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Etichetta d'origine, al via il countdown dell'approvazione
Sarà approvato martedì 18 gennaio dalla Camera dei deputati il disegno di legge che obbliga di riportare l'indicazione di provenienza
Roma - Poche ore di attesa ancora e l’etichetta d’origine sarà estesa a tutti i prodotti alimentari in Italia. La Camera dei deputati martedì 18 darà infatti il via libera alla legge che regolamenta la materia. Un provvedimento importante per il mercato e innovatore in Europa vista la battaglia che la stessa Italia sta conducendo a livello di Unione relativamente al regolamento Ue sulle informazioni alimentari ai consumatori.
L’iter legislativo della legge, dopo l’accordo tra maggioranza e opposizione che ha permesso un cammino istituzionale più veloce con lo stralcio in Senato di alcuni articoli che prevedevano un impegno di spesa, sarà approvato il prossimo martedì dalla commissione Agricoltura della Camera in sede legislativa.
Il testo di legge composto da 7 articoli ha nell'art. 4 il cuore pulsante del provvedimento vista che disciplina ''l'etichettatura dei prodotti alimentari'', stabilisce l'obbligo di ''riportare nell'etichettatura l'indicazione del luogo di origine o di provenienza e dell'eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di ogm in qualunque fase della catena alimentare'' per i prodotti alimentari ''trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati''. Ai decreti attuativi interministeriali il compito invece di ''definire i prodotti soggetti all'obbligo''.
Tra i prodotti che otterranno l'etichetta di origine le carni, che finora non l'hanno avuta (suini, salumi, carni di pecora, agnello e coniglio) e il latte a lunga conservazione. L’etichetta sarà anche per frutta, verdura trasformata ( ad esempio aranciate e spremute di arancia).
Infine va ricordato che il testo di legge prevede il rafforzamento del sistema sanzionatorio e di salvaguardia delle produzioni a denominazione protetta (art.2), delle produzioni italiane (art. 3) , di quelle per la produzione e il commercio dei mangimi (art.6) che arriva a prevedere sanzioni amministrative fino a 66.000 euro ''salvo che il fatto costituisca reato''.