Filiera Corta
Bibita con ghiaccio, sorvegliata speciale dell'estate
Circa 1 locale su 4 produce e utilizza ghiaccio non conforme alle normative, risultando contaminato per una mancanza di attenzione igienica. Emerge da una ricerca condotta dall’Istituto nazionale ghiaccio alimentare
Roma- Con l’estate le bibite con ghiaccio sono le super sorvegliate: circa 1 locale su 4 produce e utilizza ghiaccio non conforme alle normative, risultando contaminato per una mancanza di attenzione igienica nella fase della produzione, della conservazione e della manipolazione. Emerge da una ricerca condotta dall’Istituto nazionale ghiaccio alimentare (Inga), in collaborazione con l’assessorato alla Salute della Regione Sicilia e le Asp della Regione
Non tutti, infatti, sono consapevoli del fatto- spiega una nota- che il ghiaccio alimentare, che sia utilizzato come refrigerante (ad esempio nelle preparazioni culinarie) o come ingrediente, va considerato a tutti gli effetti un alimento - e quindi trattato prestando la massima attenzione a come viene prodotto, manipolato e conservato -, con il risultato che la tendenza generale è quella di sottovalutare il rispetto di norme e prassi igieniche. Il ghiaccio può essere infatti contaminato da diverse specie di batteri e agenti chimici a causa dell’utilizzo di acqua non pura e/o di carenze igieniche in fase di stoccaggio, manipolazione e utilizzo, con conseguenze per i consumatori che vanno da piccoli disturbi che possono colpire un individuo sano, a effetti ben più gravi se a consumare ghiaccio contaminato sono bambini, persone anziane o malate. La problematica dell'uso del ghiaccio riguarda l'uso domestico che il fuori casa.
“Sebbene la situazione sia migliorata rispetto al passato, c’è ancora molta strada da fare. Un operatore su quattro non produce correttamente il ghiaccio alimentare” ha affermato Carlo Stucchi, presidente Inga. “Il passo fondamentale è prevenire situazioni ad alto rischio di contaminazione attraverso un’educazione consapevole alla produzione e all’utilizzo del ghiaccio, che tuttora stenta ad essere considerato un alimento.”