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Frutta e verdura imperfetti posso vincere crisi climatica e spreco alimentare
La possibilità di commercializzare prodotti esteticamente meno perfetti può ridurre la perdita di frutta e verdura di parecchi punti percentuali. Il progetto CosìperNatura ha fatto sì che in campo rimanesse solo un 4% circa dei prodotti
Roma- La crisi climatica sta cambiando anche la ‘faccia’ della frutta e della verdura sulle nostre tavole. Eventi estremi, grandinate, ondate di calore hanno messo in crisi intere filiere produttive come ad esempio quello delle pere in Emilia Romagna, colpita quest’anno da circa 2.000 eventi meteo: non solo diminuisce la quantità ma cambia l’aspetto esteriore.
Potrebbe quindi essere il momento giusto per fare un passaggio importante nelle consuetudini di consumo e di vendita dell’ortofrutta per eliminare lo spreco di prodotti alimentari sui campi, uno spreco che secondo i calcoli della Fao arriva al 20% dell’ortofrutta. La possibilità di commercializzare prodotti esteticamente meno perfetti può ridurre la perdita di frutta e verdura di parecchi punti percentuali. Secondo l’esperienza condotta da NaturaSì - il marchio dei negozi biologici - in collaborazione con Legambiente, il recupero dei prodotti imperfetti con il progetto CosìperNatura ha fatto sì che in campo rimanesse solo un 4% circa dei prodotti.
“Abbiamo lanciato già lo scorso anno assieme a Legambiente il progetto CosìperNatura che punta a recuperare prodotti con una forma insolita ma sempre sani e buoni”, ha spiegato l’Ad di NaturaSì Fausto Jori, in audizione oggi presso la Commissione Agricoltura della Camera . “Abbiamo voluto dare- ha proseguito- un segnale importante per il superamento del concetto di omogeneità anche in tavola. Lo abbiamo fatto soprattutto per offrire un prodotto biologico a prezzi ridotti, per non sprecare alimenti sani che hanno richiesto energia e lavoro nella produzione, per offrire un vantaggio economico agli agricoltori che da questa situazione subiscono una perdita importante. Il nostro ecosistema (fatto di 300 aziende agricole con 10.000 ettari coltivati, 400 trasformatori e 500 negozi) ha reagito positivamente alla proposta, a partire dall’interesse dei consumatori. Auspichiamo un impegno delle istituzioni perché sia permesso all’agricoltura biologica di fruire di questi prodotti esteticamente meno perfetti, intervenendo sul quadro normativo europeo. Nel frattempo chiediamo che sia applicabile la deroga già prevista come facoltà degli stati membri nel regolamento unionale sulla commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, deroga che permetterebbe la vendita al dettaglio al consumatore di prodotti etichettati con la dicitura ‘prodotti destinati alla trasformazione’”, ha concluso Jori.
La posizione assunta da NaturaSì arriva con l’audizione in Commissione Agricoltura della Camera sulla discussione delle risoluzioni presentate da Susanna Cenni (Pd) e Monica Ciaburro (FdI), concernenti sugli interventi per contrastare lo spreco alimentare con specifico riguardo alla filiera ortofrutticola. La risoluzione chiede al Governo di impegnarsi per trovare una soluzione al tema dello spreco nei campi permettendo la commercializzazione di frutta e verdura buoni ma di calibro non aderente agli standard o con imperfezioni estetiche, a partire dal mercato del biologico, per sua natura più esposto a essere ‘diverso’ rispetto ai prodotti standardizzati tipici di un approccio industriale all’agricoltura.