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Etichetta “a semaforo”, tutti contro la Gran Bretagna

Sale il numero dei Paesi europei che sostengono l'Italia nel boicottare il sistema inglese applicato ai prodotti alimentari venduti nelle sue grandi catene di distribuzione

Roma- Si allarga il fronte anti-etichetta “a semaforo”. Il sistema applicato dalla Gran Bretagna ai prodotti alimentari venduti nelle sue grandi catene di distribuzione sembra proprio non piacere a nessuno. Più che altro il forte disappunto italiano ha fatto breccia. Ad oggi i Paesi contrari sono in totale 14. il ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, durante il Consiglio Agricoltura dell'Ue, ha riferito di aver ottenuto il sostegno di altri cinque paesi membri (Ungheria, Bulgaria, Irlanda, Repubblica ceca e Polonia) oltre ai nove (Francia, Spagna, Cipro, Grecia, Romania, Portogallo, Lussemburgo, Slovacchia e Slovenia) che già si erano espressi a favore della posizione italiana durante il Consiglio Salute del 10 dicembre scorso. Intanto il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha aperto un nuovo fronte scrivendo al collega britannico William Hague.

Il "semaforo" e’ un sistema di etichettatura volontario finalizzato alla lotta all'obesità, un fenomeno sempre più grave nel Regno Unito, avverte i consumatori del rischio che comporta l'eccesso di grassi, sale e zuccheri negli alimenti che acquistano, ma lo fa in base a valutazioni quantitative indifferenziate, che non tengono conto del modo in cui i prodotti alimentari sono usati: per esempio, è normale bere una lattina di una bibita gassata, ma non si mette un'uguale quantità di olio sull'insalata, eppure il semaforo è rosso per la bibita (troppi zuccheri) come lo è per l'olio extravergine d'oliva (troppi grassi) perché prende come riferimento una dose massima giornaliera (daily intake) per 100 grammi di prodotto.

La lettera del ministro Bonino al collega britannico il 13 dicembre, secondo quanto hanno riferito fonti diplomatiche, è in risposta a una lettera di Londra su una questione riguardante il British Council in Italia. Alla fine della lettera, secondo le fonti, Bonino ha colto l'opportunità per sollevare la questione del "semaforo" per i prodotti alimentari, sottolineando l'importanza della questione per l'Italia sul piano europeo e sollecitando l'attenzione del ministero degli Esteri britannico anche al livello dei rapporti bilaterali fra i due paesi. De Girolamo, da parte sua, ha confermato che la battaglia continuerà con una nuova offensiva il 20 febbraio prossimo, nel Consiglio Competitività dell'Ue, che si occupa delle questioni riguardanti il mercato interno. A scendere in campo, questa volta, sarà il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. L'obiettivo è convincere la Commissione europea a mettere sotto esame il sistema volontario britannico, come un potenziale rischio per il mercato unico, e a ottenere che sia modificato. Il ministro delle Politiche agricole ha anche avvertito che, per aumentare la pressione su Bruxelles, potrebbe promuovere fra le imprese agroalimentari italiane un sistema, privato e volontario (le due caratteristiche per cui il "semaforo" britannico non si configura come una violazione delle norme Ue) per applicare l'etichetta 'made in Italy' che oggi l'Europa non consente di imporre per via legale.

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