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Il maltempo compromette le produzioni. A rischio cento milioni di piante di ulivo

Situazione critica, a causa del freddo, anche per i vigneti e gli alberi da frutto. Resta difficile la consegna alimentare crollata del 40% per l'impercorribilità delle strade

Roma – Scontrino salato per l’agricoltura dopo le nevicate e il maltempo degli ultimi dieci giorni. Stando ai primi bilanci si parla di un danno per il settore pari a 500 milioni di euro e di 1,5 miliardi per l’intero settore produttivo (agricolo, industriale, servizi) per una proporzione equivalente alla perdita di uno 0,1% del Pil.

L’analisi – sottolinea Coldiretti va fatta anche sommando ai danni immediati determinati dal blocco delle attività quelli strutturali con il crollo di intere strutture produttive, dai capannoni industriali alle stalle con la distruzione di macchinari e la morte di migliaia di animali allevati, tra mucche, pecore, cavalli, conigli e polli. Il conto per l’agricoltura - sostiene la Coldiretti - potrebbe salire in misura esponenziale perché con le temperature al di sotto dei dieci gradi per piu’ giorni rischiano di essere compromesse anche le circa 100 milioni di milioni di piante di ulivo coltivate nelle zone interessate dal maltempo, al pari di quanto è avvenuto con le gelate del 1985. Una preoccupazione che riguarda anche i vigneti e gli alberi da frutto con la sopportazione media delle piante al freddo che va in via molto indicativa - sottolinea la Coldiretti, da -3 a - 5 per gli agrumi, da -10 a -12 per l’ulivo, da -16 a -18 per la vite, da - 18 a - 22 per drupacee quali ciliegio, albicocco e mandorlo, da -22 a -25 per pomacee, quali pero e melo. I danni alle piante - precisa la Coldiretti - sono destinati a compromettere le produzioni nel tempo poiché occorrono anni prima che prima che si possa sostituire la pianta e che quella nuova inizi a produrre.


Le temperature di -23 gradi che sono state raggiunte nel 1985 hanno compromesso - ricorda la Coldiretti - il 90 per cento degli ulivi toscani ma danni superiori al 50 per cento si sono verificati in Liguria, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Campania, Molise e Basilicata. Se le condizioni climatiche dovessero ripetersi anche quest’anno, come prevedono molti meteorologi, sarebbe - sostiene la Coldiretti un vero disastro per una produzione simbolo del Made in Italy che concorre anche a segnare in modo indelebile il paesaggio in molte regioni. Preoccupazioni - continua la Coldiretti - ci sono anche per le viti che sono piu’ resistenti al freddo ma i tessuti legnosi possono venire compromessi a partire dai -16/18 gradi centigradi. La sensibilità della delle viti alle basse temperature dipende dalla varietà con il Trebbiano Toscano, il Barbera, il Montepulciano, il Merlot, il Sangiovese, la Malvasia di Candia e l'Albana che sono considerati tra i vitigni più suscettibili, al contrario del Cabernet Sauvignon e Franc, del Lambrusco, Pinot Bianco, Riesling Renano e Italico sono maggiormente tolleranti al freddo tanto da aver resistito nel 1985 a temperature anche fino a -20 gradi. La maggiore resistenza delle piante da frutto infine - conclude la Coldiretti - non le mette al riparo dai pericoli del grande freddo di questo inverno che in certe zone potrebbe anche danneggiare le coltivazioni di kiwi ma anche peschi, ciliegi ed albicocchi situate in zone dove sono stati toccate valori estremi.

Sulla stessa lunghezza d’onda la Confederazione italiana agricoltori. L’organizzazione agricola rincara la dose ricordando che il “Il blocco dei mezzi pesanti, l'impercorribilita' delle strade e le enormi difficolta' per raggiungere le aziende agricole hanno fatto crollare del 40% le consegne dei prodotti alimentari freschi (frutta, verdura, carne, latte, latticini, uova) dalle campagne ai mercati all'ingrosso rispetto al quantitativo medio abituale. In poco meno di una settimana, rileva la Cia, oltre 200 mila tonnellate di merce deperibile sono andate perse o rimaste presso le strutture degli agricoltori. Un danno enorme che si aggiunge alla devastazione di un terzo delle coltivazioni di ortaggi (cavolfiori, radicchio, carciofi, indivia, cicoria), 'bruciati' dal freddo polare, e ai numerosi danneggiamenti subiti dalle imprese (serre, cascine, stalle, magazzini, trattori, pompe idrauliche, meccanismi per la mungitura e per la distribuzione del mangime, gruppi elettrogeni). Per questa ragione la Cia rinnova l'appello alle autorita' competenti affinche' si garantisca in via prioritaria il trasporto dalle nostre campagne dei prodotti agroalimentari.


E' importante, rileva la Cia, far viaggiare in sicurezza i tir, in maniera da assicurare l'approvvigionamento di frutta, verdura, ortaggi, latte, formaggi, latticini, carne e uova in tutto il Paese. Se la situazione non torna al piu' presto alla normalita', sara' un disastro per l'intero sistema agricolo-alimentare nazionale. Gia' ora la filiera, dal campo al dettaglio, perde piu' di 50 milioni di euro al giorno. La Cia ricorda che al momento risultato isolate cinquemila imprese a causa di neve e ghiaccio. E le zone piu' colpite sono in Emilia Romagna, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo, Molise, Lazio, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Nelle aziende agricole il gran freddo ha, inoltre, fatto lievitare i consumi del gasolio, con picchi del 30 per cento in piu' rispetto allo stesso mese del 2011. E cosi' i costi per i produttori crescono in maniera rilevante. La Cia riafferma la richiesta per la dichiarazione dello stato di calamita', in modo da fronteggiare con interventi tempestivi i danni causati ai raccolti e alle aziende. Nello stesso tempo ribadisce l'esigenza del rinvio dei pagamenti fiscali e contributivi e dei mutui per i produttori agricoli colpiti dal maltempo.

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in data:12/02/2012

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