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L'aumento dell'Iva scontenta le organizzazioni agricole

Per Confagricoltura, Coldiretti e Federalimentare l'innalzamento dell'imposta sul valore aggiunto può avere pesanti ricadute sui consumi del vino e sugli altri prodotti alimentari

Roma - Sale la tensione sull'aumento dell'Iva (Imposta sul valore aggiunto) dal 20 al 21% prevista dalla manovra economica del Governo. Le organizzazioni agricole, in particolare Congagricoltura e Coldiretti hanno manifestato tutto il loro disappunto sulle possibile ricadute sui consumi.

In un contesto nazionale dove i consumi di vino sono in continuo calo, l’aumento dell’Iva al 21 %, previsto dalla manovra economica, potrebbe penalizzare ulteriormente uno dei comparti principali dell’agroalimentare italiano. “Considerato che il valore del mercato del vino è di circa 7.2 miliardi di euro - precisa Confagricoltura - l’impatto dell’aumento dell’Iva di un punto percentuale comporterebbe una maggiore spesa per i consumatori di 70 milioni di euro.”

Confagricoltura ricorda che oggi il consumo procapite è stimato intorno ai 43 litri, contro i 47 del 2007; con una previsione nel 2015 di 40 litri.

Da anni gli operatori del comparto stanno lavorando per modificare la tendenza al ribasso dei consumi interni, ma il contesto normativo spesso non accompagna i loro sforzi. L’impatto delle politiche anti alcol, per esempio, ha portato il 7% degli italiani a sostituire i vini con altre bevande a minor contenuto alcolico.

Negli anni sono moltiplicate le iniziative per favorire il consumo responsabile del vino e per riavvicinare le giovani generazioni ad un prodotto tradizionale, ma al tempo stesso molto versatile.

“I fattori che determinano le tendenze al calo dei consumi sono molteplici – sostiene l’Organizzazione degli imprenditori agricoli -; temiamo che l’incremento dell’IVA vada ad ulteriormente minare gli sforzi che il settore sta facendo per sostenere i consumi interni.”

L’aumento dell’Iva dal 20 per cento al 21 per cento vale poco piu’ di 33 milioni di euro per il vino e gli spumanti che insieme alla birra e ai tartufi - sostiene Coldiretti - figurano tra i principali alimenti e bevande interessati dal provvedimento.  Tra i beni alimentari di largo consumo, l’aumento dell’imposta sul valore aggiunto - sottolinea la Coldiretti - interessa principalmente vino e birra ma anche i tartufi, il propoli, il sughero e la lana. Nel 2011 - conclude la Coldiretti - si stima che il vino realizzerà un fatturato di oltre 8 miliardi di euro dei quali circa la metà sui mercati stranieri.

''Ogni prospettiva di rilancio dei consumi alimentari commenta invece il presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua -  può venire ulteriormente compromessa da questo provvedimento". Il presidente spiega inoltre che l'aumento dell'Iva dal 20 al 21% riguarda circa un terzo dei consumi alimentari in Italia, e portera', secondo le stime dell'associazione confindustriale, a un esborso aggiuntivo per le famiglie italiane di circa 600 milioni di euro. ''Un sacrificio di queste dimensioni - osserva Ferrua - avrebbe almeno dovuto contemplare una riduzione delle imposte dirette sul lavoro e sulle imprese''. Da cinque anni - ricorda Federalimentare - ''i consumi alimentari domestici hanno contraddetto la loro antica caratteristica di rigidezza e anelasticità e hanno perso, in volume, quasi 9 punti percentuali. La stessa, buona dinamica dell'export dell'industria alimentare, che ha segnato un +10% in valuta nel primo semestre dell'anno, non basta a tamponare la flessione del mercato interno. Con al conseguenza che produzione alimentare viaggia quest'anno del tutto piatta (+0,1%)''. In particolare l'aumento dell'Iva - conclude Federalimentare - colpisce alcune fasce di prodotti alimentari di uso quotidiano da parte delle famiglie italiane, come acque minerali, vini e bevande a base di vino, birra, succhi di frutta, limonate, cole e altre bevande gassate, caffè e tè.

in data:07/09/2011

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