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Aviaria, richiesta la collaborazione dei magistrati di Padova, Pavia e Verona
Per il presunto traffico di virus dell'influenza aviaria oltre alla Procura di Roma dovranno essere impegnati anche i magistrati inquirenti di Padova, Pavia e Verona. A deciderlo è il gup del tribunale della Capitale, Michela Francorsi, che ha lasciato agli inquirenti di piazzale Clodio i soli casi connessi alle false attestazioni e rivelazione di segreto d'ufficio. Per tutto il resto i magistrati dovranno passare le carte ai colleghi. I reati contestati, a seconda delle singole posizioni, andavano dalla ricettazione alla corruzione, dalla somministrazione di medicinali in modo pericoloso per la salute pubblica alla tentata epidemia, dalla concussione all'abuso d'ufficio.
A suo tempo sono finite sotto accusa 41 persone, tra dipendenti del ministero della salute, dirigenti degli istituti zooprofilattici sperimentali di Padova e Teramo, alcuni professionisti legati ad aziende farmaceutiche. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ipotizzava che dal 1999 al 2003 era stata attiva una associazione per delinquere che avrebbe utilizzato virus altamente patogeni del tipo H9 e H7N3, di provenienza illecita. Il tutto allo scopo di "di produrre in forma clandestina, senza la prescritta autorizzazione ministeriale, specialita' medicinali ad uso veterinario, procedendo poi, sempre in forma illecita, alla loro commercializzazione e alla loro somministrazione agli animali avicoli di allevamenti intensivi" del nord Italia. In questo modo si sarebbe determinato "il contagio di sette operatori del settore come accertato dall'Istituto superiore di sanita' e, quale misura di prevenzione, l'abbattimento di milioni di capi di polli e tacchini".