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Cibo "Doc" per scuole e ospedali

Arriva, per la prima volta in Italia, nelle strutture sanitarie ed educative l'alimentazione di qualità. Il paniere dovrà essere composto da un 25% di prodotti a denominazione di origine, da un 15% da carne biologica e da un 20% da pesce

Roma - Per la prima volta in Italia arrivano gli appalti verdi per le mense di scuole e ospedali gestite dalla pubblica amministrazione che devono garantire solo frutta e verdura di stagione, almeno il 25 per cento di prodotti a denominazione di origine (Igp e Dop), almeno il 15 per cento di carne biologica mentre almeno il 20 per cento del pesce deve provenire da acquacoltura bio. Lo rende noto la Coldiretti in occasione della Biodomenica, che si festeggia in tutta Italia a partire dai Fori Imperiali a Roma.

Complessivamente si calcola che durante l’anno scolastico siano oltre 200 milioni i pasti biologici serviti soprattutto in nidi, scuole materne e primarie ma da un sondaggio condotto dal sito www.coldiretti.it emerge che la ristorazione scolastica non soddisfa tre italiani su quattro (77 per cento) perche’ si ritiene nel 64 per cento dei casi che debba essere migliorata con prodotti locali e biologici, mentre è troppo costosa per l’8 per cento e offre un menu poco variato per il 5 per cento.

La novità assoluta degli appalti verdi, che devono essere recepiti da Comuni, Province e Regioni, è una risposta a questa esigenza con la qualità e la stagionalità dei prodotti offerti che entra finalmente - sottolinea la Coldiretti - nelle gare d’appalto degli Enti pubblici grazie all’introduzione di “Criteri ambientali minimi per il servizio di ristorazione collettiva e la fornitura di derrate alimentari” , previsti nell’ambito del Piano d’Azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica Amministrazione (cosiddetta Public Procurement) pubblicati sulla Gazzetta ufficiale.

Al normale requisito base del prezzo più vantaggioso - precisa la Coldiretti - si affianca un meccanismo di punteggio che premia prestazioni ambientali, sociali o di fornitura di prodotti tipici meno diffusi e talvolta più costosi. In questo modo anche chi propone alimenti di qualità può dunque concorrere, nella fornitura di alimenti, senza vedere compromesso in partenza l'esito della gara, favorendo l’innovazione e il miglioramento socio ambientale del mercato.

Una grande opportunità per i cittadini italiani che possono contare sul fatto che l'Italia è l’unico paese al mondo che - precisa la Coldiretti - puo' contare sulla leadership europea nella produzione biologica e nell'offerta di prodotti tipici con ben 229 denominazioni di origine riconosciute a livello comunitario e 4.606 specialita' tradizionali censite in tutte regioni. Un paniere di specialità che è oggi piu’ facilmente accessibile grazie alla rete di aziende agricole e di mercati degli agricoltori di Campagna Amica che vendono direttamente il proprio prodotto da campo alla tavola.

Come per il cibo fornito nelle mense, i criteri ambientali riguardano anche tutti i tipi di appalti relativi alla fornitura di derrate alimentari. Frutta, verdure e ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, polenta, pomodori e prodotti trasformati, formaggio, latte Uht, yogurt, uova, olio extravergine, devono provenire per almeno il 40 per cento da produzione biologica e, per almeno il 20 per cento, da “sistemi di produzione integrata”, da prodotti Igp, Dop e Stg.

Il meccanismo - continua Coldiretti - prevede poi una serie di criteri premianti che consentono di assegnare un punteggio a chi si impegna ad utilizzare prodotti alimentari caratterizzati dalla minore quantità di emissioni di gas a effetto serra espressi in termini di CO2 equivalenti lungo il ciclo di vita. Niente piu’ dunque ciliegie a Natale per combattere l’emissione di gas ad effetto serra. Il consumo di frutta e verdura fuori stagione proveniente da migliaia di chilometri di distanza - sottolinea la Coldiretti – è infatti del tutto ingiustificata perché si tratta spesso di prodotti poco gustosi e saporiti, essendo stati raccolti ad un grado di maturazione incompleto per poter resistere a viaggi di migliaia di chilometri percorsi su mezzi inquinanti che liberano nell'aria gas ad effetto serra. E’' stato calcolato che - precisa la Coldiretti - un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l'emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall’Argentina deve volare per piu’ di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio, che liberano 20,1 chili di anidride carbonica attraverso il trasporto con mezzi aerei.

La nuova normativa - conclude Coldiretti - riguarda anche il trasporto degli alimenti oggetto del contratto di appalto. Tra i criteri previsti quelli di effettuare attività di deposito e trasporto delle merci mediante soluzioni collettive come il magazzinaggio comune e gli spostamenti a pieno carico degli automezzi, con conseguente riduzione del numero di viaggi, nonché organizzare e attuare sistemi di mobilità sostenibile del personale assegnato alla commessa. Si assegnano, inoltre, punteggi in proporzione alla minore distanza intercorrente tra luogo di cottura e di consumo (espressa in chilometri).

in data:09/10/2011

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