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Cibo: tra bene comune e libero mercato

ll caso dell'olio di palma apre un dibattito anche sulla capacità di autodeterminazione economica di Paesi considerati fino ad oggi Terzo Mondo

Secondo l’Enciclica di Papa Francesco "Laudato Si’" il cibo, l’acqua, l’aria e più in generale la natura sono considerati "beni comuni" dei quali l’umanità, che in passato ne ha abusato, dovrebbe disporre in modo misurato e attento. In quale modo il libero mercato riesce a garantire in modo sostenibile l’utilizzo dei "beni comuni"?

 

"Il libero mercato ha lo scopo di allocare le risorse scarse in un modo efficiente secondo i prezzi variabili tra l’offerta dei produttori e la domanda dei consumatori. L’alternativa è quella di distribuire i beni secondo la volontà singola di uno Stato. Il fatto che nei mercati i prezzi siano variabili è la cosa più importante perché determina massima flessibilità e condizioni variabili, e quindi il libero mercato essere risulta e molto più adattabile e agile. Non esiste infatti una singola autorità che abbia le conoscenze necessarie per regolare queste risorse in modo misurato e attento". 

In una visione Cattolica dove si coniugano libero mercato, sostenibilità e sviluppo come possono i Paesi più avanzati aiutare i Paesi ancora in via sviluppo?  

"I Paesi più avanzati possano aiutare i Paesi in via di sviluppo aprendo i loro mercati allo scambio libero dall’estero. Vari Papi di recente elezione hanno sottolineato che il problema economico attuale è quello in virtù dei quali si verifica un’ "esclusione": i paesi poveri sono, cioè, esclusi dai mercati globali, mentre la soluzione è allargare piuttosto che limitare i mercati".

Esiste una ricetta economico/sociale che riesca a coniugare interesse economico e bene comune?

"Non esiste una ricetta unica. Come ho già detto, i mercati sono adattabili alle circostanze, ma hanno bisogno di uno stato di diritto stabile e prevedibile. Ovviamente gli uomini sono i protagonisti dei mercati ed è demandato a loro il compito di impegnarsi ad essere onesti, prudenti, diligenti e quant’altro. In sintesi i mercati non possano essere eticamente e moralmente giusti senza persone che lo siano altrettanto".


E' di questi mesi la polemica che sta facendo discutere molto l'Europa sull'utilizzo dell'olio di palma prodotto in Malesia. Pensa che possa essere invece considerata come una "best practice" per quanto riguarda la coniugazione libero mercato, cibo, sostenibilità e sviluppo?

"Non posso dire nulla sulla Malesia in quanto non conosco quella specifica situazione. Ma mi sembra importante lasciare questi paesi liberi di trovare una soluzione alle situazioni che si trovano ad affrontare e di non pregiudicarle da lontano. Mi permetto di dire che è indispensabile agire con umiltà anche nel momento in cui si affronta un’analisi di natura economica".


I produttori affermano che l’olio di palma abbia aiutato molto la Malesia a diminuire il livello di povertà in modo sensibile. Possiamo trovare in questo esempio un riscontro con le parole di Papa Francesco?

"Può essere. Nell’economia, la tentazione è sempre di dire "abbiamo trovato la soluzione unica" e mettere tutte le risorse in quell'unico canestro. La gente comune, di solito, ricorre al buon senso e analizza autonomamente le circostanze. In assenza di questi presupposti importanti, bisognerebbe approfittare delle esperienze altrui. Ciò significa, per quanto mi riguarda, che i mercati più larghi siano da preferire rispetto a quelli limitati che rischiano di vedersi dominati dai poteri presenti ovunque".  

in data:10/11/2015

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