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Il semaforo inglese sugli alimenti torna sul banco degli imputati
A causa di una perdita di quota di mercato per diversi prodotti tricolori, l'Italia si allea con altri Paesi e chiede a Bruxelles di risolvere il problema legato alla permanenza dell'Inghilterra nell'Unione
Roma- Era finito quasi nel dimenticatoio ed oggi è fermo nelle stanze dei bottoni di Bruxelles, ma ora i danni economici di vendita di alcuni prodotti agroalimentari, non solo italiani, hanno riportato alla ribalta il dossier sull'etichetta a 'semaforo' sui prodotti alimentari voluta dall’Inghilterra.D’altra parte il sistema inglese, adottato dal 98% della grande distribuzione in Gran Bretagna, su una serie di prodotti, con e senza il bollino 'incriminato' di colore rosso, giallo o verde secondo il contenuto di grassi, grassi saturi, sale o zuccheri, ha prodotto una perdita di quota di mercato per molti prodotti comprovata da una recente indagine Nomisma che ha valutato l'impatto fra il 2013 e il 2015.
Venendo ai numeri l’analisi dimostra, ad esempio, che il Parmigiano Reggiano pre-porzionato etichettato a 'semaforo', in due anni ha avuto una perdita di quota di mercato del 7% in valore e del 13% in volume, il prosciutto di Parma rispettivamente del 17% e del 14% e il formaggio brie francese dell'8% in entrambi i casi. La necessita di trovare una soluzione è dunque sempre più sentita. In questi giorni infatti l'Italia e altri sei Paesi (Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Romania e Slovenia), hanno chiesto di rimetterla in agenda al Consiglio agricoltura di lunedi' prossimo, 14 marzo. L’istanza è sostenuta da "recenti indagini che hanno mostrato che l'attuazione di questo sistema sta penalizzando in maniera ingiustificata diversi prodotti di qualita', perche' i consumatori stanno cambiando le loro abitudini di consumo".
I Paesi interessati hanno quindi chiesto alla Commissione europea di fare il punto della situazione, in vista della relazione che sottoporrà nel 2017 sull'uso di etichette addizionali, per verificare la loro conformita' alle regole del mercato interno. Ad oggi il dossier e' di fatto 'congelato' da parte dell'esecutivo Ue, fino al referendum di giugno sulla permanenza della Gran Bretagna nell’Unione.
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