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L'agricoltura cede il passo al cemento. Ogni anno persi oltre 9mila ettari di superficie
Legambiente e Inu lanciano l'allarme sul preoccupante consumo di suolo e sui danni causati al settore agroalimentare e al Made in Italy
Roma - Lombardia, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Sardegna ogni anno assistono complessivamente alla cementificazione di circa 10mila ettari di territorio, una superficie grande due volte la città di Brescia. Di questo suolo cancellato, ben 5mila ettari sono ambienti naturali, coperte da vegetazione spontanea. Ma altrettanto grave è anche l'effetto sull'agricoltura.
Il consumo di suolo - segnala il Rapporto 2011 sul Consumo di Suolo (Inu edizioni) presentato oggi a Milano da Legambiente e Inu (Istituto nazionale di urbanistica) - è la perdita di superfici agricole, che si riducono ogni anno di 9.400 ettari tra Emilia Romagna, Lombardia e Friuli Venezia Giulia. Una perdita - si legge in una nota - che equivale alla scomparsa di due medie aziende agricole al giorno, un dato impressionante per un Paese la cui immagine è così fortemente ancorata alla produzione agricola: si tratta - prosegue la nota - di una minaccia incombente sul nostro futuro produttivo, considerando che la filiera alimentare rappresenta il 15% del PIL nazionale e produce esportazioni nell’ordine dei 26 miliardi annui.
Nella sola Lombardia - viene aggiunto - le urbanizzazioni hanno già causato la perdita di un quarto delle superfici agricole produttive, e la costruzione di nuove autostrade, centri commerciali e capannoni non sembra ancora arrestarsi, nonostante la crisi. Eclatanti sono i dati delle province dell’area metropolitana lombarda, dove le superfici urbanizzate hanno già superato in estensione le aree agricole (è il caso di Monza, Varese, Como) o sembrano destinate a farlo entro breve (le province di Lecco e Milano), complici anche le nuove rilevanti previsioni di grandi infrastrutture di trasporto stradale.
Il record assoluto - conclude la nota - spetta alla provincia di Monza e Brianza, con una superficie urbanizzata che supera il 50% del territorio provinciale. Si segnala però che la pressione insediativa non è più limitata all’area milanese: la velocità del consumo di suolo è molto maggiore nei territori della bassa Padana, dove i capannoni sono sempre più protagonisti del paesaggio agricolo.