Food Mania
I "Second Vin" salvano la faccia e il portafogli
I prodotti enologici con lo stesso Dna dei fratelli maggiori riscuotono successo anche tra i ricchi in questo momento di crisi. I preferiti sono l’ Alter Ego de Palmer, Blason d’Issan, Les Fiefs de Lagrange e le Serre Nuove dell’ Ornellaia
Roma - La crisi che ha investito l’Europa, e il mondo, coinvolge tutti quanti. I ricchi – quelli veri – restano tali, ma anche loro temono un futuro sempre più incerto, e anche quando non lo temono affatto, sentono la necessità di apparire almeno sobri. E se tra le pareti delle loro case sontuose continuano a privilegiare il lusso e a goderselo – tra di loro - in pubblico le cose cambiano. In Italia specialmente, il rigore montiano fa scuola. L’attuale Governo non è certo composto da cittadini in ristrettezze economiche, eppure il Ministro dell’ambiente, Corrado Clini, si muove con l’auto elettrica. Lo stesso lo abbiamo visto recentemente in Francia, dove il neo-presidente Francoise Holland, il giorno dell’insediamento salutava la folla dal tettuccio di una francesissima Citroen DS5 decappottabile. Ecco che, se la Jaguar è simbolo di ricchezza, la XF 2.2 D della stessa marca è un modo per mantenere un simbolo senza ostentarla troppo.
Anche perché, in questo 2012 che odora di fine del mondo, o almeno di un’Era, oggi è più chic la non ostentazione dei propri beni materiali e la consapevolezza che risparmiare è giusto per se stessi e per rispetto verso gli altri. Certo, non si rinuncia alla marca che è anche sinonimo di qualità, ma oggi perfino andare all’outlet o al temporary a comprare un capo della stagione passata non è più un gesto considerato indecente. Al contrario, è apprezzato proprio perché al passo con i tempi. E se poi la scelta va su una super marca tanto meglio, un abito Versace disegnato per H&M resta un abito Versace anche se costa infinitamente meno di quello prodotto per le boutique più rinomate.
Lo stesso vale per il vino, che quando è pregiato, si sa, è simbolo di potere e ricchezza. Un modo per accedere alle grandi Tenute pur mantenendo salva la faccia, è l’acquisto dei ‘Second Vin’, che nel tempo stanno diventando anche ottimi investimenti http://www.lepoint.fr/culture/les-grands-vins-de-bordeaux-ne-connaissent-pas-la-crise-05-04-2012-1448663_3.php.
I produttori lo sanno e hanno aumentato la qualità, e il prezzo, che però resta più accessibile rispetto a quello dei fratelli maggiori.
Ed ecco che anche le Carruades de Lafite ‘Second Vin’ della rinomata casa vinicola francese, madre del Lafite Rothschild battuto all’asta nel 2010 a ben 233.972 dollari, permette di avere un grande nome nelle proprie cantine e qualche euro in più da spendere altrove.
E per quanto riguarda i ‘Second Vin’, con lo stesso Dna dei fratelli maggiori, i preferiti sono l’ Alter Ego de Palmer, Blason d’Issan, Les Fiefs de Lagrange , L'Hospitalet de Gazin e le Serre Nuove dell’ Ornellaia che http://www.sfgate.com/cgi-bin/article.cgi?f=/c/a/2012/05/13/FD7E1OCMJS.DTL , andando oltre il Bordeaux, è il ‘Second Vin’ italiano più apprezzato al mondo. Un vino che per quanto più giovane del fratello maggiore viene apprezzato come un ‘Bordeaux’ raffinato http://www.ft.com/intl/cms/s/0/caad98f0-989c-11e0-94d7-00144feab49a.html#axzz1vV5uakdR.