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Filiera Corta

Il Made in Italy trionfa a Natale

Alla vigilia di cene e cenoni Cia, Confagricoltura e Coldiretti brindano al successo dei prodotti italiani grazie ai soddisfacenti numeri dell'export e al sentimento della tradizione

Roma – A Natale il prodotto Made in Italy trionfa sia sulla tavole nostrane che su quelle internazionali. Nel balletto di numeri sui consumi che in queste ultime ore  vengono ufficializzati alla vigilia di cene e cenoni l’alimentare tricolore si conferma senza ombra di dubbio vincente. Ad esserne sicure sono la Confederazione italiana agricoltori (Cia), la Confagricoltura e la Coldiretti.
 

Un menù tutto italiano

A vincere anche quest'anno – dice la Cia -  saranno i "banchetti" in famiglia con prodotti legati alla tradizione e al territorio. Fatte fuori le mode esotiche e ridotti all'osso viaggi e vacanze, ben 9 italiani su 10 hanno deciso – continua l’organizzazione agricola -  di trascorrere le feste tra le mura domestiche con parenti e amici e di cancellare i menu' esterofili, prediligendo portate "tricolori" nel 78 per cento dei casi. Certo – aggiunge la Confederazione -  la crisi si fa sentire e le tredicesime sono gia' tutte impegnate sulle scadenze fiscali di fine anno. Ma gli italiani preferiscono tirare la cinghia su regali (-9 per cento) e viaggi (-4 per cento), piuttosto che rinunciare alla classica tavola natalizia (+1 per cento).


Secondo i dati dell’organizzazione agricola- quest'anno solo il 19 per cento degli italiani accorcera' il budget per cibo e bevande, mentre ben l'81 per cento lascera' praticamente inalterata rispetto al 2011 la spesa per il cenone della Vigilia e quella per i pranzi di Natale e di Santo Stefano. Piu' in dettaglio, ogni famiglia sborsera' in media 141 euro per imbandire le tavolate delle festivita' alle porte -osserva la Cia-. Con una spesa complessiva stimata in 1,6 miliardi di euro per il solo pranzo di Natale e intorno a un miliardo per il cenone del 24 dicembre. Ma gli acquisti saranno comunque piu' attenti, con il 64 per cento delle famiglie che con la crisi fara' piu' attenzione agli sprechi alimentari a Natale, adottando "trucchi" ai fornelli per "riciclare" gli avanzi natalizi e fare cucina di recupero per non buttare via niente. Niente spese folli, comunque: salmone, ostriche, frutta esotica verranno consumate con il contagocce. Mentre sara' un trionfo di prodotti e specialita' enogastronomiche legate al territorio e alle tipicita' regionali: ragu', bollito, tortellini in brodo, torte rustiche e dolci artigianali. E per il cenone della Vigilia, che vedra' al centro del menu' il pesce (che registra proprio in questi giorni il consumo piu' elevato dell'anno con un giro d'affari stimato di 730 milioni di euro) -continua la Cia- le famiglie compreranno pesce azzurro, orate, spigole, trote e capitone invece del "modaiolo" e costosissimo caviale d'importazione. E poi ancora una volta lo spumante trionfera' sullo champagne, con il 95 per cento dei brindisi "tricolori" e una netta prevalenza nei gusti di quello dolce (59 per cento delle preferenze) rispetto ai secchi e "brut" (36 per cento) -aggiunge la Cia- mentre soltanto un italiano su 20 scegliera' le bollicine "made in France". In particolare -conclude la Cia- la spesa alimentare delle feste natalizie sara' cosi' ripartita: carni e salumi (18,5 per cento); pesce (11,8 per cento); pasta e pane (14,2 per cento); formaggi e uova (13,1 per cento); ortaggi, conserve, frutta fresca e secca (15,3 per cento); vini, spumanti e altre bevande (14,7 per cento); pandori, panettoni, torroni e dolci in generale (12,4 per cento).


Brindisi nel segno dell’italianità


Nonostante la crisi, gli italiani non rinunceranno al tradizionale brindisi di fine anno e più che mai la scelta – spiega Confagricoltura -  ricadrà sullo spumante italiano.  Secondo l’organizzazione agricola saranno cinquanta milioni le bottiglie stappate tra dicembre e l’Epifania, l’1,5% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Due, tre bottiglie a famiglia.
Le previsioni sono ottimistiche. Nell’ultimo mese dell’anno, evidenzia Confagricoltura, i consumi del famoso Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene sono raddoppiate, sfiorando i 7 milioni di bottiglie. Una dimostrazione dello straordinario successo di questo prodotto che, dal 2003 al 2011, ha segnato una crescita in volume del 74%, raggiungendo un mercato di 70 milioni di bottiglie, per un giro d’affari di oltre 420 milioni di euro.

