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Addio alle quote latte con la pronipote della mucca “Onestina”
Nel giorno della fine del sistema adottato nel 1984 Coldiretti denuncia il rischio dell'arrivo di nuove multe stimate attorno ai 40 milioni di euro per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo
Roma- E’ la pronipote della mucca “Onestina”, simbolo della battaglia per il Made in Italy degli allevatori onesti, a dire addio al regime delle quote latte nel giorno della mobilitazione romana della Coldiretti in Piazza del Foro di Traiano. L’organizzazione agricola di Palazzo Rospigliosi, con la presentazione del “Dossier sull’attuazione delle quote latte in Italia”, ha denunciato il concreto pericolo dell’arrivo di nuove multe, stimate attorno ai 40 milioni di euro per il superamento da parte dell’Italia del proprio livello quantitativo di produzione assegnato dall’Unione Europea, dopo quattro anni in cui nessuna sanzione è stata dovuta dagli allevatori italiani.
Il superamento delle quote assegnate nella campagna 2014/2015 è dimostrato - sottolinea la Coldiretti - dal trend di aumento del 3 per cento rispetto allo scorso anno registrato dall’Agea tra aprile 2014 e gennaio 2015. Quello che si preannuncia - precisa la Coldiretti - è quindi il primo sforamento dopo l’introduzione della legge 33 del 2009 la quale prevede la possibilità di compensazione solo agli allevamenti di montagna e delle zone svantaggiate, a quegli che non hanno superato il livello produttivo 2007-2008 e ultimi, in ordine prioritario, agli allevamenti che producono entro e non oltre il 6 per cento della quota loro assegnata.
“Dopo la mobilitazione degli allevatori della Coldiretti è arrivato il regolamento comunitario per permettere di rateizzare le multe di quest'anno a carico dei loro allevatori per un massimo di tre anni e senza interessi pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea serie l numero 82 del 27 marzo 2015 ma occorre individuare soluzioni a livello nazionale di carattere strutturale” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “serve recuperare i ritardi accumulati e introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte a lunga conservazione e di quello impiegato nei formaggi e latticini”. Viene ricordato infine che la Commissione europea lo scorso 25 febbraio ha deferito l'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea per "non aver assolto adeguatamente al proprio compito di gestione del recupero dei prelievi per la sovrapproduzione di latte" nell'ambito del sistema delle quote per la produzione. La Commissione stima che, dell'importo complessivo di 2,3 miliardi di euro, circa 1,7 miliardi di euro non siano ancora stati recuperati.
“Dobbiamo prepararci ad un cambio di fase – ha commentato invece il ministro per le Politiche agricole Maurizio Martina – e lo stiamo facendo in sinergia con le associazioni, le imprese e la grande distribuzione, mettendo in campo diversi strumenti. Mi riferisco ad esempio al logo unico per il latte italiano e al Fondo per la qualità del latte, previsto nell'ultima Legge di Stabilità, con una dotazione di 108 milioni di euro. Oggi – ha aggiunto Martina – entriamo in una stagione nuova che deve innanzitutto partire da una migliore strategia di posizionamento e di rafforzamento della nostra tipicità, dell'esperienza e del valore del latte fresco italiano, dei nostri formaggi Dop, della tracciabilità e della qualità dei nostri prodotti. Su queste partite abbiamo già aperto una serie di battaglie anche in sede europea, dove abbiamo già ottenuto la rateizzazione senza interessi per le multe della campagna 2014/2015. Andremo avanti su questa strada per tutelare il reddito dei nostri allevatori e promuovere al meglio il nostro latte”.
“Per la prima volta – ha proseguito il ministro – abbiamo un logo unico per il latte fresco italiano e avvieremo una campagna di promozione mai fatta in questo Paese per rilanciare i consumi. Da qui ripartiamo per sostenere il settore, lavorando anche in prospettiva. Nel 2016, infatti, avvieremo il programma europeo 'Latte nelle scuole'. C'è poi un grande tema aperto che è il rafforzamento degli strumenti contrattuali e una migliore organizzazione interprofessionale della filiera, soprattutto a sostegno degli allevatori. Il Governo c'è, vuol fare la sua parte, lasciandosi alle spalle anche una cattiva gestione del settore lattiero-caseario".
"Sul fronte delle multe per lo sforamento delle quote latte, in dieci mesi abbiamo fatto quello che non è stato fatto in dieci anni. Personalmente ritengo- ha concluso che il punto fondamentale sia il rispetto delle regole, a garanzia dei tantissimi allevatori che hanno fatto sacrifici in tutti questi anni”.
ORA SI TEME INVASIONE, 40% LATTE DALL’ESTERO
Con la fine del regime delle quote latte è prevedibile- spiega Coldiretti- un aumento della produzione lattiera comunitaria che quest’anno è stimata pari al 6 per cento, con il rischio di una vera invasione straniera in Italia dove si importa già quasi il 40 per cento dei prodotti lattiero caseari consumati. Tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia sono stranieri mentre la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall'estero, ma nessuno lo sa - denuncia la Coldiretti - perché non è obbligatorio riportarlo in etichetta. Dalle frontiere italiane passano ogni giorno 24 milioni di litri di latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all’insaputa dei consumatori. Complessivamente in Italia - sottolinea la Coldiretti - sono arrivati 8,6 miliardi di chili in equivalente latte (fra latte liquido, panna, cagliate, polveri, formaggi, yogurt e altro) che vengono utilizzati in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori e a danno degli allevatori perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. Ad essere spacciato come italiano è il latte proveniente in cisterne soprattutto da Germania, Francia, Austria, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia e Olanda. In particolare si assiste ad un sostanziale aumento dell’import dei Paesi dell’Est (+18% Ungheria, +14% Slovacchia, +60% Polonia) e una diminuzione di quello importato dai Paesi dell’Ovest (-7% dalla Germania e -13% dalla Francia), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2014. Ci sono però anche le cagliate da impiegare nella produzione di mozzarelle che arrivano principalmente dai Paesi dell’Est per un quantitativo che ha raggiunto il milione di quintale all’anno ed è diretto per un terzo in Campania. E tra i Paesi esportatori la Lituania negli ultimi 3 anni ha triplicato le spedizioni in Italia.
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