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Filiera Corta

L'origine in etichetta è legge

Approvate in via definitiva dalla commissione Agricoltura della Camera dei Deputati le norme che regolano la materia

Roma - Da adesso in poi tutti i prodotti alimentari dovranno riportare l’origine in etichetta. E’ infatti passata in via definitiva alla commissione Agricoltura della Camera dei deputati, in sede legislativa,  la legge sull’etichettatura d’origine. Ora, però, per la sua operatività, bisognerà attendere i decreti attuativi e il parere dell'Unione europea.

Il testo di legge composto da 7 articoli ha nell'art. 4 il cuore pulsante del provvedimento visto che disciplina ''l'etichettatura dei prodotti alimentari'' con l'obbligo di ''riportare nell'etichettatura l'indicazione del luogo di origine o di provenienza e l'eventuale utilizzazione di ingredienti in cui vi sia presenza di ogm in qualunque fase della catena alimentare'' per i prodotti alimentari ''trasformati, parzialmente trasformati o non trasformati''. Ai decreti attuativi interministeriali il compito invece di ''definire i prodotti soggetti all'obbligo''.

Il testo di legge prevede inoltre il rafforzamento del sistema sanzionatorio e di salvaguardia delle produzioni a denominazione protetta (art.2), delle produzioni italiane (art. 3) , di quelle per la produzione e il commercio dei mangimi (art.6) che arriva a prevedere sanzioni amministrative fino a 66.000 euro ''salvo che il fatto costituisca reato''.

La legge è inoltre in linea con gli orientamenti della Commissione e rappresenta- si legge in una nota -  il punto più avanzato di tutela del diritto di scelta del consumatore. La legge è la giusta sintesi tra il principio comunitario della libera circolazione delle merci in ambito U.E. e la tutela del cittadino-consumatore.
A questo va aggiunto che la legge 204 del 2004 (la precedente normativa in materia) fu censurata dalla Commissione Europea perché - chiarisce il ministero -  conteneva l’obbligo immediato di indicazione in etichetta dell’origine della materia prima agricola per tutti i prodotti.
Con la legge è inoltre stato affermato - si precisa -  il principio di ordine generale in linea con gli orientamenti comunitari.  Successivamente saranno individuate filiera per filiera (prodotto per prodotto) le regole da trasmettere alla Commissione Europea (ad esempio per il formaggio, pomodoro, ecc.).
La Commissione avrà tre mesi di tempo per l’esame del provvedimento e per dare l’autorizzazione.

“Finalmente - ha detto il ministro per le Politiche agricole Giancarlo Galan -  l’obbligo di riportare nell’etichetta anche l’indicazione del luogo di origine o di provenienza dei prodotti agroalimentari è legge. Questo importante passo verso la completa e chiara informazione dei consumatori sui prodotti che comprano e consumano spero possa essere un deciso segnale all’Europa in direzione della vera tracciabilità dei prodotti alimentari.

Da oggi - ha continuato -  gli italiani potranno comprare prodotti ancora più sicuri, perché sapranno sempre da dove provengono. E’ finita l’era del falso Made in Italy agroalimentare che danneggia i nostri prodotti tipici e tradizionali.

Mi auguro - ha incalzato -  che l’Europa prenda atto della necessità di tutelare i consumatori con informazioni chiare e trasparenti. I recenti e ripetuti allarmi relativi alla diossina in Germania, ma non solo, ci confermano la necessità di rassicurare per davvero i cittadini che vogliono sapere cosa mangiano e quindi la provenienza degli ingredienti utilizzati. Un consumatore informato non ha paura di comprare e non cede alle “Cassandre” che spesso causano danni incalcolabili alle produzioni di qualità italiane.

Ringrazio - ha concluso -  per questo importante risultato, di cui vado orgoglioso, i parlamentari di maggioranza e di opposizione ed i Presidenti delle Commissioni Agricoltura di Senato e Camera Paolo Scarpa Bonazza Buora e Paolo Russo: la loro determinazione ed il loro impegno ci hanno regalato una legge all’avanguardia che spero potrà essere d’esempio in Europa. Il nostro lavoro, infatti, non è finito e dovrà proseguire a Bruxelles. Come dimostrano i fatti, anche i risultati più ambiziosi possono essere raggiunti con serietà e determinazione”.

Soddisfazione per l’ok è  stata espressa in maniera ufficiale dalle organizzazioni di categoria  e da feste di piazza come quella degli agricoltori della Coldiretti a Piazza Montecitorio a Roma che hanno confezionatato una salsiccia lunga oltre oltre cento metri.

LE REAZIONI DEL MONDO AGRICOLO

Tra le prime a manifestare la propria soddisfazione è Coldiretti. Circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati, per un valore di 51 miliardi di euro di fatturato, deriva - commenta l'organizzazione -  da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy, in quanto la legislazione, sino ad oggi, lo consentiva, nonostante in realtà esse potessero provenire da qualsiasi punto del pianeta.

Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano - riferisce la Coldiretti - due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere.
L’approvazione della legge pone fine ad un grave inganno nei confronti dei produttori italiani e dei consumatori che attribuiscono grande importanza alla provenienza degli alimenti: per quasi un italiano su quattro (23 per cento) il cibo italiano dal campo alla tavola vale almeno il doppio con due italiani su tre (65 per cento) che sono disponibili a pagare dal 10 per cento in su, secondo l’indagine Coldiretti-Swg. La fiducia nel Made in Italy rispetto al prodotto straniero è del 91 per cento per gli alimenti, del 66 per cento per i vestiti, del 55 per cento nei mobili, del 49 per cento per la cosmetica, del 39 per gli utensili, del 26 per auto e motorini e del 18 per l’elettronica e cresce nel 2010 in tutti i settori. La superiorità del Made in Italy alimentare è attribuita al rispetto di leggi più severe, alla bontà e freschezza e alla garanzia di maggiori controlli.
La fiducia accordata alle produzioni agricole italiane è giustificata dal primato nei controlli con oltre un milione tra le verifiche e le ispezioni effettuate sul Made in Italy alimentare nel 2010, secondo il Presidente della Coldiretti Sergio Marini. Tra Agenzie delle Dogane, Nas dei Carabinieri, Istituto Controllo Qualità, Capitanerie di Porto, Corpo Forestale e Carabinieri delle Politiche Agricole, Asl, ai quali si è aggiunta l’attività degli organismi privati, sono stati effettuati nel 2010 - secondo la Coldiretti - oltre un milione di controlli sul Made in Italy, a garanzia delle imprese e dei consumatori.

Una garanzia che - precisa la Coldiretti - ha consentito di far conquistare nel 2010 il primato nella sanità e nella sicurezza alimentare, con un record del 99 per cento di campioni regolari di frutta, verdura, vino e olio, con residui chimici al di sotto dei limiti di legge. Nel nostro Paese si trova un terzo delle imprese biologiche europee e un quarto della superficie bio dell'Unione, superando il milione di ettari. L’agricoltura italiana vanta inoltre la leadership nei prodotti tipici con 214 prodotti a denominazione o indicazione di origine protetta riconosciuti dall'Unione Europea, senza contare le 4511 specialità tradizionali censite dalle regioni. Ma il Made in Italy a tavola è anche - conclude Coldiretti - l’emblema nel mondo della dieta mediterranea che è stata riconosciuta dall’Unesco anche per il modello nutrizionale ormai universalmente riconosciuto fondamentale ai fini del mantenimento di una buona salute e che si fonda su una alimentazione basata su prodotti locali, stagionali, freschi di cui l’Italia è particolarmente ricca.

Sulla stessa lunghezza d’onda è la Confagricoltura.

Ringraziamo il Parlamento ed il ministro Galan – commenta l’organizzazione agricola - per l’impegno dimostrato per l’approvazione della legge sull’etichettatura; saranno importanti ora i decreti interministeriali applicativi a cui sono state demandate le modalità ed i criteri per l’indicazione dell’origine, e che dovrà definire anche l’elenco dei prodotti da sottoporre all’etichettatura»..
Occorre poi - aggiunge l’Organizzazione degli imprenditori agricoli - maggiore chiarezza sui possibili effetti del provvedimento quanto al concetto di “prevalenza” della materia prima, la cui definizione è pure demandata ai successivi decreti”. Un elemento che, paradossalmente, potrebbe, a certe condizioni, aumentare la confusione del consumatore anziché diminuirla».
Al di là della legge - che ora andrà armonizzata con la normativa in gestazione a Bruxelles - va sottolineato – conclude Confagricoltura - al consumatore che a livello europeo esiste da anni un “sistema di allerta rapido” per fronteggiare le emergenze come quella della diossina in Germania. Nasce con il regolamento comunitario 178/2002 e tra le principali innovazioni introduce l’obbligo per l’industria alimentare e dei mangimi della rintracciabilità degli alimenti durante tutte le fasi della filiera, “dalla terra alla tavola”. Una misura atta a permettere, in caso di emergenza, il ritiro dal mercato di tutti i lotti specifici a rischio. Insomma gli alimenti in vendita sono controllati, le eventuali anomalie possono essere immediatamente individuate. Il consumatore è garantito, non vede con i propri occhi la rete di sicurezza ma sa, dovrebbe sapere, che c’è.

Sullo stesso tenore è anche il commento di Maurizio Gardini, presidente di Fedagri-Confcooperative.  Un provvedimento importante – dice il presidente - al quale però dovrebbero seguire accordi europei altrettanto validi. È fondamentale, sia per i produttori che per i consumatori, che si arrivi ad un approccio armonizzato, a livello comunitario”. “L’Italia - continua Gardini - deve farsi valere in Europa perché su questo tema è la nazione che ha più interessi da difendere. Non possiamo continuare a far finta di operare solo nel mercato nazionale”.

È necessario - aggiunge Gardini- che il Governo e tutte le organizzazioni di rappresentanza facciano pressione sulle istituzioni europee affinché si ottengano provvedimenti normativi che impongano l’obbligatorietà dell’indicazione di origine per tutti i prodotti e su tutto il territorio dell’Unione”.
“Ferme restando le norme europee in materia di rintracciabilità e sicurezza alimentare che tutelano già i cittadini comunitari - sostiene Gardini - gli ultimi episodi legati al recente scandalo della diossina, con la contaminazione di carni e uova, dimostrano la necessità di proseguire sulla strada della trasparenza in etichetta al fine di rispettare la volontà del consumatore di essere informato e di compiere scelte consapevoli”.
“I consumatori - ribadisce - pretendono di essere tutelati sul versante sanitario e domandano da tempo, non soltanto in Italia, di essere messi in condizione di scegliere gli alimenti in base non solo ai requisiti qualitativi e nutrizionali ma anche alla provenienza”.
“Da parte nostra - conclude Gardini - non possiamo che esprimere soddisfazione per l’approvazione del provvedimento, che di certo si inserisce in un percorso virtuoso, volto a garantire sia la tutela dei consumatori che quella dei nostri produttori agricoli. Questa legge resta un forte e chiaro messaggio politico che speriamo, con l’approvazione dei prossimi decreti interministeriali, possa divenire anche un’azione concreta a favore delle produzioni made in Italy”.

 

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