio alla carne. Il vegan-friendly conquista mercato
In Italia il modello vegetariano e vegano ha sempre più followers. I simpatizzanti dell'abitudine alimentare sono quantificati in 1,15 milioni di persone tra i 18 e i 64 anni
Roma- Sono sempre di più gli italiani che decidono di non mangiare carne. Secondo il rapporto Eurispes 2015 i connazionali che hanno scelto di escludere le proteine animali dalla propria alimentazione nel 2014 sono il 7,1% della popolazione (circa l'1% in più rispetto all'anno precedente): 4,2 milioni di persone nel 2014, mentre nel 2013 erano stimati a 3 milioni e 720mila, con una crescita complessiva del +15%.
Il trend è confermato anche da una recente indagine commissionata a GfK Eurisko da TreValli: dal 2006 a oggi sono 2mln gli italiani che hanno preso le distanze dalla carne, con il 18,1% che la consuma meno di una volta a settimana, mentre aumentano quelli che si ispirano a modelli vegetariani e vegani . Nello specifico il modello vegetariano e vegano raccoglie consensi dal 3% degli intervistati, identificando un'Italia vegan-friendly fatta di 1,15 mln di persone tra i 18 e 64 anni. Sono 4 su 5 gli italiani che conoscono alimenti a base di soia, e sfiorano il 40% quelli che li consumano abitualmente o ne hanno fatto uso almeno una volta negli ultimi 6 mesi.
L'acquirente tipo viene dal nord-ovest (36%), abita in grandi città (13%) e occupa posizioni dirigenziali (25%); sono prevalentemente donne (58%), tra i 45 e i 54 anni (28%) e in possesso di una laurea (17%). A finire più spesso nei carrelli della spesa la panna vegetale (15%), le bevande sostitutive del latte (conosciute da oltre la metà del campione e scelte dal 14%) e i piatti pronti a base di soia (12%).
Diverse le motivazioni alla base del cambiamento, da quelle salutistiche appunto, che individuano nelle proteine animali una delle cause di malattie cardiovascolari, metaboliche e tumorali, alle motivazioni ecologico-umanitarie, che considerano l'allevamento come una delle maggiori fonti di inquinamento e consumo idrico, oltre che di impoverimento delle risorse del Pianeta a scapito delle popolazioni più povere, fino alla motivazione etica più forte, che origina dalla considerazione dell'animale svincolata dalla visione utilitaristica, che lo identifica come fonte di cibo.