Stesso ottimismo nel Consorzio delle nobili bollicine italiane, il Franciacorta, che ha di recente annunciato una crescita, nel 2012, del 10% delle vendite, con oltre un milione di bottiglie in più rispetto agli 11 dello scorso anno. Due milioni e mezzo, invece, saranno le bottiglie Trento Doc che gli italiani stapperanno durante le feste di fine di anno. E’ in questo periodo, infatti, che si concentra il 30% delle vendite di questa storica denominazione.
Nelle famiglie italiane - aggiunge l’Organizzazione degli imprenditori agricoli -non mancherà neppure il tradizionale “dolce” brindisi con l’Asti spumante o con l’Oltrepo’ Pavese Moscato spumante, che accompagneranno panettoni e torroni nelle tavole imbandite per le feste. Il Consorzio di tutela dell’Asti stima 7 milioni di bottiglie e quello dei vini dell’Oltrepo’ Pavese 2 milioni e mezzo.
Brindisi delle feste sempre più all’insegna del “made in Italy” non solo sul mercato nazionale, ma anche all’estero, che per il Prosecco rappresenta il 42% del mercato, per il Franciacorta il 10% e per l’Asti addirittura l’80%, con un trend in continua crescita negli ultimi anni.
“Merito - conclude Confagricoltura - di un’offerta estremamente variegata, più articolata e suggestiva di qualsiasi altro Paese del mondo, che si arricchisce ogni anno, con l’ingresso sul mercato di nuovi prodotti, ciascuno con caratteristiche peculiari, ma tutti accomunati dal fascino dell’effervescenza”.

Sulle tavole di tutto il mondo spadroneggia il cibo tricolore


E’ record per il Made in Italy alimentare sulle tavole delle festività di tutto il mondo con l’export di vini, spumanti, grappa e liquori, panettoni, formaggi, salumi e pasta per Natale che supera per la prima volta i 2,7 miliardi di euro, sulla base delle proiezioni – spiega Coldiretti -  relative al mese di dicembre 2012. Ad aumentare - sottolinea la Coldiretti - è il valore delle esportazioni di tutti i prodotti piu’ tipici del Natale, dallo spumante (+15 per cento) ai panettoni (+10 per cento), ma crescono anche vini (+7 per cento), pasta (+ 7 per cento) e formaggi (+3 per cento), secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi nove mesi del 2012.

A guidare la classifica di questo Natale è dunque lo spumante italiano che all’estero fa segnare un aumento record in valore del 15 per cento conquistando così il primato sullo champagne, al punto tale da aumentare le vendite del 67 per cento proprio sul mercato transalpino. Un successo che - sottolinea la Coldiretti – è anche il frutto della crescita delle bottiglie spedite negli Stati Uniti (+7 per cento) che scavalcano la Germania (+2 per cento) e diventano il principale importatore, mentre nel Regno Unito si registra un boom, con +40 per cento.
Si tratta di risultati che - precisa la Coldiretti - trainano l’intero settore dei vini per i quali si registra complessivamente un aumento del 7 per cento in valore dell’export. Ad essere molto richiesti - continua la Coldiretti - sono anche i dolci nazionali come torte, panettoni, altri prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria con le esportazioni in aumento del 10 per cento in valore. Tiene anche la domanda di formaggi italiani che fanno registrare un aumento in valore delle esportazioni del 3 per cento e si stima che nel mese di Natale saranno spesi all’estero quasi 180 milioni di euro per gustarli, con il parmigiano reggiano ed il grana padano in testa. Sulle tavole mondiali delle feste - precisa la Coldiretti - si mangerà anche molta pasta italiana per effetto di un aumento delle esportazioni del 7 per cento in valore.
L'andamento sui mercati internazionali potrebbe ulteriormente migliorare da una piu’ efficace tutela nei confronti della “agropirateria” internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all'Italia per prodotti taroccati che non hanno nulla a che fare con la realtà nazionale: All'estero - stima la Coldiretti - il falso Made il Italy a tavola fattura 60 miliardi di euro e sono falsi tre prodotti alimentari di tipo italiano su quattro. Le denominazioni Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono le piu’ copiate nel mondo con il Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone, ma in vendita c'è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il Sud America, ma anche Pamesello in Belgio o Parmezan in Romania.

Per non parlare del Romano, dell'Asiago e del Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciate” come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada. Un fenomeno che frena la diffusione del Made in Italy e che - precisa la Coldiretti – è causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso Made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. I risultati positivi delle esportazioni alimentari non si sono ancora adeguatamente trasferiti alle imprese agricole dove - conclude la Coldiretti - si registrano ancora in molti settori quotazioni al di sotto dei costi di produzione, a conferma delle pesanti distorsioni che permangono nel passaggio degli alimenti lungo la filiera dal campo alla tavola.

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