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Agricoltura, in tre mesi perse oltre 13mila aziende

L’analisi sulla natalità e mortalità delle imprese relativa al primo trimestre 2012 è di Movimprese

Roma – Perde colpi l’impresa agricola. Stando infatti a quanto segnalato oggi a Lecce dal presidente Unioncamere Ferruccio Dardanello con l’analisi Movimprese sui dati relativi alla natalità e mortalita' delle imprese italiane nel primo trimestre dell'anno il comparto segna un arretramento. Il rapporto segnala in particolare che sono più le aziende agricole che chiudono, di quelle che nascono e l’agricoltura è il settore produttivo che ha il saldo negativo maggiore (–13.335 unità).

Complessivamente, a livello nazionale nei settori produttivi -  si registrano meno iscrizioni e piu' cessazioni. Nel primo trimestre del 2012 si e' dunque allargata la forbice della vitalita' delle imprese tra chi sceglie di entrare sul mercato creando una nuova attivita' (sono stati in 120.278 tra gennaio e marzo) e chi, al contrario, ne e' uscito (in tutto, 146.368). Nel dettaglio, rispetto allo stesso periodo del 2011, le iscrizioni sono diminuite di 5mila unita' mentre le cessazioni sono aumentate di ben 12mila unita', con il risultato di un saldo del periodo pari a -26.090 imprese. Praticamente il triplo in meno rispetto ai primi tre mesi del 2011, quando erano mancate all'appello 9.638 imprese. Nello specifico in termini relativi, la riduzione dello stock delle imprese nel primo trimestre e' stata pari al -0,43%, contro il -0,16% del 2011. Nel dettaglio i sono perse 10mila imprese al Sud, 15mila tra gli artigiani. Tengono solo societa' di capitale ( 7.000 in piu') e coop (1.000 in piu').


Il dato Unioncamere sul settore primario è in linea con una tendenza alla razionalizzazione che si registra da diversi anni, ma è anche – commenta il presidente di Confagricoltura Mario Guidi - il segno di una sofferenza in cui si trovano ad operare tante imprese agricole che non trovano margini di redditività”.

Mario Guidi ricorda come “tutte le analisi qualitative fino ad oggi condotte tendano ad individuare un ristretto raggruppamento, di circa il 2% delle imprese esistenti in grado di generare massa critica. Si tratta di circa 30-32 mila imprese da cui deriva gran parte del fatturato, del valore aggiunto e dell’occupazione del sistema agricolo nazionale”.

“Che la crisi faccia sentire i suoi effetti e aggravi la situazione è fuori discussione ed il dato Unioncamere sulla nascita e sulla chiusura delle aziende agricole lo conferma – commenta il presidente di Confagricoltura -. Non vorrei però che emergesse dalle analisi sulla crisi l’immagine di un’agricoltura che si arrende. Ci sono imprese agricole strutturate, moderne e competitive che hanno messo in atto, già da tempo, precise strategie per fronteggiare le criticità. Come è emerso nell’indagine che abbiamo svolto recentemente con il Censis, le imprese più evolute hanno adeguato gli impianti e le strutture produttive (il 75% delle aziende più evolute), ridefinito le politiche di vendita (59%), riorganizzato le procedure di lavoro (57,3%), individuato nuove produzioni e colture (51,7%), ridefinito le funzioni di vertice (30,3%). Solo il 3,7% del campione intervistato non ha apportato alcun cambiamento”.

La riduzione del numero delle imprese in Italia – commenta Coldiretti - è dovuta per oltre la metà al calo di 13.335 unità registrare in agricoltura, dove a pesare insieme alle difficoltà di mercato sono l’aumento dei costi e la stretta creditizia. A marzo i prezzi pagati agli agricoltori - sottolinea la Coldiretti - sono scesi del 2,3 per cento rispetto allo scorso anno mentre si è verificato un aumento dei costi a partire dal gasolio, rincarato del 44 per cento. Il credit crunch ha colpito anche i campi dove - continua la Coldiretti - sei imprese agricole su dieci hanno difficoltà ad accedere al credito, con il costo del denaro in agricoltura che ha raggiunto il 6 per cento e risulta superiore del 30 per cento a quello medio del settore industriale. Una situazione di difficoltà che - conclude la Coldiretti si aggiunge agli effetti dei danni da maltempo ed anche le preoccupazioni per l’applicazione della nuova Imu.

in data:18/04/2012

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