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Irpinia, un nuovo Chianti è possibile

L'area campana cresce economicamente e si candida ad essere meta turistica di livello con 40 castelli e 150 cantine del vino. L'export cresce del 25% rispetto al 2014. I dati economici sono stati presentati all'Esposizione Universale

Milano-  I numeri per centrare l’obiettivo ci sono tutti. E la voglia di tagliare il traguardo con successo non manca.   Insomma l’Irpinia, senza ombra di dubbio, può diventare un vero e proprio “case history” italiano con il risultato di essere la capofila del riscatto del Sud Italia. Di questo è convinto ed è ben consapevole  il presidente della Camera di Commercio di Avellino,  Costantino Capone, che dopo aver capitanato nell’ultimo tempo una politica di autonomia rispetto alla Regione Campania nelle manifestazioni pubbliche come Vinitaly, ora ha lanciato una sfida internazionale portando il “prodotto Irpinia” a Expo 2015 allestendo, accanto a Palazzo Italia, “Piazza Irpinia”, un luogo e uno spazio di incontro, dibattito e presentazione delle realtà aziendali e produttive del territorio articolato in 160 eventi fino a tutto il mese di luglio.

Ecco dunque che la scelta della Camera di Commercio è stata confortata e dettata dal trend economico dell’area campana tanto da fare azzardare a Capone, se le condizione socio-economiche continueranno a rimanere tali, un paragone con il blasonato Chianti vista la capacità ricettiva turistica della provincia: 40 castelli e 150 cantine del vino oltre ai numerosi agriturismi, la cui mappa sarà presentata all’Esposizione universale domenica prossima. D’altra parte il paragone non sembra esagerato visto che il Pil della provincia- è stato detto nell'incontro con le aziende a "Piazza Irpinia"- è di  7 miliardi e 1milardo è prodotto dall’export di cui il 30% deriva dall’agroalimentare, in crescita del 25% rispetto al 2014.  Allo stesso tempo le importazioni sul territorio sono cresciute del 25%.  Il quadro  si inserisce invece nel suo insieme in un territorio con 450mila abitanti e un tessuto composto da 50mila aziende con un 50% delle realtà enologiche gestite da donne.  Buona anche la quota di responsabilità aziendale giovanile con un 13%.

L’idea quindi di un nuovo “Yorkshire italiano” è possibile  grazie alla congiuntura economica e al grado di responsabilità istituzionale assunto dagli enti territoriali per promuovere uno sviluppo vincente.  “ La nostra intraprendenza- ha spiegato il presidente- parte infatti dalla considerazione- che non si può sempre aspettare la risoluzione dei problemi dall’ente centrale o regionale, ma è necessario assumersi le proprie responsabilità. E ora il nostro obiettivo- ha aggiunto- è raccontare la capacità dell’impresa e di fare impresa dell’Irpinia anche in una logica del riscatto del Sud giocando sulla possibilità di investimento derivante da fondi europei fino al 2020”.

Gianluca Pacella

 

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in data:16/06/2015

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