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Filiera Corta

Frena il carrello della spesa. In calo i prezzi al consumo

Il report dell’Istat di luglio segnala una diminuzione su base mensile e un rallentamento del tasso di crescita

Roma – Dopo mesi di alta temperatura, i prezzi per i prodotti con maggiore frequenza acquistati dai consumatori diminuiscono su base mensile dello 0,5% e il tasso di crescita tendenziale scende al 4,0% (+4,4% a giugno); quelli dei prodotti a media frequenza di acquisto segnano un rialzo congiunturale dello 0,6%, mentre il relativo tasso di crescita tendenziale si porta al 2,8% dal 3,0%. A darne notizia è l’Istituto nazionale di statistica (Istat).

Tra le prime a radiografare il dato relativo al settore alimentare è Coldiretti . Il calo dell’1,5 per cento dei consumi alimentari - commenta l’organizzazione agricola di Palazzo Rospigliosi - ha favorito il rallentamento dell’inflazione con la frenata del carrello della spesa. La crisi – sottolinea Coldiretti – ha portato a una revisione del carrello degli alimentari, con piu’ pasta (+3 per cento) e meno bistecche (-6 per cento). Ad essere ridotti in quantità, secondo una stima della Coldiretti, sono anche gli acquisti di pesce (-3 per cento) e ortofrutta (-3 per cento), mentre salgono quelli di pane (+3 per cento) e leggermente di carne di pollo (+1 per cento).

Ma la crisi sta cambiando anche le altre abitudini alimentari – sottolinea Coldiretti - degli italiani, a partire dal taglio in quantità di alcuni piccoli “vizi”, dal -6 per cento delle caramelle al -3 per cento dei liquori. Calano anche gli aperitivi (-4 per cento), i prodotti a base di cioccolato (-3 per cento), le bibite (-7 per cento) e i dessert (-10 per cento). La spending review a tavola – evidenzia la Coldiretti – va poi a toccare anche altre consuetudini, con gli italiani che dicono addio alla tradizionale colazione al bar e scelgono di farla a casa aumentando gli acquisti di caffè macinato (+1 per cento), latte (+2 per cento), biscotti (+3 per cento) con il miele che cresce del 4 per cento e le fette biscottate addirittura del 5 per cento.

Dinanzi a tale situazione diventa necessario – conclude Coldiretti – scongiurare il rischio del previsto aumento dell’Iva dal 21 al 23 per cento che costerebbe agli italiani oltre un miliardo solo per le spese alimentari, con effetti ulteriormente depressivi sui consumi a tavola. I prezzi dei prodotti alimentari al dettaglio aumenterebbero in media di un punto percentuale con picchi dell’1,8 per cento per carne, prosciutto e pesce, con effetti insostenibili sull’inflazione e sull’andamento della spesa.

A luglio - commenta invece la Confederazione italiana agricoltori (Cia) -  rallenta la corsa dell’inflazione e gran parte del merito va al calo mensile dei prezzi degli alimentari freschi (-2,4 per cento), cioè quelli prettamente agricoli come frutta e verdura. E questo nonostante le difficoltà del settore, che sta scontando pesantemente gli effetti della siccità sui campi con un “taglio” dei raccolti e un aumento dei costi di produzione per irrigazione e bolletta energetica.

Anche il carrello della spesa frena, ma resta comunque  - prosegue l'organizzazione agricola - troppo caro per le tasche degli italiani -spiega la Cia-. Nonostante il tasso di crescita tendenziale scende al 4 per cento, con una decelerazione di quattro decimi di punto percentuale rispetto a giugno (+4,4 per cento), il paniere dei prodotti più acquistati dalle famiglie rimane ancora su valori molto alti, anche rispetto al tasso d’inflazione (+3 per cento). Con effetti disastrosi sulla capacità di spesa e quindi sui consumi, crollati già del 2 per cento.

D’altra parte, gli italiani si difendono- si spiega ancora -  dall’inflazione mettendo in atto comportamenti d’acquisto improntati alla prudenza e al massimo risparmio: oggi oltre la metà degli italiani (il 53 per cento) fa la spesa girando più negozi per cercare sconti, promozioni commerciali e offerte speciali -ricorda la Cia- mentre ben due famiglie su cinque comprano quasi esclusivamente nei discount.
A luglio, tra i prodotti al bancone alimentare del supermercato, a “riscaldarsi” di più nel confronto con lo stesso periodo del 2011 c’è il prezzo del pane (+2,2 per cento) e quello del vino (+3,9 per cento). Invece -sottolinea la Cia- restano assolutamente a buon mercato i prodotti freschi: rispetto a un mese fa, i prezzi della frutta sono diminuiti dell’8,8 per cento e quelli della verdura hanno subito un ribasso del 4,9 per cento.
L’agricoltura, insomma, continua a dare un grosso sostegno alle famiglie impoverite dalla crisi, nonostante - conclude la Cia -  il momento difficile, anche considerando i listini praticati sui campi. Infatti, solo a giugno (ultimo dato disponibile) i prezzi alla produzione pagati agli agricoltori sono calati dello 0,3 per cento annuo -conclude la Cia- con un crollo soprattutto per l’olio d’oliva (-31,2 per cento), i cereali (-18,9 per cento), latte e derivati (-10,7 per cento).

“La battuta d’arresto dell’inflazione a luglio (3% su base annua, contro il 3,3% di giugno) è un fatto certamente positivo, ma non si può dimenticare-  dice Confagricoltura -  come tra il tasso di crescita dei prezzi al consumo in Italia sia comunque superiore di oltre mezzo punto percentuale a quello medio dell’Eurozona (2,4% a luglio su base annua). Se poi si aggiunge - continua l'organizzazione agricola -  che la frenata dei prezzi è causato, almeno in parte, dal rallentamento dei consumi alimentari e che il prezzo della frutta fresca è sceso addirittura dell’8,8% a luglio, il già critico panorama delle aziende agricole non può che diventare ancor più preoccupante”.

“Il divario di prezzo tra le quotazioni dei prodotti in campo e quelle sugli scaffali della distribuzione resta forte – osserva Confagricoltura -. Nei passaggi dal produttore al consumatore il prezzo di un chilo di frutta fresca aumenta di quattro-cinque volte – osserva Confagricoltura -. In base alle rilevazioni di ‘SMS Consumatori’ (servizio di monitoraggio promosso dal ministero per le Politiche agricole) un chilo di pesche noci viene venduto dal produttore mediamente a 0,47 centesimi, all’ingrosso a 0,77 centesimi. Sui banchi dei rivenditori e della GDO il 27 luglio il prezzo variava da 1,65 euro (al Sud) a 2,05 (Centro), a 2,30 (Nord)”.

Questa situazione – nonostante la frenata dell’inflazione a luglio - non fa bene né al produttore agricolo, né al consumatore e, sottolinea Confagricoltura: “Urgono misure per ridistribuire il valore lungo la filiera e dar modo alle aziende del settore primario con maggiore vocazione all’export ed al mercato di sviluppare tutta la loro potenzialità competitiva”.

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