Filiera Corta
Il pesce fresco dell'Adriatico torna sulle tavole dei consumatori
Termina il 17 settembre il fermo pesca che ha bloccato le attività della flotta italiana da Pesaro a Bari per favorire il ripopolamento del mare
Roma - Torna sui mercati e nella ristorazione il pesce del mare Adriatico. Termina infatti il 17
settembre il fermo pesca iniziato lo scorso 6 agosto e che ha bloccato le attività della flotta italiana da Pesaro a Bari per favorire il ripopolamento del mare. A darne notizia è la Coldiretti.
Via libera dunque in tutta la riviera a fritture e grigliate a “chilometri zero” realizzate – commenta l’organizzazione agricola di Palazzo Rospigliosi - con il pescato locale e meno rischi di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero delle stessa specie del nazionale se non addirittura esotico e spacciato per nostrano. Dopo lo sblocco del fermo pesca tra Trieste e Rimini si tornera' dunque in mare in tutto l’adriatico - precisa la Coldiretti - con la pesca a strascico per il pesce bianco da fondo e volante per il pesce azzurro.
Il fermo pesca ha l’obiettivo di garantire il ripopolamento dei pesci nel mare e salvare cosi le marinerie dal collasso, dopo un 2011 che ha visto il pescato subire un calo del 38 per cento rispetto al 2010, con un trend comunque in costante calo ormai da anni. E' questo un segnale - sottolinea Tonino Giardini, responsabile di Coldiretti Impresapesca - che forse questa misura così come strutturata ha ormai fatto il suo tempo e deve essere rinnovata, per trovare un equilibrio tra la tutela della risorsa, primo obiettivo, e la tutela delle imprese, che forse questa impostazione di fermo, ormai datata con i suoi quasi 30 anni, non riesce a avere. Se le flotte dell’Adriatico tornano tutte in mare continua invece il blocco con i citati sistemi di pesca a traino per lo Ionio ed il mare Tirreno nelle fascia continentale (da Brindisi a Imperia) fino al 2 ottobre. Infine - conclude la Coldiretti - nelle regioni insulari Sardegna e Sicilia l'interruzione ha durata di almeno trenta giorni ma e' disposta con provvedimento regionali autonomi.
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