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La Cia chiude la stagione del Km0 all'insegna di un export sinergico
Secondo l'organizzazione agricola l'alta reputazione del cibo made in Italy non rende come dovrebbe. Il giro d'affari, per il presidente Scanavino, potrebbe essere di 70 mld contro i 37 attuali. Sinergia con il Gambero Rosso per aggredire i mercati
Roma- I conti non tornano. Il cibo italiano è quotatissimo, gettonatissimo e apprezzatissimo, ma l’Italia è solo il quindicesimo Paese per l’ export. A superare il made in Italy – secondo uno studio Valdani e Vicari- sono gli Stati Uniti, in vetta alla classifica delle esportazioni, Olanda, seconda, Brasile, terzo, Germania, quarta, Francia, quinta. Ma la cosa che sorprende di più è che la penisola è addirittura battuta dal Belgio, che ha un popolazione di 10 milioni di abitanti tanti quanti la Lombardia. Insomma il Belpaese o cambia marcia o l’Italian sounding avrà sempre la meglio sui prodotti tricolori. L’analisi, presentata dalla Cia- Confederazione Agricoltori Italiani- nel quadro di uno studio dei mercati internazionali per l'agroalimentare italiano e sui progetti che la stessa organizzazione agricola sta realizzando per promuovere le eccellenze delle aziende agricole nostrane su nuovi mercati stranieri, non lascia dunque spazio ancora a indecisioni e perplessità. Anzi la Cia chiede di abbandonare la politica del Km0, utile secondo l’organizzazione a vendere solo le eccellenze nostrane nei mercatini rionali, e consiglia di prendere la strada di una seria politica di sinergie per migliorare le nostre esportazioni che potrebbero raggiungere, a parere del presidente Cia Dino Scanavino, i 70 miliardi di euro contro i 37 attuali e il miliardo e mezzo che produce il Km0. Insomma la Cia chiede di rispondere in maniera efficiente ai quattro consumatori stranieri su dieci che giudicano la qualità italiana dei nostri cibi superiore rispetto a quella locale.
Ecco quindi che la Cia, in squadra con Ice (Istituto commercio estero), Gambero Rosso International, Centro Studi Anticontraffazione e Studio Valdani e Vicari, ha buttato giù una strategia mirata per far penetrare al meglio sui mercati esteri i prodotti e le aziende made in Italy nel tentativo di contrastare anche l’Italian sounding che oggi muove 60 miliardi di euro ogni anno. Si partirà quindi nel Nord America, Canada e poi Cina e in Europa nel mercato tedesco, belga e svedese. L’attività di promozione consisterà per il 2016-2017 con promozioni nelle fiere nazionali ed estere, piani di formazione delle imprese agricole associate e lo sviluppo della comunicazione.
Gianluca Pacella
in data:27/09/2016