Filiera Corta
Caffè espresso, la passione italica cade sulla conoscenza della bevanda
Da una recente indagine condotta da Apertamente Ricerche emerge che un 25 per cento degli intervistati sarebbe disposto a pagare anche più di un euro per una tazzina. La cultura sul prodotto è appartenente ad una minoranza
Roma – Un 25 per cento degli italiani sarebbe disposto a pagare il caffè più di un euro. A rilevarlo è una recente ricerca di Apertamente Ricerche. L’indagine, compiuta su un campione di individui adulti in età 25-75 anni di entrambi i sessi e realizzata su tutto il territorio nazionale su una rilevazione telefonica continuativa (dalla 7° alla 29° del 2013- primo semestre), mette però in evidenza che chi dichiara di essere disposto a pagare più di 1 euro per un caffè cita motivazioni generiche e coerenti con la propria scarsa conoscenza del mondo del caffè stesso: si spenderebbe infatti più di 1 euro qualora il caffè avesse un buon gusto, una buona qualità ed una marca/un distributore noti. Allo stesso tempo gli intervistati non sanno citare – dicono i ricercatori- altri indicatori di eventuale eccellenza del caffè.
L’indagine, realizzata in collaborazione con la rivista on-line Coffee Taster, è stata calibrata per capire il tipo di consumo medio. Dai risultati emerge che il 78% beve caffè espresso, il 7% caffè d’orzo, il 3% Ginseng, 12% nessuno dei precedenti. Il 91% degli uomini beve caffè espresso, le donne sono il 67 % . Sulla bevanda che è più scelta al bar è emerso invece che circa un 5% parla di caratteristiche di prodotto (aroma, ‘dare la carica’), mentre un 7% circa tende ad essere abitudinario e quindi a non fidarsi di eventuali innovazioni. Il driver principale alla scelta del bar dove consumare caffè sembra essere la comodità, seguita dal consiglio di amici/dalla localizzazione (in centro), come indicatori presumibilmente di qualità, ed infine anche dalla preferenza personale (fattore tuttavia non preponderante, a segnalare forse lo scarso expertise personale).
Si conferma inoltre come gli intervistati siano scarsamente in grado di valutare la qualità del caffè: il 74% dà infatti una risposta intermedia. Quasi il 60% degli intervistati ritiene che il caffè bevuto al Ristorante sia peggio di quello consumato al bar.
L’86 per cento degli intervistati non utilizza capsule o cialde a casa, mentre il 14 per cento le utilizza per comodità praticità d’uso, perché non sporcano o ancora per una buona percezione di gusto del prodotto finale o per l’assortimento e la a varietà di scelta . Infine la cultura sul mondo del caffè si conferma appartenente ad una minoranza, ma anche all’interno di essa in realtà essa è confusa e non precisa (non si conosce il vero significato della parola Monorigine) Si cita soprattutto l’Arabica, seguita ad una certa distanza dalla Robusta; minoritari riferimenti a Colombia, Brasile e Kenia