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L'energia verde di Tremonti conquista le organizzazioni agricole
La proposta del ministro dell’Economia di un progetto europeo sulle rinnovabili collegato all’emissione di Eurobond incassa il parere favorevole delle categorie professionali
Roma - L'energia verde di Tremonti piace al mondo agricolo. La proposta avanzata nei giorni scorsi dal ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, riguardante un grande progetto europeo sulle rinnovabili (collegato all’emissione di Eurobond) ha trovato infatti il pollice in su delle organizzazioni agricole. L'unica cosa che è richiesta è quella di valorizzare le potenzialità di ciascun Paese.
E' quanto emerso nelle dichiarazioni rilasciate dalle organizzazioni professionali (Coldiretti, Confagricoltura, Cia, Copagri, Unima e Confai) maggiormente rappresentative del settore primario, in vista di Bioenergy Expo, il salone di Veronafiere dedicato alle rinnovabili agricole e in programma dal 4 al 6 maggio prossimi, in concomitanza con Solarexpo.
L’agricoltura, d’altronde, è in prima fila fra gli attori in grado di produrre energia verde, sia elettrica che termica, grazie ad una rete di oltre 2.500 imprese agricole. In base ai dati di Coldiretti e Ceta (anno 2009), il contributo al bilancio energetico delle rinnovabili agricole è pari al 2,2 per cento, ma in costante aumento. Tanto che il contributo al raggiungimento dei parametri imposti dalla Direttiva europea nota come 20-20-20 dovrebbe superare per le fonti esclusivamente agricole il 3 per cento.
Per le organizzazioni sindacali agricole un tassello imprescindibile riguarda la pianificazione e il sostegno agli investimenti, tramite tariffe incentivanti. Con l’accortezza di trovare un equilibrio tale da non far gravare in maniera eccessiva lo sviluppo delle rinnovabili sulle tasche degli italiani, ma allo stesso tempo di garantire adeguati contributi a medio-lungo termine per le imprese che intendono investire sulle agro-energie.
Fra i suggerimenti avanzati dal mondo agricolo, in prima fila la lotta alla burocrazia, che troppo spesso rallenta - quando non disincentiva - gli investimenti in un settore che deve comunque rimanere di supporto alla produzione agricola tradizionale ed orientata verso food e feed.
Per non innescare speculazioni sui terreni e infiammare alcuni mercati (come i cereali), il mondo agricolo sembra orientarsi nella valorizzazione di biomasse passive, ottenute da sottoprodotti e scarti di natura agricola ed agroalimentare, ma anche programmando rotazioni colturali ed investendo su aree incolte, mini-idro, fotovoltaico e solare (sui tetti e non sui terreni).
Da risolvere, inoltre, le difficoltà di collegamento alla rete. Magari favorendo il più possibile progetti di filiera corta e di autoconsumo aziendale, accanto a progetti più strutturati come i distretti agroenergetici.