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Genagricola insieme a San Patrignano per un progetto di “agricoltura sociale”
Siglato un accordo per l’inserimento lavorativo dei ragazzi della Comunità all’interno delle Tenute di proprietà di Generali Italia
Roma- L’agricoltura sociale entra nei progetti di Genagricola, la più estesa azienda agroalimentare italiana. La società,che fa capo a Generali Italia, ha infatti stipulato un accordo di collaborazione con la Comunità di San Patrignano per lo sviluppo di un un progetto teso a favorire l’inserimento lavorativo nelle proprie tenute dei ragazzi che, durante la loro permanenza nella Comunità, si sono formati professionalmente in ambito agricolo. Grazie a questa collaborazione i ragazzi avranno l’opportunità di mettere a frutto l’esperienza professionale maturata nel periodo trascorso in Comunità e intraprendere concretamente un percorso lavorativo. In particolare nelle Tenute di Genagricola saranno impiegati i ragazzi che hanno ottenuto una specializzazione in: ristorazione, agronomia ed in futuro enologia. L’accordo prevede, inoltre, che Genagricola e la Comunità di San Patrignano, possano realizzare e gestire piattaforme comuni per l’acquisto di macchinari e prodotti per l’agricoltura.
“Credo fermamente nella necessità di realizzare un’agricoltura moderna e sostenibile per la produzione di prodotti di qualità, e che questo sia possibile solo creando nuove opportunità per i giovani in questo settore” - ha dichiarato Alessandro Marchionne, Amministratore Delegato di Genagricola. “La collaborazione con la realtà di San Patrignano, con cui condividiamo la prestigiosa consulenza enologica di Riccardo Cotarella, porta con sé importanti capacità di intervento sociali ed educative; questo ci permette, da un lato, di fare un passo concreto in questa direzione e, dall’altro, di esprimere la cultura dell’inclusione e della responsabilità sociale in agricoltura”.
“L’agricoltura è una delle attività di formazione storiche fra quelle avviate in Comunità, trovandosi San Patrignano in aperta campagna sulle colline riminesi – ha raccontato Antonio Tinelli, Presidente della comunità San Patrignano – Qui i ragazzi non solo ritrovano la serenità perduta, ma imparano a coniugare l’agricoltura tradizionale ai nuovi sistemi produttivi, utilizzando moderni strumenti tecnologici. Una scelta da noi attuata perché i ragazzi possano reinserirsi nel mondo del lavoro con le competenze adeguate, riuscendo a spendere al meglio la loro professionalità”.
Genagricola. Il legame di Generali Italia con l’agricoltura
L’impegno di Generali Italia e il suo ruolo nell'ambito agricolo hanno radici profonde, forti di una conoscenza diretta del settore. Oltre a rappresentare una diversificazione degli investimenti della Compagnia, l’interesse fondiario è nato da uno spirito imprenditoriale animato anche da finalità sociali. La prima acquisizione, infatti, fu la proprietà terriera Ca’ Corniani, dove Generali realizzò una storica opera di bonifica nel 1851. Da questa acquisizione è nata Genagricola, che ad oggi rappresenta la maggiore società agroalimentare italiana per estensione territoriale, e tra le principali in Europa. Attraverso 24 diverse realtà agricole, per un totale di 14.000 ettari di terreno tra Italia e Romania e più di 760 ettari di vigneti, Genagricola è attiva nella viticoltura e frutticoltura, nella produzione cerealicola, nell’allevamento e nella produzione di energia rinnovabile.
La Comunità di San Patrignano
La Comunità di San Patrignano è il più importante centro antidroga di tutta Europa ed ospita oltre 1.300 ragazzi. Dal 1978 ad oggi, San Patrignano ha accolto in forma totalmente gratuita, senza oneri né per le famiglie né per lo Stato, oltre 25.000 persone provenienti da centinaia di diverse nazioni, offrendo loro una casa, l’assistenza sanitaria e legale, la possibilità di studiare, di imparare un lavoro, fra cui quelli di tipo agricolo, e reinserirsi pienamente nella società al termine del percorso di recupero. Secondo una ricerca effettuata dall’Università di Bologna, che ha monitorato un gruppo di ex ospiti della comunità a cinque anni dal loro reintegro nella società, il 72% dei ragazzi che terminano positivamente il percorso non ricadono nel problema della tossicodipendenza.