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L'indirizzo

Domus Pinsa DeLuxe, ritorno alla storia buona della Capitale

Apre nel pieno centro della città, a pochi passi dal Pantheon, il quarto locale della famiglia Santini dedicato al cibo della tradizione dei romani

Roma- E sono tre, quattro con Velletri, il primogenito. A Roma, dopo le aperture dei locali all’Alberone e nella zona della Tuscolana, la Pinsa sbarca nel pieno centro della città in Via delle Coppelle 16\A, a pochi passi dal Pantheon.  L’Idea di colonizzare la Capitale con il suo passato e con la gustosa focaccia è della famiglia Santini, ristoratori dal 1956 quando Temistocle nella vicina località della provincia sorta nel territorio dei Colli Albani apri un’osteria poi ampliata, tramutata in trattoria e tramandata di generazione in generazione. Il progetto ora  si è moltiplicato dunque portando il verbo della Pinsa a tutti gli amatori della storia di Roma e in particolare ai turisti dell’Urbe in quanto il neonato ristorante, chiamato Domus Pinsa DeLuxe ha il suo habitat in uno  dei punti storici e culturali della metropoli laziale tra i più importanti per il valore artistico che rappresenta. E il ristorante è allestito in particolare all’interno del Palazzetto Cosmus Castaneus,  struttura edile dove abitò, da cardinale, Giovanni Battista Castagna, poi divenuto papa per soli 12 giorni dal 15 al 27 novembre 1590 con il nome di Urbano VII.

A chi fosse ignaro invece di cosa sia la Pinsa va ricordato che i romani la usavano come porta pietanze perché l'impasto del prodotto alimentare era talmente duro da non poter essere mangiato. Artefici invece del passo in avanti facendo diventare la Pinsa oggi un cult gourmet  furono i contadini che la lavorarono in maniera diversa usando più qualità di farine miscelate con erbe selvatiche e cuocendole su pietre incandescenti elevando così il  prodotto a  cibo quotidiano dei romani. Quanto invece alla proposta dei Santini va detto che la Pinsa è realizzata con forno a legna miscelando la farina di soia con quella di riso e di frumento integrale a cui si aggiunge lievito madre e una piccola percentuale di pasta acida essiccata. Le farine scelte sono tutte rigorosamente No Ogm e la lievitazione è di 120 ore, ben più lunga delle 72 ore tipiche della pinsa romana in modo da renderla  leggera e altamente digeribile, dietetica e morbida internamente e croccante all'esterno. Alla carta dunque si potranno ordinare pinse classiche e pinse speciali create con ingredienti  provenienti dalla vicina campagna romana. Ecco quindi, che nel rispetto della tradizione culinaria italiana, si potranno mangiare pinse alla carbonara, alla parmigiana o con la mortadella tanto per fare qualche esempio.

Gianluca Pacella

in data:12/07/2017

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