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CuSvi, un circolo culturale che serve portate di film e vuole riprendere a mangiare i cibi perduti a Castelfranco Veneto

In una villa villa veneta di fine ‘600 con affreschi e un’atmosfera che ricorda gli incontri di alchimisti è nato un hub per la ricerca e lo sviluppo culinario. A capo del progetto Nicola Dinato del ristorante stellato Feva

Treviso- Ambasciatore e profondo amante del territorio veneto, Nicola Dinato del ristorante stellato Feva ha voluto fare qualcosa di più per il suo luogo d’appartenenza, è promotore di ingredienti, tradizioni e cultura: «E' l'unico modo per affermarci e durare nel tempo». Ecco come nasce CuSvi, laboratorio di ricerca per lo sviluppo culinario, fervido circolo culturale, perché "siamo ciò che mangiamo" non è solo un leitmotiv passeggero, loro vogliono fare di più, il progetto è ambizioso, quello di rivoluzionare il concetto di gastronomia. La loro sede, il loro hub, è una villa veneta di fine ‘600 con affreschi e un’atmosfera che ricorda gli incontri di alchimisti, un po’ quello che sono: un co-working per connettere i pensieri della cucina italiana attraverso un manifesto, quello della Cucina Madre. “Si parte dalla terra, dagli ingredienti che stanno per scomparire perché non rispecchiano i dettami della Gdo, ma che hanno fatto crescere i nostri avi, fino ad arrivare al digitale. Vuole essere un luogo dove specialisti o appassionati del settore agroalimentare potranno incontrarsi, discutere, approfondire argomenti e soprattutto fare sinergia insieme per la crescita del sistema” racconta Nicola Dinato.

Ma da dove nasce quel progetto ambizioso? Nicola Dinato ha girato molto prima di stabilirsi a Castelfranco Veneto per il suo Feva: Michel Roux jr a Londra, Alain Ducasse a Montecarlo, Ferran Adrià a Roses, Grant Achatz a Chicago. “All’estero si collabora di più, si fa rete, me lo insegnano quotidianamente dai nostri cugini francesi”- da vicino, dato che la moglie di Nicola è proprio d’oltralpe- “Sono moltissime le eccellenze della cucina italiana, ma c'è la tendenza a isolarsi, a pensare solo a se stessi, ognuno combatte da solo la propria battaglia”. Ma chi sono i fondatori del progetto? Oltre a Dinato ci sono un tecnologo alimentare, un web designer, un vivaista e un altro cuoco, che però ha studiato disegno industriale e sta lavorando sul design della tavola. Ma sono diversi gli spin off di Cusvi: Evoelements, startup che sviluppa ingredienti per una gastronomia creativa 100% italiana vicina alla natura e Agrirêve che si impegna a salvaguardare la biodiversità agricola, come risorsa per il futuro. “Il nostro oro, il nostro petrolio è proprio la cucina, l’Italia dovrebbe essere meta del Gran Tour culinario da tutta Europa, come a fine ‘800, per questo bisogna alzare di livello microrealtà agricole che stanno per scomparire, voglio lasciare qualcosa a mia figlia, non voglio che con il cambio generazionale lei perda anche la possibilità di conoscere dei prodotti della sua terra”. E poi la possibilità di scegliere, di essere informati: “Non dobbiamo subire la violenza di dover mangiare un pomodoro realizzato in laboratorio, è giusto essere informati e poter decidere della propria alimentazione”.

Tanto fermento e tanti spunti: Indovina chi viene a cena? Una rassegna cinematografica, divisa in diverse date, con lo scopo di avvicinare il pubblico al mondo della cucina: non a caso i titoli selezionati costituiscono le portate di un succoso menu che apre con il benvenuto dello chef, prosegue con gli antipasti, per poi passare ai primi e secondi piatti e concludersi con il dessert.

Per il benvenuto dello chef troviamo Miseria e Nobiltà di Mario Mattoli e due documentari che si collocano, per contenuti, agli antipodi rispetto alla prima proiezione: El Bulli, l’últim vals, un mediometraggio di Vicenç Asensio che rivela allo spettatore l’ultimo servizio del ristorante del celebratissimo Ferran Adrià e di Noma, My Perfect Storm di Pierre Deschamps.  Tre gli antipasti previsti: La cena di Ettore ScolaIl pranzo di Babette di Gabriel Axel e Mangiare, bere, uomo, donna di Ang Lee. Un trittico di opere cinematografiche che pone l’attenzione sulla funzione sociale del cibo.  Tra i primi piatti troviamo un confronto tra diverse culture: dal cartone animato della Pixar Ratatouille di Brad Bird e Jan Pinkava, seguito da Soul Kitchen di Fatih Akin, Il sapore del successo di John Wells e Tampopo del giapponese Jûzô Itami. Tra i secondi piatti figura un tris di documentari di registi americani: Mondovino di Jonathan Nossiter, oltre a due produzioni che affrontano la piaga sociale del cibo spazzatura: Super Size Me di Morgan Spurlock e il meno noto Food Inc di Robert Kenner. Per dessert lo chef consiglia invece un “assaggio di grottesco”: la grande abbuffata di Marco Ferreri, Delicatessen di Jean-Pierre Jeunet e Marc Caro e Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante di Peter Greenway.

E nulla è lasciato da Feva, anche il menu, una guida gastronomica che scandaglia le tre dimensioni umane: Anima, Corpo, Mente. Nulla di simile o tracciabile per l'Anima, estro creativo dello chef; sostanza, legame profondo al territorio per il Corpo, che in estate, secondo natura, vede un' esplosione dei prodotti dell'orto nei piatti; infine la Mente, il ricordo, il pensiero, i piatti classici di Feva, menu di razionale confort e riconoscibilità che si trova nei paccheri alla carbonara di canestrelli e pesto di ricci di mare o nel baccalà mantecato. E sempre con la volontà di avvicinare alla cucina sono i prezzi, più che meritati.

Camilla Rocca

in data:15/01/2017

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