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Gli abitanti di Prosecco chiedono delle royalty su ogni bottiglia di bollicine venduta
Appuntamento con le bollicine per i telespettatori Tv. Questa sera (ndr. 14 novembre) alle 21,30, su Rai3, andra in onda “Report”, il programma di Milena Gabanelli, con un’inchiesta sul Prosecco dal titolo "Le frazioni di Prosecco" firmata da Bernardo Iovene. Attualmente- si legge in una nota- nella zona Doc e Docg si producono circa cinquecento milioni di bottiglie di Prosecco, un successo mondiale del vino storicamente prodotto in Veneto, tra Conegliano e Valdobbiadene. Ma lo spumante che oggi viene bevuto nel mondo prende il nome da Prosecco, una piccola frazione che nasce sul costone carsico del comune di Trieste.
Dal 2009 un decreto ministeriale ha stabilito che l`uva chiamata prosecco per legge sin dal 1969 dovesse cambiare nome e diventare glera. Il cambio di denominazione venne definito dai produttori locali un`operazione intelligente. Dal giorno dell`entrata in vigore del regolamento, infatti, al di fuori dalle nove province a cavallo tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, nessuna azienda ha mai più potuto produrre spumante da quel vitigno e venderlo con l'etichetta di "prosecco". L'enorme richiesta di mercato e il business delle bottiglie in crescita hanno inevitabilmente determinato un'espansione delle vigne in tutto il Veneto, e il rovescio della medaglia sono le colture intensive, con trattamenti spinti, che arrivano a ridosso di case, scuole, strade.
Ora però si spiega che quello che si è rivelato un affare per i veneti, per gli abitanti di Prosecco invece si è trasformata in una beffa. Nella frazione triestina che si trova sull'altopiano carsico, coltivare la vite è complicato. Per questo, i viticoltori di Prosecco nel 2009 hanno chiesto dei finanziamenti per avviare i vigneti sul loro territorio. A oggi il protocollo di intesa che hanno firmato in cambio dell'utilizzo del nome con il ministero e la Regione è stato disatteso. Per questo gli abitanti di Prosecco chiedono delle royalty su ogni bottiglia venduta altrimenti sono pronti a fare battaglia per impedire da parte di altri l'utilizzo del nome della loro frazione.