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Eurozona: le scelte greche non preoccupano l'agroalimentare
L'uscita dalla moneta unita del Paese ellenico non dovrebbe influire sul comparto secondo Nomisma. La Grecia assorbe meno del 2% dell'export delle imprese tricolori, mentre il Belpaese rappresenta il principale mercato di sbocco dei loro prodotti
Roma- Il paniere di prodotti esportati dalla Grecia è "notevolmente" differente da quello italiano, perciò un'eventuale uscita dall'euro "non dovrebbe preoccupare particolarmente le imprese agroalimentari" nostrane. E' l'analisi realizzata da Nomisma a poche ore dal referendum ellenico del 5 luglio. "Un'eventuale uscita dall'euro da parte della Grecia non dovrebbe preoccupare particolarmente le imprese agroalimentari italiane - hanno spiegato Andrea Goldstein e Denis Pantini, ricercatori di Nomisma -. Paradossalmente rischia di limitare i possibili effetti positivi derivanti da una svalutazione competitiva per le stesse imprese greche. La capacità esportatrice dell'agroalimentare ellenico è sostanzialmente contenuta, e a causa della dipendenza dall'import per i principali input produttivi (come agrofarmaci, fertilizzanti, mangimi e macchinari) una svalutazione si tradurrebbe in costi superiori per le imprese".
La Grecia, secondo lo studio di Nomisma, assorbe meno del 2% dell'export delle imprese agroalimentari italiane (poco più di 608 milioni di euro nel 2014 rispetto a un totale di 34,3 miliardi di euro), mentre al contrario l'Italia rappresenta il principale mercato di sbocco per le aziende greche (14,8% del totale delle esportazioni agroalimentari greche). I principali prodotti esportati in Italia sono prodotti ittici (30%), olio d'oliva (21%), cereali (12%) e prodotti lattiero-caseari come yogurt e feta (11%). Dall'altra parte i principali prodotti agroalimentari italiani esportati in Grecia nel 2014 sono stati: carne fresca e stagionata (12,4%), caffè (11,8%), mangimi animali (9,8%). Per l'istituto di ricerca bolognese "un'eventuale uscita della Grecia dall'euro e il ritorno della dracma renderebbe indubbiamente più costose le importazioni dall'Italia, con il rischio di una loro eventuale sostituzione con prodotti nazionali. In più la svalutazione renderebbe più convenienti i prodotti ellenici rispetto a quelli dei diretti concorrenti. La minaccia di una svalutazione non è però particolarmente grave per le nostre imprese esportatrici. Il paniere di prodotti esportati dalla Grecia differisce notevolmente dal nostro e anche per quanto riguarda i mercati di destinazione non si rileva una significativa sovrapposizione".