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Balsamico: no all'uso libero del termine
Il Consorzio Aceto Balsamico di Modena era in attesa da tempo delle motivazioni della sentenza emessa di recente dalla Corte di Cassazione. Nel momento in cui esse sono state rese note, il Consorzio precisa che “la sentenza, benché a nostro modesto avviso non abbia compreso appieno la portata giuridica del caso, non rappresenta affatto un ‘nulla-osta’ alla produzione di prodotti imitativi dell’Aceto balsamico di Modena e dell’Aceto balsamico Tradizionale di Modena e di Reggio Emilia. Tutt’altro: infatti, è proprio la Cassazione che con la frase ‘Il termine balsamico può essere liberamente utilizzato a condizione che siano in concreto rispettate le norme applicabili nell'ordinamento giuridico comunitario e, in particolare, in modo tale da non indurre in errore il consumatore” conferma la posizione da sempre sostenuta dai Consorzi”.
Con queste parole il Presidente del Consorzio Aceto Balsamico di Modena Cesare Mazzetti ha voluto sottolineare come non si possa mettere sul mercato prodotti imitativi delle tre specialità ‘balsamiche’ DOP e IGP, in modo tale da indurre in errore il consumatore, offrendo a quest’ultimo prodotti denominati ‘aceto balsamico’ o ‘condimento balsamico’ che assomiglino in tutto e per tutto al rinomato Aceto balsamico di Modena, e che evochino o addirittura enfatizzino le caratteristiche che lo hanno reso celebre, come il lungo invecchiamento, la preziosità, il ricordo di piccole o grandi botti etc.
Giova ricordare che la sentenza ha preso in esame un prodotto in bottiglia da mezzo litro dal colore paglierino, denominato ‘Condimento balsamico bianco’, e il giudice evidentemente non ne ha riconosciuto una possibilità di confusione con l’Aceto Balsamico di Modena IGP: “a nostro avviso – continua Mazzetti - anche in questo caso si sarebbe dovuta maggiormente considerare la evocazione fatta da quel nome ‘balsamico’ nel consumatore, che evidentemente ha pensato di acquistare un ‘aceto balsamico di Modena’ di colore bianco. E sfidiamo invece qualunque consumatore a descriverci quale sia ‘il profumo del balsamo’, cui si è aggrappata la difesa, poiché se tale parola viene distaccata dal concetto di aceto balsamico, allora essa può ricordare una varietà di concetti: dall’eucaliptolo degli sciroppi, alla forza della menta, alla dolcezza di certi shampoo, ma non certo il profumo dei tre celebri aceti emiliani! Ci troviamo in una situazione reale in cui il grande successo dei tre aceti balsamici di Modena e Reggio ha attratto mire speculative, e vi sono produttori a tutto disposti per poter vendere ad ignari consumatori una miscela di mosto, aceto e chissà che altro, prodotto senza alcuna garanzia, senza alcun invecchiamento certo, e senza alcun valore, spesso a prezzi esorbitanti. Si tratta di una vera e propria furbizia da quartierino, a spese di un gruppo di consumatori che si fanno letteralmente prendere in giro dal termine ‘balsamico’ scritto a grandi lettere su questi prodotti senza arte né storia, ed esistono purtroppo decine di questi prodotti sul mercato, specie nei negozi più raffinati: i Consorzi si faranno forti proprio delle parole della sentenza, che indica la necessità di agire caso per caso, per difendere gli interessi del prodotto e dei consumatori, continuando senza tregua una battaglia contro questi produttori”.
Una battaglia che ha anche una ragione ben più importante: infatti numerosi sono gli operatori esteri che stanno cercando di legalizzare il nome ‘aceto balsamico’ per produzioni fatte da loro, letteralmente derubando l’Emilia di una delle proprie specialità di maggior successo, con un danno economico che potrebbe in breve dimezzare vendite e reddito di questo prodotto locale, che proprio pochi mesi fa si è visto assegnare l’Oscar per la specialità più esportata tra tutte le DOP e IGP italiane