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Gli europei non hanno paura del cibo

Da un'indagine di Eurobarometro emerge che la maggior parte della popolazione del vecchio continente non ha alcuna preoccupazione sui rischi legati all’alimentazione

Roma - La maggior parte degli europei associa gli alimenti e il loro consumo al piacere. Secondo una nuova indagine di Eurobarometro chi ha timori riguardo a possibili rischi legati all’alimentazione tende a essere preoccupato più per la contaminazione da sostanze chimiche che per la contaminazione batterica o per aspetti sanitari e nutrizionali. Dal sondaggio è anche emerso che la maggioranza degli europei ha fiducia nelle autorità nazionali e nell’Autorità europea per la sicurezza alimentare quali fonti di informazioni su potenziali rischi legati agli alimenti.

“Comprendere la percezione dei rischi da parte dei consumatori è determinante per fornire comunicazioni tempestive, chiare ed efficaci riguardo alla sicurezza alimentare. I risultati dell’indagine di Eurobarometro evidenziano l’importanza dell’attività dell’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare)  e ribadiscono il ruolo dell’Autorità come fonte affidabile di informazioni. In futuro, l’EFSA utilizzerà gli insegnamenti tratti dall’indagine per configurare le proprie attività nel campo delle comunicazioni”, ha affermato Catherine Geslain-Lanéelle, direttore esecutivo dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare.

Interrogati sulla loro percezione in merito all’alimentazione, la maggioranza degli interpellati ha associato in larga misura gli alimenti e il loro consumo a un senso di piacere derivante, per esempio, dal fatto di scegliere cibi freschi e saporiti (58%) o di godersi un pasto in compagnia di familiari e amici (54%). Meno della metà degli intervistati (44%) ha posto l’accento su aspetti quali cercare prezzi accessibili e soddisfare la fame, e un numero ancora inferiore ha manifestato preoccupazione per la sicurezza alimentare (37%) o questioni nutrizionali come il controllo delle calorie e dei nutrienti (23%).

Per quanto riguarda altri rischi che potrebbero riguardarli personalmente, i cittadini dell’Ue hanno indicato prevalentemente la crisi economica (20%) e l’inquinamento ambientale (18%) quali fattori che con molta probabilità incideranno sulla loro vita, rispetto all’eventuale rischio di danni alla salute causati dall’alimentazione (11%).


La maggior parte degli interpellati non ha menzionato spontaneamente alcuna delle preoccupazioni diffuse sui rischi legati all’alimentazione (il 19% ha citato le sostanze chimiche, i pesticidi e altre sostanze come le maggiori preoccupazioni, mentre uno su 10 ha risposto che non esisteva alcun problema riguardo al cibo). Di fronte a un elenco di problemi potenziali associati agli alimenti, gli intervistati hanno indicato come rischi di cui essere “molto preoccupati” i residui chimici di pesticidi in frutta, verdura e cereali (31%, con un aumento di 3 punti percentuali rispetto al 2005), gli antibiotici o gli ormoni nella carne (30%, con un incremento di 3 punti rispetto al 2005), la clonazione di animali per i prodotti alimentari (30%) e le sostanze inquinanti come il mercurio nel pesce e le diossine nel maiale (29%, con una crescita di 3 punti rispetto al 2005). Un numero minore di intervistati ha affermato di essere “molto preoccupato” per la contaminazione alimentare da batteri (23%) e una quota ancora inferiore per possibili rischi nutrizionali come aumentare di peso (15%) o non seguire una dieta sana/equilibrata (15%).

Nell’ambito dell’indagine i cittadini dell’UE hanno espresso il massimo livello di fiducia nelle informazioni ricevute da medici e altri operatori sanitari (84%), seguiti da famiglia e amici (82%), associazioni dei consumatori (76%), scienziati (73%) e gruppi per la protezione ambientale (71%). Le autorità nazionali e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e le istituzioni dell’UE hanno ottenuto un livello relativamente elevato di fiducia, pari rispettivamente al 64% e al 57%, mentre i governi nazionali si sono attestati al 47%.

Interrogati sul modo in cui reagiscono alle informazioni su questioni legate all’alimentazione fornite dagli organi di comunicazione o su Internet, circa la metà degli interpellati ha dichiarato di ignorare le notizie o di preoccuparsene senza tuttavia modificare le proprie abitudini alimentari. Sembra che la tendenza a non considerare le informazioni su aspetti inerenti dieta e salute (29%) sia più forte di quella a trascurare i rischi associati alla sicurezza alimentare (24%).

Esiste un ampio consenso sul fatto che le autorità pubbliche si adoperano in misura considerevole per assicurare la sicurezza alimentare in Europa, agiscono rapidamente, basano le loro decisioni su riscontri scientifici e fanno un buon lavoro nell’informare i cittadini sui rischi legati agli alimenti. Il livello di accordo è più elevato di quello registrato nel 2005. Quanto all’indipendenza delle consulenze scientifiche e delle autorità pubbliche da altri interessi, le opinioni sono più discordanti. Mentre il 46% degli interpellati conviene sul fatto che le autorità pubbliche dell’UE considerano la salute dei cittadini più importante dei profitti dei produttori (7 punti percentuali in più rispetto al 2005), il 42% non condivide tale affermazione e il 12% afferma di non saperlo. Più dell’81% degli intervistati ritiene che le autorità pubbliche dovrebbero fare di più per assicurare che gli alimenti siano sani e per fornire informazioni su regimi alimentari e stili di vita sani.

“L’indagine ci fornisce un quadro molto interessante di ciò che gli europei pensano attualmente degli alimenti e dei rischi potenziali ad essi associati, e siamo lieti di poter condividere i risultati con i nostri colleghi degli Stati membri dell’UE” ha affermato Anne-Laure Gassin, direttore della comunicazione dell’EFSA. “È anche positivo constatare che gli alimenti siano associati al piacere, che l’attività delle autorità nazionali e dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare sia valutata positivamente e, in particolare, che gli scienziati siano in generale considerati come fonti affidabili di informazioni.”

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in data:17/11/2010

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