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L'olio tunisino supera l'ultimo ostacolo. L'Ue dà l'ok all'aumento delle importazioni

La decisione, passata sotto il concetto solidaristico, è relativa a 35 mila tonnellate di olio per due anni, che si aggiungono al contingente tariffario annuale pari a 56.700 all'anno

Roma-  Alla fine la Tunisia supera anche l’ultimo ostacolo ed entra nel mercato europeo con il suo olio. Dopo il regolare iter burocratico la misura sull’aumento delle importazioni senza dazi di olio tunisino per i prossimi due anni è stata approvata dalla plenaria del Parlamento europeo. La decisione, passata sotto il concetto solidaristico,  è relativa a 35 mila tonnellate di olio per il 2016 e 2017, che si aggiungono al contingente tariffario annuale pari a 56.700 all'anno.

La relatrice dell'Europarlamento per il provvedimento, la liberale francese Marielle de Sarnez ha detto che "il nuovo attentato di tre giorni fa in Tunisia ha dimostrato ancora una volta che dobbiamo agire concretamente per sostenere il sviluppo economico in Tunisia e nel Maghreb. Il settore oleicolo tunisino- ha spiegato nel merito-  da' indirettamente lavoro a oltre un milione di persone, e rappresenta un quinto dell'occupazione totale tunisina nel settore agricolo". Secondo l'eurodeputata liberale, ancora, "queste misure temporanee non avranno impatto sul volume totale di olio d'oliva tunisino esportato verso l'Unione".

Fronte unico in Italia contro la decisione presa. Tra i primi a dichiararsi contrari Unaprol. Gli olivicoltori- commenta il presidente Consorzio olivicolo Davide Granieri-  pagano ancora una volta per un accordo che nessuno voleva, ma che l’Europa ha voluto a tutti i costi. Oltre 35.000 tonnellate in più di olio tunisino a dazio zero non risolvono i problemi del popolo tunisino, ma aggravano la già pesante situazione degli olivicoltori italiani"

Dello stesso avviso Coldiretti. E un errore- dice il presidente Roberto Moncalvo-  l'accesso temporaneo supplementare sul mercato dell'Unione di 35mila tonnellate di olio d'oliva tunisino a dazio zero, per il 2016 e 2017. il nuovo contingente agevolato secondo la Coldiretti va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall'accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano. “Il rischio concreto in un anno importante per la ripresa dell’olivicoltura nazionale è il moltiplicarsi di frodi, con gli oli di oliva importati che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri, a danno dei produttori italiani e dei consumatori” continua Moncalvo.  Diventa dunque ancora più urgente - continua Moncalvo - arrivare all’attuazione completa delle norme già varate con la legge salva olio “Mongiello”, la n. 9 del 2013, dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata.

Dopo il passaggio del Coreper -spiega il coordinamento tra Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari- e la successiva calendarizzazione d’urgenza del provvedimento al Parlamento Ue, non possiamo non manifestare il nostro malcontento. Nonostante le migliorie introdotte in prima lettura sotto la spinta degli eurodeputati italiani, che prevedono il limite temporale della misura e garantiscono l’origine dell’olio importato, le aspettative che avevamo nutrito sul successivo passaggio in Consiglio sono state disattese. Appare a questo punto- incalazano le organizzazioni-  opportuno alzare il livello di attenzione nell'attività di controllo per contrastare possibili contraffazioni e far emergere il vero prodotto italiano. Pur consapevoli dell’importanza degli obiettivi di solidarietà dell’Europa nei confronti dei Paesi terzi in difficoltà, soprattutto in una delicata fase geopolitica come quella attuale -evidenzia ancora Agrinsieme- crediamo che non si possa sempre penalizzare l’agricoltura e in particolare le produzioni mediterranee.

Adesso non è il momento di abbassare la guardia ma, piuttosto, di valutare gli ultimi ed eventuali spazi che ancora sussistono per introdurre quantomeno l’emendamento della Comagri che prevedeva le licenze mensili, anche accogliendo gli spazi che la Mogherini sembra abbia lasciato aperti. In tal senso -conclude Agrinsieme- la fase gestionale del contingente e la revisione intermedia dell’articolo 6 rappresentano l’ultima opportunità che il Governo non deve farsi sfuggire.

 

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