Filiera Corta
Alimentare, ecco i motivi per i quali si butta il cibo
Dal rapporto 2013 di Knowledge for Expo e Waste Watcher emergono i 9 spreco-tipo italiani. La motivazione più comune è relativa alla scadenza
Roma- Uno spreco alimentare settimanale per famiglia calcolato tra 4,81 ai 13 euro. Il dato emerge dal rapporto 2013 di Knowledge for Expo e Waste Watcher che ha indagato sulle cause degli sprechi in modo da progettare e promuovere policies di comportamento efficaci a favorire la riduzione concreta dello spreco. Lo studio ha individuato una segmentazione di 9 spreco-tipi italiani, rilevati secondo motivazioni che gli intervistati hanno indicato come cause primarie nella pratica del ''buttare via del cibo''. Fra queste cause primeggia la motivazione per cui il cibo ''aveva fatto la muffa'' (38,94%) o ''era scaduto'' (32,31%), o ''era andato a male fuori dal frigo nel caso di frutta e verdura'' (26,69%), o ancora perche' ''l'odore o il sapore non sembravano buoni'' (25,58%). In misura sensibilmente inferiore sono state indicate cause come ''l'aver cucinato troppo cibo'' (13,29%), l' ''aver calcolato male gli acquisti'' (13,15%), o addirittura motivazioni piu' ''capricciose'' come l'aver acquistato ''cose che non piacevano'' (6,61%).
Nel dettaglio lo studio ha poi individuato 9 spreco-tipi risultanti da un algoritmo di clustering, in cui sono raggruppati gli individui che hanno indicato la stessa combinazione di possibili cause. Ogni Spreco-tipo e' stato rappresentato utilizzando la tecnica del clouding: ciascuna tipologia e' quindi descritta mediante una nuvola delle cause dello spreco che la connota e la grandezza del testo e' proporzionale al risultato di uno specifico test di significativita' statistica. Il 35% degli intervistati appartiene alla categoria meno sprecona, il ''sensoriale che getta solo se costretto''. Questo spreco-tipo di italiani getta in media solo 4.81 euro settimanali per nucleo familiare, e ritiene che ''la quantita' di cibo giornalmente buttato rappresenti per il pianeta un problema molto grave''. Questi italiani gettano via solo ''se costretti'' da una oggettiva non fruibilita' dei cibi in questione.
Non si tratta dunque di italiani che cucinano troppo (sono molto decisi nel dirci no a tale possibile causa), ne' imputano alla grandezza delle confezioni lo spreco da loro generato. Altri tre spreco-tipi si collocano al di sotto della media dei 7,06 euro di costo-spreco settimanale per famiglia. C'e' innanzitutto l' ''ignaro un po' marginale'' (6,01%). E' un gruppo di italiani che non conosce le cause dello spreco, probabilmente vive in una condizione piuttosto marginale. E' uno spreco-tipo che non sa rispondere a buona parte dell'indagine Swg sugli orientamenti ed e' emblematica l'assenza sostanziale di opinioni. Il titolo di studio piu' diffuso in questo gruppo e' la media inferiore, gli intervistati dichiarano di ignorare la differenza tra la data di scadenza di un cibo e la dicitura '.....da consumarsi preferibilmente entro..', e di essere disinteressati alle discussioni politiche. L'eta' e' leggermente piu' anziana ma non sembra una chiara determinante della tipologia. E ci sono poi il ''nostalgico autoisolato, arreso ma senza cause precise'' (5,21%) e il ''cliente della spesa grande, ma tifoso del fresh'' (15,22%): due spreco-tipi che gettano settimanalmente 5,06 euro e 6,97 euro per nucleo familiare. La seconda tipologia si sviluppa fra lavoro e casa nelle periferie delle citta' del nord con uno stile di acquisto legato alla grande distribuzione, della quale lamentano una scarsa capacita' di conservare frutta e verdura. Questo Spreco-tipo sembra un ottimo consumatore di prodotti freschi, di localita' vicine, e' sensibile notevolmente ai temi di una sana alimentazione sostenibile, nonche' piu' genericamente ai tempi ambientalisti. Lo stile di alimentazione e' caratterizzato dalla voglia di cibi freschi (tanta frutta e tanta verdura comunque), ma il bilancio di tempo li porta invece a non poter approvvigionarsi nella piccola bottega di quartiere.
Al di sopra della media dei 7,06 euro di costo-spreco settimanale per famiglia si collocano 5 spreco-tipi: il ''fanatico del cotto e mangiato'', il ''cuoco esagerato'', ''l'illuso del packaging'', ''lo sperimentatore deluso'' e ''l'accumulatore ossessionato''. Si tratta di gruppi di italiani caratterizzati comunque un valore dello spreco che tocca punte di quasi 13 euro alla settimana (e' il caso di dell'Accumulatore Ossessionato). Se ai 5 Spreco-tipi del box sopra si aggiunge la tipologia precedente ''dei tifosi del fresh'', con uno spreco medio simile a quello globale, si raggiunge una percentuale della popolazione italiana ragguardevole, ossia il 54% circa. Si tratta di italiani che in generale mostrano un tenore di vita medio-alto, con declinazioni del tempo, dello stile di vita, delle propensioni valoriali differenti, ma che denotano un livello di capacita' di reazione importante a eventuali azioni politiche di supporto alla riduzione degli sprechi. Ma qui emerge la contraddizione di fondo: piu' elevata e' la partecipazione a modalita' attive e moderne di vita sociale e maggiore sembra ''il rischio'' di generare spreco. La relazione tra spreco medio e spesa media e' infatti positiva: all'aumentare della spesa aumenta la quantita' di spreco generato. Stessa cosa accade per il numero di componenti della famiglia, con un'intensita' della relazione pero' piu' bassa. Fa aumentare lo spreco anche l'aumentare della quota degli acquisti di cibo pronto, consumato al bar e al ristorante. La relazione e' negativa invece con l'eta': piu' si invecchia meno si spreca. La relazione tra lo spreco pro-capite e la spesa per consumi (entrambe settimanali) rileva che a livelli di spesa pari a 100 euro corrisponde uno spreco pro-capite di poco piu' di 1,5 euro. All'aumentare della spesa, aumenta lo spreco pro-capite, con un'elasticita' via via crescente fino ad arrivare ad un punto di ''saturazione'', corrispondente circa ai 350 euro di spesa media settimanale; oltre tale soglia lo spreco diventa costante e indipendente dall'incremento della spesa, ovvero verosimilmente del reddito.