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Dai salumi per musulmani alle arachidi, il mercato tricolore cambia faccia
Molti giovani agricoltori stanno trasformando le paure degli italiani per l’immigrazione e per i cambiamenti climatici in brillanti idee imprenditoriali
Roma- Avanzano in Italia, sul fronte alimentare, nuove idee commerciali. Sono tanti infatti i giovani imprenditori agricoli che, con esperienze curiose e innovative, hanno trasformato le paure degli italiani per l’immigrazione, i cambiamenti climatici e le diversità in brillanti idee imprenditoriali destinate a cambiare il mercato del Made in Italy. Da chi ha aperto – segnala Coldiretti- le porte della propria azienda agli immigrati dedicando loro una speciale produzione di salumi preparati secondo regole halal e metodologia kosher, per le comunità musulmana ed ebraica, utilizzando pregiate carni di pecora e di capra, a chi ha sperimentato con successo la prima coltivazione di arachidi made in Italy, ora possibile con il surriscaldamento del Paese o creato un vero e proprio Eden di pregiati frutti tropicali, sfruttando a proprio favore i tanto temuti cambiamenti climatici. Da chi ha inventato la stravagante coltivazione su fondi di caffè, riutilizzando uno scarto tipicamente italiano che altrimenti sarebbe finito in discarica a chi ha invece coinvolto nell’intero ciclo produttivo persone con difficoltà di inserimento sociale o diversamente abili, donandogli dignità e gioia di vivere, ma anche offrendo in azienda diverse attività rivolte proprio a persone con problemi fisici e psicologici.
La crescita di opportunità nel settore agricolo è dovuta al fatto che negli ultimi anni si sono sviluppati all’interno del settore nuovi mestieri con circa il 70 per cento delle imprese giovani che - continua la Coldiretti - opera in attività multifunzionali: dall’agriturismo alle fattorie didattiche fino agli agriasilo, dalla vendita diretta dei prodotti tipici e del vino alla trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio, ma anche pane, birra, salumi, agrigelati e addirittura agricosmetici. E così in Sardegna, per conquistare e non temere gli immigrati, Antonio Salis decide aprire alla produzione di salumi kosher e halal per le comunità musulmana ed ebraica, utilizzando pregiate carni di pecora e di capra. Tutti i suoi prodotti vengono controllati e certificati dall'Imam, la principale autorità religiosa per l'Islam e dal Rabbino.
L'integrazione religiosa non è quindi solo un valore per la pace e lo sviluppo, ma ha anche importanti riscontri sul cambiamento degli stili alimentari e comporta una conseguente innovazione sull'offerta delle imprese. Grazie a questa sua intuizione oggi Antonio riesce, nel rispetto di ogni cultura e religione, ad esportare dalla provincia di Sassari, i suoi rinomati salumi in tutto il mondo. In Sicilia, invece, se il clima ormai torrido preoccupa tutti, Andrea Passanisi lo trasforma in opportunità coltivando i primi avocado Made in Italy, frutto tipicamente tropicale che nella terra del sole trova davvero un clima adatto per raggiungere l’eccellenza. In un momento in cui la crisi ostacola le colture tradizionali l’abile produttore di Giarre, ai piedi dell’Etna, sceglie di dedicarsi alla coltivazione di frutti esotici e grazie al suo intuito oggi riesce ad esportare il prodotto in tutta Europa. E ancora in Toscana Marco Razzolini ha realizzato il suo grande sogno, quello di produrre arachidi italiane vincendo le iniziali perplessità di chi lo aveva scoraggiato all’inizio della sua avventura. E non solo perché le noccioline, dal sapore dolce, non convenzionale rispetto a quelle che siamo abituati a mangiare, sono squisite, ma anche perché ormai molte aziende agricole confinanti sono incuriosite ed interessate alla sua novità. A chi pensava che il suo sarebbe stato un suicidio imprenditoriale Marco ha dimostrato che non è solo possibile produrre arachidi in Italia ma che sono anche migliori rispetto a quelle in commercio e di importazione. Invece Daniele Gioia in Basilicata ha sperimentato la prima coltivazione di funghi recuperando fondi di caffè. Le conoscenze universitarie, la voglia di emergere e l’esperienza maturata nel corso del tempo in campagna hanno fatto si che il giovane lucano cominciasse a studiare il riutilizzo di un rifiuto tipicamente italiano, presente in tutte le case e in moltissimi esercizi commerciali, il fondo di caffè. Dopo varie sperimentazioni e analisi sensoriali sui funghi prodotti con questo metodo, oggi Daniele può dirsi fortemente soddisfatto e può affermare con successo di aver fatto di uno scarto da discarica un vero e proprio tesoro. Elena Comollo, infine, nella sua fattoria sociale in Piemonte, ha ideato nuovi percorsi che hanno permesso l'assunzione di ragazzi in situazione di grave svantaggio sociale, mettendo a disposizione la propria esperienza, il proprio tempo, gli spazi aziendali, i campi, i frutteti e tutti i processi agricoli dalla produzione alla trasformazione per facilitare la formazione e l'ingresso al lavoro di ragazzi a bassa contrattualità, favorendone la riabilitazione sociale. Tutte queste nuove esperienze - conclude la Coldiretti - dimostrano che il settore agricolo si è rigenerato con giovani di imprenditori che non si spaventano davanti delle nuove sfide, ma che, come spesso accade nei momenti di grande difficoltà, si impegna con successo per scoprire nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori.