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Ccnl Alimentare, dal 9 maggio riparte lo stato di agitazione della categoria
Le Segreterie Nazionali di Fai, Flai e Uila, dopo una consultazione dei Segretari regionali per discutere e analizzare lo stato della trattativa per il rinnovo del Ccnl dell’industria alimentare, esprimono l’unanime disappunto della categoria per l’indisponibilità mostrata da Federalimentare a fissare una data di confronto, come pattuito in marzo, per proseguire in modo fattivo e proficuo il negoziato. In un momento- si legge in una nota- in cui le lavoratrici e i lavoratori del settore hanno consentito e garantito, grazie ai propri sacrifici e al proprio impegno, che non ci fosse carenza di prodotti alimentari, Fai, Flai e Uila ritengono ancora più urgente e fondamentale il rinnovo del Contratto Nazionale di lavoro con il quale rafforzare diritti e tutele, innovare le relazioni sindacali decisive in questa fase e rilanciare il settore oltre l'emergenza attuale.
Per questo, le Segreterie Nazionali e regionali di Fai, Flai e Uila hanno deciso di riprendere, a partire dal prossimo 9 maggio, tutte le iniziative di mobilitazione e di lotta (blocco degli straordinari e delle flessibilità), sospese lo scorso 10 marzo. A sostegno della mobilitazione sarà messa in atto una campagna di comunicazione rivolta alle aziende che occupano i 450 mila lavoratori del settore, per spiegare le motivazioni che costringono Fai, Flai e Uila a proclamare, per la seconda volta, lo stato di agitazione.
Inoltre, i Segretari Generali di Fai, Flai e Uila scriveranno a tutti i lavoratori del settore per spiegare le ragioni per le quali diventa necessario un loro pieno coinvolgimento in tutte le iniziative utili per arrivare al rinnovo del contratto.Nei prossimi giorni partirà una campagna di sensibilizzazione sui social che mirerà a informare il più possibile l’opinione pubblica sulla indisponibilità a rinnovare il contratto di lavoro a quelle lavoratrici e lavoratori che in questi mesi hanno contribuito, con tutte le difficoltà della fase di emergenza, a garantire la continuità produttiva e quindi la produzione dei beni essenziali per tutti i cittadini.