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I formaggi italiani non sono amati più come prima
Il taglio dei prezzi e la diminuzione del valore misure necessarie per salvare i volumi. Assolatte lancia l’allarme: il “made in Italy“ piace ma non a ogni costo
Roma- La marcia di conquista del mondo da parte dei formaggi italiani non si ferma ma prosegue solo a costo di pesanti sacrifici. La conferma viene dai dati sull’export dei primi 5 mesi del 2013 elaborati da Assolatte: tra gennaio e maggio 2013 l’export caseario italiano è aumentato in quantità del 6,4% rispetto allo stesso periodo del 2012, arrivando a sfiorare le 125.000 tonnellate per un controvalore di 796 milioni di euro. A spiccare, però, è soprattutto la forte diminuzione delle quotazioni: il prezzo medio pagato per 1 kg di formaggio italiano è calato del 4,9% rispetto ai primi cinque mesi del 2012, scendendo dai 6,7 euro del 2012 ai 6,3 euro attuali. E il dato fa dire ad Assolatte che il made in Italy piace ma non a ogni costo
In questa prima parte del 2013 la Francia si conferma il primo acquirente di formaggi italiani con oltre 24.000 tonnellate, in crescita del 3,6%, ma con un giro d’affari in calo di quasi il 2% e pari a 146 milioni di euro. Al secondo posto tra i paesi più “ghiotti” di formaggi italiani c’è la Germania con oltre 17.000 tonnellate (+7%) e 137 milioni di euro di giro d’affari, sostanzialmente stabile. Seguono il Regno Unito, con 11.500 tonnellate (+7,1%) e 73 milioni di euro (-1%), e la Spagna con 6.100 tonnellate (+1,3%) e 32 milioni di euro (-3,9%).
Tra i paesi extra-Ue il principale mercato di sbocco sono gli Stati Uniti, quarto mercato nella graduatoria assoluta delle esportazioni di formaggi italiani. Nei primi cinque mesi del 2013 l’export caseario italiano negli States risulta in calo dello 0,5% a volume (10.300 tonnellate) e resta stabile a valore (81 milioni di euro).