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Il finto pecorino di Stato e la Simest finiscono sul banco degli imputati
La Coldiretti ha avviato una mobilitazione sui finanziamenti accordati dalla finanziaria pubblica a iniziative che danneggiano il Made in Italy
Roma - La produzione di pecorino e caciotta in Romania come la vendita all’estero di salame calabrese fatto però negli Stati Uniti sono state finanziate con le tasse degli italiani senza alcun beneficio per il Paese ma facendo anzi concorrenza sleale a tutte le produzioni tipiche espressione vere del territorio. E’ quanto emerge nella prima relazione sulla contraffazione e pirateria nell’agroalimentare elaborata dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sulla base dell’audizione del presidente della Coldiretti Sergio Marini. La Coldiretti ha avviato una mobilitazione sui finanziamenti accordati dalla finanziaria pubblica Simest a iniziative che danneggiano il Made in Italy.
Un evidente caso di “utilizzo improprio di risorse pubbliche”, destinate alla produzione e distribuzione di prodotti alimentari nati all’estero, presentati come italiani, ma che nulla hanno a che fare con il tessuto produttivo del Paese. Un esempio concreto su dove colpire per evitare non solo che le risorse pubbliche vengano sprecate, ma che facciano addirittura danni al Made in Italy. La Coldiretti denuncia che l’attività della “Società italiana per le imprese all’Estero Simest s.p.a.”, società finanziaria controllata dal Ministero dello sviluppo economico si indirizza verso investimenti in attività di delocalizzazione che sottraggono colpevolmente opportunità di lavoro e occupazione al sistema Italia”. In sintesi, il Ministero dello Sviluppo, attraverso la Simest, sta finanziando imprese italiane per produrre e commercializzare all’estero prodotti che di italiano hanno solo il nome. Prodotti che nascono all’estero, con materia prima e manodopera estere. E’ il caso dell’azienda casearia Lactitalia che è partecipata da Simest al 29,5 per cento e produce in Romania formaggi con nomi italiani “Caciotta” e “Pecorino”, ma lo Stato italiano promuove le vendite all’estero del salame calabrese prodotto negli Stati Uniti e venduti a New York dalla salumeria Rosi del Gruppo Parmacotto. Per il presidente Sergio Marini non è politicamente, economicamente e moralmente accettabile che lo Stato, che rappresenta tutti i cittadini italiani, finanzi direttamente o indirettamente la produzione o la distribuzione di prodotti alimentari che contaminano il valore del territori facendo concorrenza sleale a tutte le produzioni tipiche vere espressioni di quei territori.
Sulla denuncia fatta da Coldiretti è intervenuto il ministro per le Politiche agricole Mario Catania. "Ritengo - ha detto Catania - che la Simest non debba piu' finanziare progetti che oggettivamente finiscono per arrecare indirettamente un danno alle produzioni italiane o al Made in Italy".
"Stiamo ragionando- ha continuato- e ho gia' sollevato il problema con il ministro Corrado Passera", titolare del dicastero di Via Veneto, perche' "sicuramente una riflessione sulla Simest va fatta, questo e' poco ma sicuro". "il problema esiste- spiega ancora Mario Catania- penso che sia dovere da parte del governo e della pubblica amministrazione in generale, degli Enti locali e delle Regioni, evitare qualsiasi forma di finanziamento per iniziative all'estero che possano oggettivamente arrecare dei danni, magari indirettamente, alle produzioni nazionali".
Valutare meglio il ruolo della Simest, e censurare determinati comportamenti "non vuol dire che ci sia qualcuno che si comporta male o che ci sono delle responsabilita' di Simest- specifica il ministro- assolutamente non e' questo il punto. Il punto e' che bisogna avere dei meccanismi che evitino che il denaro del contribuente italiano venga speso per delle iniziative che finiscono indirettamente per danneggiare le imprese italiane".
Allo stesso tempo non si è fatta attendere la replica di Simest al duro attacco di Coldiretti. "Le recenti polemiche sollevate su Simest per il sostegno al Made in Italy, sono state oggetto – dice la società - di approfondimento da parte delle competenti Autorita' pubbliche con le quali e' stato ampiamente chiarito non solo che Simest rispetta tutte le leggi dello Stato Italiano, ma che non rispondono al vero le accuse di delocalizzazione o addirittura di sostegno alle aziende italiane nella contraffazione o violazione del Made in Italy.
"Oggi come in passato, - Simest-si legge in una nota - contesta fermamente la campagna denigratoria in atto basata su affermazioni infondate e ritiene importante un confronto aperto, franco e coerente su come sviluppare al meglio il Made in Italy che possa coinvolgere non solo i Ministeri competenti (Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Ministero della Salute) ma tutte le associazioni interessate all'agroalimentare (Coldiretti, Confagricoltura, Unioncamere, Federalimentare, Assica, etc…) che potranno dare cosi' il loro qualificato contributo". Simest, "come negli anni ha dimostrato a tutti gli interlocutori, e' uno strumento di politica industriale al servizio del Paese per la crescita e competitivita' delle imprese italiane ed opera come sempre per lo sviluppo del Made in Italy". "Oltre 7.000 aziende italiane - ricorda la societa' - sono state supportate con finanziamenti e partecipazioni nel processo di internazionalizzazione che ha consentito il rafforzamento della competitivita' del Sistema Italia in collaborazione con Confindustria, Unioncamere e tutte le associazioni di categoria dei diversi settori".